Fede e società
Il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa e la Commissione degli episcopati della Comunità europea, pur nella diversità dei rispettivi ruoli, affrontano i temi della presenza cristiana nel Vecchio Continente, attraversato dalla crisi economica e sociale, dalle migrazioni, dalle sfide della secolarizzazione, dal dialogo tra le fedi religiose
L’esodo biblico dei popoli in fuga dalla violenza o dalla povertà; la promozione della vita, da tutelare in ogni sua fase, con specifiche attenzioni ai diritti di bambini, donne, anziani; la trasmissione del valore pubblico della famiglia; l’attenzione agli emarginati in una società che corre troppo in fretta. E poi ancora il dialogo con le altre confessioni cristiane e tra le fedi religiose, il messaggio delle Beatitudini nell’era di internet, i percorsi vocazionali verso la vita religiosa e il matrimonio, la sottolineatura del ruolo del lavoro, così come la “difesa” della domenica senza lavoro.
Sono innumerevoli i fronti che hanno impegnato gli organismi ecclesiali europei anche nel corso del 2015:
nelle attività svolte da Ccee e Comece si trovano infatti alcuni temi più tipicamente ecclesiali (ad esempio il Sinodo o l’Anno della misericordia e quello dedicato alla vita religiosa), altri molto più spostati sul versante “mondano” (dalle legislazioni su unioni civili o maternità surrogata al Trattato commerciale con gli Usa, dal Grexit al Brexit). Per una Chiesa cattolica consapevole del forte processo di secolarizzazione in atto nel Vecchio Continente, ma non per questo rinunciataria rispetto al compito di testimoniare il vangelo nel tempo presente.
Accoglienza e sfida educativa. Il migrante “non è un problema da risolvere, il nemico da combattere, l’invasore da cui proteggersi. Il migrante è innanzitutto una persona concreta con una sua dignità da rispettare e tutelare”. Si intitolava “Accoglienza migranti: la sfida educativa”, l’incontro dei direttori nazionali della pastorale dei migranti delle Conferenze episcopali in Europa organizzato dal Ccee a Vilnius dal 30 giugno al 2 luglio. Dalla capitale della Lituania è giunto un messaggio chiaro, volto alla solidarietà, in una fase della storia continentale in cui si issano nuovi muri e tendono a prevalere chiusure rispetto all’emergenza-profughi. L’iniziativa era promossa dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, che include 33 Conferenze episcopali, rappresentate dai rispettivi presidenti, con sede a San Gallo, in Svizzera. Il presidente è il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria); i vicepresidenti sono il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova (Italia), e mons. Angelo Massafra, arcivescovo di Scutari-Pult, Albania. Il segretario generale del Ccee (www.ccee.eu) è il portoghese mons. Duarte da Cunha.
Alle sorgenti della fede. “Riscoprire la sorgente della nostra identità come popolo di Dio e della nostra missione come successori degli apostoli, inviati a testimoniare l’incontro con il volto della misericordia del Padre che è Gesù stesso”: il presidente del Ccee, card. Péter Erdő, ha spiegato la ragione della presenza dei vescovi europei in Terra Santa dal 16 al 21 settembre, per svolgere la loro assemblea. La prima plenaria “in trasferta”, per testimoniare la vicinanza della Chiesa cattolica d’Europa ai cristiani che vivono nella terra di Gesù e ai popoli mediorientali. Un ritorno “alle radici della fede cristiana”, un pellegrinaggio e un “segno di vicinanza e solidarietà”, dunque, con la comunità cristiana locale. Nel messaggio finale dell’Assemblea i riferimenti alle migrazioni, alla necessaria costruzione della pace nell’intera regione, al dialogo tra le comunità credenti. Fra i temi presi in considerazione nello stesso messaggio figurano proprio il rispetto della libertà di religione e della libertà di educazione, l’ampio capitolo sulla famiglia (si era alla vigilia del Sinodo, in cui Erdő avrebbe svolto il ruolo di Relatore generale), per ribadirne “la bellezza umana e cristiana”.
Il senso della solidarietà. “Un incoraggiamento al processo di integrazione” – nella stessa linea proposta da Papa Francesco con i due discorsi tenuti a Strasburgo a fine 2014 – è decollato invece da Bruxelles, dove dal 18 al 20 marzo si è svolta l’assemblea della Comece (www.comece.eu). La Commissione degli episcopati della Comunità europea è composta dai vescovi delegati delle Conferenze episcopali nazionali dei Paesi aderenti all’Ue. Se il Ccee è un organismo con forti accenti pastorali, spirituali e culturali,
la Comece è più direttamente preposta a seguire gli sviluppi legislativi e politici di scala europea. In tal senso tiene anche i rapporti con le istituzioni comunitarie nell’ambito dell’art. 17 del Trattato di Lisbona.
Presieduta dal cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frisinga (Germania), dispone di un segretariato con sede nella capitale belga, guidato dall’irlandese mons. Patrick Daly. Dall’assemblea Comece si è levato, come ha affermato Reinhard Marx, “l’invito all’Europa a chiarire il senso della solidarietà” nei nuovi contesti migratori, a tenere le porte aperte al resto del mondo, a rafforzare i processi interni di costruzione della “casa comune”.