Gran Bretagna
Dal Congresso mondiale sull’educazione cattolica in Vaticano, la voce di Anne Moran, prorettore della St Mary’s University di Londra. L’esortazione a non lasciarsi condizionare dal timore di nuovi attentati, a dieci anni da quelli del 2005, e l’impegno per il dialogo tra le culture e il mantenimento dell’identità
Si conclude oggi, 21 novembre, con l’udienza con Papa Francesco in Vaticano, il Congresso mondiale sull’educazione cattolica “Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova”, promosso dalla Congregazione per l’educazione cattolica nel 50° della Dichiarazione conciliare “Gravissimum educationis” e nel 25° della Costituzione apostolica “Ex corde Ecclesiae”. Il Congresso (Educatt2015) ha visto la partecipazione di oltre 2500 invitati tra rettori e docenti di università, e dirigenti delle scuole cattoliche. Con Anne Moran, pro-vice-chancellor alle Relazioni internazionali della St Mary’s University di Twickenham, Londra, presso la quale insegna Scienze dell’educazione, abbiamo parlato degli scenari e delle sfide per l’educazione cattolica, partendo dagli attentati di Parigi.
Che impatto hanno avuto sulla popolazione di Londra gli attentati di Parigi, con il ricordo di quello che l’ha colpita dieci anni fa e con la vostra città indicata come prossima meta insieme a Roma e a Washington? Che atmosfera si respira?
“Non ci può essere alcuna giustificazione per gli attacchi terroristici.
Non dobbiamo lasciarci impaurire da questi attentati, e dobbiamo continuare a lavorare per costruire la pace e riaffermare il valore della persona umana.
Quando ci si occupa di fondamentalismo e ci si confronta con esso, è indispensabile lasciarsi guidare da un approccio fondato sui valori. Si tratta del rispetto e della promozione della tolleranza tra culture e religioni diverse, e del dialogo interreligioso ed ecumenico”.
La St Mary’s University è un modello per la formazione di studenti e futuri insegnanti di scuole cattoliche ma anche di scuole di altre confessioni. Alla luce di questi tragici eventi, che ruolo di “antidoto” al fondamentalismo può giocare un’istituzione culturale cattolica?
“Alla St Mary’s viene data una specifica enfasi all’affermazione e alla promozione delle diverse culture e religioni, e all’incoraggiamento del dialogo tra fede e ragione. Questo permette di vedere in profondità come fede e ragione offrano una testimonianza armoniosa di unità della verità.
Stiamo giocando un ruolo importante, in quanto siamo una delle poche università cattoliche mondiali a portare come segno distintivo il fatto di essere un’università cattolica e, al tempo stesso, un’università statale.
In quanto ateneo cattolico, ci concentriamo sul rafforzamento della comunità educativa nello spirito dell’inclusione sociale. I nostri specifici principi e valori ci permettono di distinguerci, e quando si tratta di scegliere un’università vengono sempre riconosciuti come più importanti rispetto ai punteggi dei ranking. Alla St Mary’s le iscrizioni sono cresciute del 10% negli ultimi due anni, in un momento in cui la maggioranza delle università ha invece registrato un calo delle iscrizioni. La nostra filosofia è mettere al primo posto la dignità e il valore della persona umana: questo è il principio guida di ogni nostra azione”.
Quali sono le principali sfide per l’educazione cattolica in Gran Bretagna?
“Le sfide continue, ma non insormontabili, che le università cattoliche in Gran Bretagna devono affrontare sono quelle dell’identità e del perseguimento di un approccio olistico all’educazione e alla fede. Tuttavia, vi sono anche altre sfide sociali più ampie, alcune delle quali più difficili da interpretare. Tra queste, l’ascesa del secolarismo, l’aumento dei cattolici non praticanti, e il diverso modo in cui il mondo concepisce il lavoro e la vocazione. L’insegnamento, ad esempio, non è semplicemente una carriera. È una vocazione che, ben al di là del lavoro, richiede un’identità”.