Blitz antiterrorismo

Lo sconcerto del vescovo di Saint-Denis: “Famiglie e bambini hanno visto e sentito l’orrore”

Il vescovo di Saint-Denis, monsignor Pascal Delannoy,  racconta le ore concitate vissute ieri in città durante il blitz delle teste di cuoio contro il covo dei terroristi.: “Ci vorrà del tempo prima che le persone possano riprendersi dagli avvenimenti”. Saint-Denis è la città più multietnica nella banlieue nord di Parigi, con 100mila abitanti di 90 nazionalità diverse

Si trovava qui a Saint-Denis in rue du Corbillon 8, a pochi passi dalla cattedrale, il covo dei jihadisti che hanno messo a ferro e fuoco Parigi e la Francia. Il blitz delle teste di cuoio è scattato mercoledì verso le 4 e 25 di mattina ed è durato per tutta la mattinata. Siamo in una delle zone nell’Ile-de-France più multietniche: qui vivono musulmani e musulmane velate, ma anche ebrei con la kippah, cristiani e protestanti. Monsignor Pascal Delannoy è vescovo di questa diocesi che si trova nell’Île-de-France.

Eccellenza, ci racconti cosa è successo a Saint-Denis?
“Ci vorrà del tempo prima che le persone possano riprendersi dagli avvenimenti che sono accaduti nelle primissime ore del giorno e per tutta la mattinata di mercoledì. Tutti sono stati obbligati a rimanere in casa. Si sono sentiti spari ed esplosioni e tutto avveniva senza capire esattamente cosa stava succedendo. Si avevano pochissime informazioni. Si è quindi vissuto tutto con una profonda angoscia. Penso soprattutto alle famiglie e ai bambini che hanno visto e sentito tutto. Spero veramente che nei prossimi giorni tutti possano trovare la forza e il coraggio di saper condividere e raccontare ciò che hanno provato perché la cosa peggiore sarebbe quella di non esprimersi e chiudersi nel più profondo, senza fare un lavoro interiore di elaborazione. Lavoro interiore che è estremamente importante perché si possa riprendere un cammino di normalità e di pacificazione”.

Ci può descrivere Saint-Denis?
“Saint-Denis è la prima città del dipartimento della ‘Seine-Saint-Denis’. Ha più di 100mila abitanti. E’ dunque una città molto grande, dove si contano più di 90 nazionalità. Pertanto si tratta di una città multiculturale e al tempo stesso multireligiosa: sono presenti cristiani, ebrei e musulmani con le loro chiese, le loro sinagoghe e le loro moschee e sale di preghiera”.

Fino a mercoledì come era la convivenza?
“Davvero possiamo dire che qui a Saint-Denis la relazione tra le persone pur appartenenti a comunità diverse è quotidiana. La gente abita l’una a fianco dell’altra, frequenta le stesse associazioni sportive, i loro figli vanno nelle stesse scuole. C’è quindi una prossimità che si vive tutti i giorni. Anche noi, come chiesa cristiana, cerchiamo da sempre di vivere in dialogo con tutti quelli che lo desiderano. Un dialogo con i musulmani e anche con la comunità ebraica. Sabato scorso, per esempio, ho partecipato nella sinagoga presente in diocesi a una celebrazione sui 50 anni di Nostra Aetate”.

Eppure proprio qui, a Saint-Denis, viveva il gruppo jihadista responsabile degli attentati di Parigi. Che reazione ha avuto quando lo ha saputo?
“E’ effettivamente scioccante.  Il blitz è avvenuto in una strada molto frequentata. E’ una strada pedonale che va dalla stazione fino alla Basilica cattedrale. Ogni giorno migliaia di persone la attraversano e io stesso ci passo tantissime volte per andare in cattedrale. E’ dunque scioccante scoprire che la violenza estrema è  presente in un luogo che fa parte della nostra vita e del nostro quotidiano. E’ scioccante e genera oggi un sentimento di sfiducia e diffidenza.

Occorre allora rispondere alla domanda: come creare o ricreare un clima di fiducia nelle persone nei prossimi giorni e settimane?

E’ evidente che il pericolo sarebbe farci vincere dalla paura.E la paura paralizza”.

Papa Francesco ha detto: “Anche oggi Gesù piange”.
“Anche io ho usato questa espressione alla messa celebrata in cattedrale. E’ il commento alla pagina del Vangelo in cui Gesù piange su Gerusalemme. Ho detto che anche noi davanti a questi avvenimenti abbiamo sentito forte il bisogno di piangere, di piangere insieme a tutti quelli che lo vorranno fare, in spirito di fraternità e di solidarietà. Siamo atterriti da questi atti di violenza estrema di cui siamo stati testimoni . Ma come dicevo durante la Messa, in questi avvenimenti tragici, Dio non ci abbandona. Continua a venirci a visitare, a incontrarci perché siamo poi noi a portare la sua pace nel mondo”.