Intervista

Mikolasik: “L’Europa ha abbassato la guardia sulla tutela della vita”

L’eurodeputato slovacco, medico, attivo nello schieramento pro-life, rilegge – anche alla luce degli ultimi provvedimenti legislativi in alcuni Stati – la situazione nel Vecchio Continente e segnala un’accelerazione, soprattutto nei Paesi occidentali, del processo di secolarizzazione. Il ruolo equivoco della Commissione Ue. Gli insegnamenti della Chiesa cattolica e le parole di Papa Francesco

L'europarlamentare slovacco Miroslav Mikolasik

Non passa giorno – o quasi – senza che le cronache europee diano conto di nuove sfide portate, sul piano politico e legislativo, alla vita e alla famiglia. Le notizie più recenti riguardano il referendum sloveno del 20 dicembre che ha bocciato la legge parlamentare su matrimonio e adozione gay, e la legge approvata in Grecia sulle unioni civili fra persone dello stesso sesso. Miroslav Mikolasik, slovacco, medico, eurodeputato dal 2004, è da sempre attento ai temi della bioetica ed esponente pro-life riconosciuto su scala europea.

 

Come vede la mobilitazione all’interno della società in materia di tutela della vita e della famiglia in Slovacchia, Croazia e Slovenia, Paesi in cui si sono svolti di recente referendum su questi argomenti?
Il mio Paese, la Slovacchia, aveva organizzato, per fare un esempio, il Congresso mondiale per la vita nel 1992, con la presenza del cardinale Aphonso López Trujillo della Santa Sede e del ministro della sanità slovacco, Alojz Rakus. Quella iniziativa aveva dato il via alla battaglia nel campo della vita, della procreazione assistita, dell’aborto, perché il regime precedente era tra i peggiori al mondo in materia di rispetto della vita. La Slovacchia ha poi approvato un emendamento costituzionale che definisce il matrimonio come l’unione fra un uomo e una donna. Purtroppo, un successivo referendum sulle problematiche della famiglia non è risultato valido. La Croazia e, solo di recente, la Slovenia hanno avuto un esito positivo nel referendum sulla definizione del matrimonio fondata unicamente su un uomo e una donna. Tuttavia molti Paesi europei – Francia, Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Regno Unito, Lussemburgo e anche la Spagna – hanno già leggi molto “liberali” per quanto riguarda la famiglia e anche la questione dell’eutanasia.

 

Qual è la sua impressione rispetto al dibattito sulle questioni pro-vita e pro-famiglia a livello di istituzioni europee?
La Commissione europea non mostra alcuna posizione pro-life. Ha respinto la pur legittima iniziativa “Uno di noi” sottoscritta da quasi due milioni di cittadini europei per la tutela dell’embrione. Molti regolamenti e direttive che la Commissione sottopone all’attenzione dell’Europarlamento per essere votati contengono già formulazioni contro la vita. Il Parlamento europeo non ha una maggioranza pro-vita e il Consiglio d’Europa si trova a combattere tendenze molto simili.

 

Qual è più precisamente la situazione al Parlamento europeo?
L’Europa, in occasione delle elezioni del Parlamento europeo, ha mostrato soltanto un volto della realtà, grazie all’invio sistematico da parte di ogni Stato membro a Bruxelles e Strasburgo di candidati senza valori pro-vita. L’Europa non è più un’Europa cristiana. L’Europa sta diventando egoista, atea, laicista, materialista e dominata dal consumismo. Per esempio, dal mio Paese, su 13 membri eletti al Parlamento europeo, soltanto 4 sono attivisti pro-vita. Negli altri Paesi europei la percentuale dei parlamentari pro-vita è spesso anche inferiore. Come si può pretendere che la famiglia e la vita vincano in Europa in questa situazione? Ci vorrebbe un miracolo.

 

Vede qualche differenza tra i Paesi europei occidentali e orientali in materia di approccio, ad esempio, ai matrimoni omosessuali?
Ecco, si potrebbe dire che i Paesi occidentali hanno iniziato prima il loro processo di secolarizzazione e ateismo pratico rispetto ai Paesi dell’Europa centrale e orientale.

 

A dicembre – anche grazie al suo impegno – gli eurodeputati hanno respinto il riconoscimento della maternità surrogata. Come vede, da politico e da medico, questo passaggio?

Sono felice e grato che sia stato adottato il mio emendamento sulla maternità surrogata, che condanna la pratica dello sfruttamento delle donne e prende una posizione chiara a favore del divieto della compravendita dei bambini come se fossero un prodotto commerciale. Non c’è bisogno di essere un medico per capire che l’attuale prassi di “comprare” le donne e disporre dei loro corpi a piacimento è una mostruosità.

 

Come vede il ruolo della Chiesa nella formazione delle coscienze in materia di tutela della vita e della famiglia?
La Chiesa cattolica ha un insegnamento molto solido e scientificamente fondato sull’inizio della vita. I sacerdoti però non trattano questo insegnamento quando parlano ai fedeli. Ne parlano solo molto raramente e, talvolta, il messaggio non è espresso chiaramente. I fedeli non studiano il magistero della Chiesa e non leggono il Catechismo, che è proposto e scritto in uno stile molto moderno. La conseguenza è che i cittadini rimangono relativisti nei confronti di queste problematiche fondamentali e cruciali, e spesso compiono scelte che procedono in senso inverso rispetto alla tutela della vita, tra cui l’aborto, la cosiddetta contraccezione abortiva, l’eutanasia. Plaudo dunque a Papa Francesco, che ha usato l’espressione “dignità umana” ben diciotto volte nel suo discorso al Parlamento europeo, il 25 novembre 2014. La Chiesa dovrebbe seguirlo nei suoi insegnamenti e azioni attuali.