L'intervista
Parla il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo emerito di San Paolo, a Parigi per la conferenza internazionale sul clima. Ai Capi di Stato e di governo porta la voce della Chiesa cattolica e chiede un impegno serio per salvare la terra. “Siamo in ritardo – dice – è questo il momento in cui si devono prendere delle decisioni vincolanti”
Il tempo è scaduto. Il pianeta sta male e a pagare il prezzo più alto di inondazioni, desertificazione e cambiamento climatico sono i poveri e le popolazioni più vulnerabili della Terra. È arrivato il momento di agire. È venuto qui a Parigi per lanciare questo messaggio il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo emerito di San Paolo e presidente della Rete ecclesiale pan-amazzonica (Repam). Sono arrivati a Parigi i 150 capi di Stato e di governo ed esperti di 190 paesi del mondo. Dal 30 novembre all’11 dicembre hanno 15 giorni di tempo per mettere a punto un programma audace in grado di contenere l’aumento climatico che minaccia le nostre società e le nostre economie. La sfida è alta. “La questione del clima – sottolinea però il cardinale Hummes – è una questione fondamentale e decisiva ormai da tanto tempo. Siamo in ritardo e il Papa dice che è questo il momento in cui si devono prendere delle decisioni vincolanti. Il tempo passa e il cambiamento climatico sta bussando alle nostre coscienze”.
“Se non si cambia, sarà una catastrofe e il conto sarà pagato dai poveri”.
“Le conseguenze del cambiamento climatico – dice Hummes – ricadono in maniera molto forte soprattutto sulle popolazioni più vulnerabili. Si pensi per esempio alla questione dell’acqua che sarà sempre meno disponibile. O alla questione della terra che si desertifica per cui ci sarà sempre meno terra da coltivare. La relazione tra la devastazione del pianeta e la povertà è stata molto ben messa in evidenza nella Laudato si’”.
Ma lei veramente pensa che in questi giorni i grandi leader della Terra avranno il coraggio di prendere decisioni vincolanti?
“Noi speriamo di sì. Speriamo veramente che si prendano decisioni vincolanti. C’è il timore che alla fine non sia così. Però io ho la speranza che saranno prese delle decisioni nuove”.
Che cosa glielo fa pensare?
“Innanzitutto perché tutti hanno avuto esperienza diretta dei cambiamenti climatici. Ci sono stati disastri climatici dappertutto, con estati molto caldi, tempeste e inondazioni in tutto il mondo. Ci sono squilibri che hanno raggiunto una intensità estrema.
E’ ormai evidente a tutti che il clima è stremato.
Anche la pubblicazione dell’ Enciclica di Papa Francesco ha aiutato a prendere una coscienza più chiara dei problemi e credo che si sia oggi più disposti a prendere decisioni vincolanti”.
Lei è stato il cardinale che rimarrà nella storia per aver chiesto al Papa appena eletto di non dimenticare i poveri. Sono passati tre anni. Come lo vede Papa Francesco?
“La storia è vera. Sono molto entusiasta di questo papato. Mi impressiona la sua intelligenza, la sua misericordia e soprattutto la voglia di fare le riforme necessarie per la Chiesa e nella Chiesa. E lo sta facendo, promuovendo per esempio una decentralizzazione più grande, invitando la Chiesa ad essere più aperta, più misericordiosa, più missionaria”.
È anche tanto criticato?
“No, non credo. Ci sono persone che criticano ma la critica è importante. Ciò che non si può fare è la divisione”.
È un Papa che divide?
“No, anzi unisce. Unisce! Però lui interpella fortemente e fare una riforma suscita sempre delle critiche. E’ normale che ci siano persone che non sono d’accordo. Ma è una minoranza piccola. Dico anche che lui non è un uomo che divide perché sa quello che fa ed ha delle ragioni forti per farlo. La Chiesa deve essere aggiornata, perché è rimasta un po’ ferma nel tempo. E deve aggiornarsi rapportandosi al mondo di oggi. Non possiamo mantenere una posizione di condanna del mondo. Gesù dice: non sono venuto per condannare. Sono venuto per salvare il mondo. Ma per salvare l’umanità,
la Chiesa deve essere aggiornata. E’ una sfida forte. E’ difficile. Ma la storia cammina e noi dobbiamo camminare con la storia”.