Italia multireligiosa
Gli auguri di buon Natale dei rappresentanti delle comunità ebraiche, musulmane, buddiste e induiste presenti in Italia. Il Lama tibetano Paljin Tulku Rinpoche rivolge un pensiero particolare a Papa Francesco, “affinché la sua opera preziosa di rinnovamento si sviluppi e dia frutto a vantaggio della grande famiglia umana per il bene di tutti gli esseri”.
L’Italia multireligiosa augura ai suoi concittadini cristiani un Buon Natale. “Eid Saeid”, dicono in arabo i musulmani. Gli induisti rivolgono auguri di “luce” mentre i buddisti propongono di accendere una candela nel presepe come invocazione di pace per il mondo. Gli ebrei augurano al dialogo tra le fedi un futuro fecondo nel nostro Paese. Ebrei, musulmani, induisti, buddisti. Abbiamo chiesto a loro quest’anno di fare gli auguri agli italiani. Il primo pensiero si rivolge immediatamente a papa Francesco. Subito dopo la raccomandazione unanime è di vivere il Natale nella sua dimensione di fede.
Rav Joseph Levi, rabbino capo di Firenze, è un uomo di dialogo. Il Natale – precisa subito – “non è una festa ebraica ma gli auguri si possono sempre fare”. “Auguro all’umanità che le religioni possano sempre più intendersi tra di loro. Non c’è dunque altro augurio se non quello che il dialogo vada avanti, che ognuno riesca a capire il lato buono che c’è nell’altro e riscoprire così la volontà di lavorare insieme per il bene dell’umanità”.
L’Imam di Firenze Ezzedine Elzir ricorda le sue origini palestinesi. In Italia gli immigrati di religione musulmana sono circa 1,6 milioni. Il presidente delle comunità islamiche in Italia è di Hebron. “La patria di Gesù – aggiunge subito – è la mia terra”. I cristiani della Terra Santa abbasseranno quest’anno le luci del Natale. “Anche noi – dice Elzir – ricordiamo i nostri fratelli cristiani, in Palestina, in Iraq, in Siria che purtroppo stanno vivendo momenti difficili.
“In questo momento di gioia, il nostro pensiero va a chi sta soffrendo”.
“Anche per i musulmani la nascita miracolosa e benedetta di Gesù è parte integrante della dottrina islamica”, spiega l’imam Yahya Pallavicini, Vice Presidente della Coreis (Comunità Religiosa Islamica) Italiana. Ed aggiunge: “così come viene fatto in alcuni Paesi dell’Asia, anche in Italia, musulmani e cristiani dovrebbero naturalmente scambiarsi gli auguri nel rispetto e nella sensibilità alla grazia di questa santa ricorrenza”. “Auguro – dice allora l’imam – ai fratelli e le sorelle cristiani e a Papa Francesco questa santità della Pace che Gesù trasmette, secondo il Corano, in ogni istante del ciclo della vita. Si tratta della presenza dello Spirito della Pace interiore che risplende anche in tutti segni del mondo manifestato”.
“Una Pace Santa nell’Anno della Misericordia, una occasione per aperture di porte e ponti”.
Anche il pensiero dell’Imam Pallavicini si rivolge al Medio Oriente: “Preghiamo affinché smettano le persecuzioni con falsi pretesti e ogni violenza e violazione della dignità religiosa e tornino a Betlemme e in Medio Oriente le luci della fratellanza e della educazione che unisce e non divide i popoli e le fedi”.
Il Lama Paljin Tulku Rinpoche, un monaco buddista italiano e guida spirituale del Centro studi tibetani Mandala rivolge il suo primo augurio a Papa Francesco, “affinché la sua opera preziosa di rinnovamento si sviluppi e dia frutto a vantaggio della grande famiglia umana per il bene di tutti gli esseri”. “Sono sicuro – aggiunge il lama – che papa Francesco stia facendo un lavoro straordinario. Se lui riesce nel suo intento ne beneficiamo tutti”. “Il Natale – aggiunge Paljin Tulku – è una festa sacra ma diventa viva solo quando chi vi prende parte la rende santa con le parole, i pensieri e le azioni che derivano dalla purezza interiore”. L’Unione buddista italiana stima che i praticanti buddisti italiani siano circa 50mila a cui si possono aggiungere altre 10mila persone che saltuariamente frequentano centri e partecipano ad insegnamenti ed altri 10mila di provenienza extracomunitaria. Per il Natale, il Lama del Centro Mandala ha un suggerimento: “Proporrei ai cristiani un gesto simbolico che i buddisti fanno ogni giorno sui nostri altari domestici che è quello di accendere una candelina davanti al loro presepe con la speranza che la luce possa illuminare la mente e il cuore di chi non vuole la pace e l’amicizia e possa anche portare energia a chi soffre in ogni parte del mondo”.
Due brani tratti da papa Giovanni XXIII e da Bhagavad-Gita, testo sacro degli induisti, per fare gli auguri di Natale ai cristiani quest’anno sul tema della luce. “Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce”. “Egli è la Luce di tutte le luci che brilla dietro tutta l’oscurità”. Così gli induisti quest’anno augurano “buon Natale” ai loro fratelli cristiani. Sono 160mila gli induisti presenti nel nostro Paese, in maggioranza migranti provenienti dall’India. “Per noi induisti – spiega Svamini Hamsananda Ghiri, vice-presidente Unione Induista Italiana – Sanātana Dharma Saṃgha – è fondamentale e naturale condividere le festività degli altri. L’induismo dice che Dio è uno ma i saggi lo chiamano con molti nomi”.