Una Chiesa al femminile

Polonia: più donne che uomini in parrocchia. Ma sulle verità di fede si addensano le nuvole

Un rapporto dell’Istituto di statistica della Chiesa cattolica rilegge la realtà religiosa del Paese confrontando dati su maschi e femmine. Aumenta, nel complesso, la percentuale di cattolici attivi nella pastorale, ma anche quella dei “dubbiosi” su alcuni punti fermi del Catechismo e sugli insegnamenti relativi a vita e famiglia

“Le donne in Polonia, nonostante stiano cambiando i loro ruoli nella società, sono più devote degli uomini”: l’osservazione è di don Wojciech Sadlon, direttore dell’Istituto di statistica della Chiesa cattolica polacca, che ha realizzato uno studio con analisi comparative riguardanti le pratiche religiose, la partecipazione alla vita ecclesiale e l’impegno nelle comunità stesse. Sadlon parte dalle cifre per sostenere che i risultati confermerebbero “le differenze antropologiche tra maschi e femmine”. Si dice inoltre convinto che “le donne vivono con una maggiore facilità” la vita di fede.

 

La devozione femminile non cala. “La donna è più aperta alle relazioni, all’esperienza religiosa e quindi a una viva relazione con Dio”, afferma don Sadlon, rilevando che “il confronto tra le diocesi polacche più religiose e quelle che lo sono di meno”, almeno stando ai numeri e alla partecipazione alle funzioni, “indica che gli uomini, per andare in chiesa, hanno bisogno di uno stimolo supplementare, mentre nel caso delle donne la motivazione che scaturisce dalla stessa esperienza religiosa sembra essere sufficiente”. Contrariamente a quanto osservato negli Stati Uniti, in Polonia negli ultimi anni la devozione fra le donne “non cala al ritmo di quella degli uomini”. Come auspica il sacerdote-ricercatore, “questo deve alimentare la speranza di poter mantenere il ruolo fondamentale delle donne nella trasmissione della fede nelle famiglie” e verso le giovani generazioni.

 

Famiglia, matrimonio, aborto. I dati del rapporto stilato dal servizio statistico della Chiesa polacca sono inequivocabili. Il 26% delle donne (quasi il doppio degli uomini) dichiara di essere “profondamente credente” e solo l’1,1% (il 5% degli uomini) si definisce atea.

Più donne che uomini riconoscono le fondamentali verità della fede come la natura divina di Gesù

(90% delle donne contro 81% degli uomini), o la vita eterna (75% delle donne contro 61% degli uomini). Quasi l’80% delle donne (contro il 65% degli uomini) indica correttamente i sacramenti. Sempre più donne si dichiarano a favore della indissolubilità del matrimonio (ma sono il 45% del totale, dunque meno della metà), sostenuta invece da poco più del 40% degli uomini. Il 69% delle donne (e il 59% degli uomini) è contraria all’aborto: altro dato che nel complesso fa riflettere. La fede è “importante” per il 48% delle donne e solo per il 38% degli uomini e da sicurezza a oltre il 34% delle donne (24% degli uomini). La differenza forse maggiore si registra nella risposta alla domanda relativa all’esperienza della vicinanza di Dio, condivisa dal 53% delle donne e solo dal 38% degli uomini.

 

Stereotipi abbattuti. Secondo Alina Petrowa, membro del Consiglio per la pastorale femminile dell’episcopato polacco, i dati statistici elaborati in chiave maschile/femminile per la prima volta nella storia della Chiesa in Polonia “abbattono certi stereotipi”, perché se nella Chiesa le donne sono numericamente più degli uomini, ciò significa che “la Chiesa è lo spazio con il quale le donne si identificano più facilmente considerandolo casa propria”. Per le donne polacche, afferma Petrowa, “la Chiesa costituisce sia il luogo di crescita spirituale verso la santità” (data l’elevata partecipazione alle pratiche religiose e ai sacramenti) che “un luogo di creatività e di sviluppo personale”, essendo anche “uno spazio di libertà”. Infatti, molte più donne, rispetto agli uomini, aderiscono ai gruppi di preghiera e di formazione, e fanno parte di organizzazioni a carattere caritativo o dei Consigli parrocchiali.

 

La dignità di essere madri. I dati Eurostat relativi alla Polonia indicano peraltro che le donne sono più istruite degli uomini (ad esempio ci sono più laureate di laureati). Oggi però, come osserva Teresa Kapela, del Consiglio per la pastorale femminile, “il valore di una donna viene definito esclusivamente in base alle competenze professionali”. “Alle donne viene negata la dignità di essere madri”, denuncia Kapela, criticando la situazione attuale in cui “in pratica la maternità è diventata un problema individuale di ciascuna donna”, visto che “solo il 50% delle madri gode di una relativa sicurezza economica, mentre solamente il 30% usufruisce di un qualche aiuto da parte dello Stato”.

 

Cresce l’impegno in parrocchia. Monika Przybysz, docente all’Università cattolica “Stefan Wyszynski” a Varsavia, interpretando lo studio in una prospettiva più generale, osserva che “il dato più importante del rapporto è quello che indica una costante crescita, dal 1998, del numero delle persone impegnate nelle comunità e organismi parrocchiali”.

Oggi in Polonia i laici impegnati nelle strutture ecclesiali sono quasi 3 milioni.

“Questo ribalta lo stereotipo che sempre più persone lascino la Chiesa”, afferma Przybysz, sottolineando l’importanza del dato nel contesto della crisi demografica e dei milioni di polacchi emigrati all’estero.