Fede e cultura
A Bruxelles ha sede il Centre Religieux d’Information et d’Analyse de la Bande Dessinée che il prossimo 22 novembre festeggerà 30 anni di attività. Il gesuita Roland Francart ne è il fondatore e l'”anima”
Il termine “fumetto” chiama in causa una galassia affollatissima di “pianeti”, anche molto diversi tra loro; ma nell’insieme si tratta di un universo particolare in cui… c’è anche Dio. Sì, perché si può raccontare Dio con i fumetti. Ed è dal 1985 che a Bruxelles il Centro religioso d’informazione e di analisi del fumetto (Centre Religieux d’Information et d’Analyse de la Bande Dessinée, Criabd), cerca di “far conoscere la ricchezza del fumetto cristiano a servizio dell’evangelizzazione”. Il Centro è nato dalla passione del gesuita Roland Francart, uno dei maggiori conoscitori del settore: “Mi piace disegnare, ma non sono un artista, e leggo fumetti fin da piccolissimo”, racconta. Francart, insegnante di religione e geografia in pensione, è cresciuto tra i grandi classici belgi come Tintin “eroe nazionale” e Spirou, il suo preferito. “In casa si è sempre parlato molto di fumetti perché anche nostra mamma amava i fumetti, cosa rara – dice – tra le donne”. Per il 30° anniversario del Criabd, grande festa il 22 novembre a Bruxelles (www.criabd.be).
Come le è venuta l’idea di fondare il Criabd?
“Conoscevo le organizzazioni cattoliche internazionali per il cinema e la televisione che esistevano allora (Ocic e Unda), e così ho pensato di far nascere qualcosa di simile anche per la ‘nona arte’, il fumetto. Ho voluto che fosse ecumenico, oltre che internazionale”.
Quali sono le vostre attività?
“Il nostro interesse è rivolto ai fumetti che hanno a tema la Bibbia o la vita dei santi.
Ogni anno cerchiamo i nuovi titoli in questo settore: di solito nel panorama francofono su circa 5mila nuove uscite, di cui 2mila manga, ne troviamo una ventina. Una giuria sceglie il vincitore del ‘Premio Gabriel’, per la buona qualità del tratto e perché la storia raccontata può aiutare nella fede, nella preghiera, incoraggiare il credente o far conoscere il cristianesimo. Nel 2014 abbiamo premiato ‘Poverello’, su Francesco d’Assisi, un romanzo grafico di 600 pagine. Diamo poi il ‘Premio valore umano’, ai lavori che raccontano storie significative: nel 2013, ad esempio, è stato scelto un fumetto sulla vicenda del premio Nobel birmano Aung San Suu Kyi. Il Criabd fa poi un lavoro di promozione dei fumetti cristiani presso le librerie religiose e non solo, anche con la rivista Gabriel”.
In cosa consiste il vostro essere internazionali ed ecumenici?
“Cerchiamo di avere delle antenne in ogni Paese e per quanto le forze lo consentono, cataloghiamo e raccogliamo fumetti presso il Centre de Documentation et de Recherche Religieuses (Cdrr) dell’università di Namur. Nella nostra ricerca incontriamo strisce che raccontano l’islam e il corano, il buddismo, o elementi della tradizione ortodossa come ‘il pellegrino russo’. Nel mondo protestante esistono fumetti molto belli sulla Bibbia”.
Come se la cava oggi il fumetto rispetto a tv, video giochi e chat?
“Certamente se un ragazzo entra in una stanza con la tv accesa e un fumetto sul tavolo, guarderà la tv. Ma se poi salta la corrente elettrica… potrebbe essere attirato dalle immagini sulla carta.
Per i giovani e i bambini è necessario un processo di apprendimento, ma non sono analfabeti in fumetti.
Per gli adulti i fumetti moderni forse non sono di così facile lettura”.
In particolare si riferisce ai manga?
“Il manga, che significa semplicemente ‘fumetto’ in giapponese, è un genere che ha preso piede con Osamu Tezuka, il Walt Disney giapponese, grazie anche al fatto che è stampato su carta di giornale a basso prezzo, leggi e getta, e che spesso i personaggi sono i protagonisti di cartoni televisivi. Esiste però anche il manga cristiano: Kosumi Shinozawa et Hidenori Kumai, sono due giapponesi convertite che con il sostegno della Società biblica giapponese hanno disegnato la Bibbia manga, tradotta in 17 lingue e venduta in milioni di esemplari”.
È un’impressione, o a volte i fumetti cristiani non sono tanto accattivanti?
“Sì, a volte sono un po’ pallidi rispetto al mondo attuale del fumetto, così poco attraenti che si resta scoraggiati.
È spesso un problema di risorse: un buon disegnatore o un buon sceneggiatore va pagato bene.
Però ci sono casi eccellenti come il Don Bosco, disegnato dal belga Jijé nel 1941: non è mai passato di moda, continua a essere edito e a fare del bene. O ancora il recentissimo Poverello di Robin o ancora il Francesco d’Assisi di Dino Battaglia: questi sono grandi disegnatori, anche se non per i più piccoli. Per loro c’è ad esempio il francese Jean-François Kieffer, che ha disegnato molto ed è stato sovente tradotto. Se noi fossimo un’associazione più grande e più ricca potremmo fare più cose!”.