L'Europa del melting pot
Lo scalabriniano Renato Zilio fa da guida alla scoperta di uno dei quartieri della città francese, considerato tra i più poveri del continente. Buona parte della popolazione, quasi tutta immigrata, è musulmana. L’unità pastorale cattolica, aperta al dialogo interreligioso, sostiene iniziative culturali, educative, sociali. E ora vorrebbe aiutare la comunità di Capo Verde a recarsi a Roma per l’Anno santo
“Le vieux port, il vecchio porto a Marsiglia, è un’icona della città. Anzi, il suo cuore pulsante. Dove turisti, gente del posto, ristorantini, bancarelle di sapone-di-marsiglia e di lavanda si godono un bel sole mediterraneo. Anche a fine gennaio”. Padre Renato Zilio, scalabriniano, da una vita predica il vangelo nelle chiese e per le strade d’Europa, che racconta con estrema efficacia. Classe 1950, nativo di Dolo (Venezia), ha svolto il suo ministero fra gli italiani in Francia, non lontano da Parigi, poi a Ginevra, quindi a Londra. Da un anno si trova nella grande città della Francia meridionale. “Qui era attiva una Missione italiana; oggi la comunità italiana si è assottigliata nei numeri e in gran parte ‘integrata’. Siamo quindi impegnati a seguire i migranti presenti nell’unità pastorale che è sorta raccogliendo quattro parrocchie”, con altrettanti sacerdoti e alcune suore.
Un colorato melting pot. Il terzo arrondissement, nei pressi della stazione centrale St. Charles, “è il più magrebino dei quartieri di Marsiglia, con i suoi 40mila abitanti, venuti soprattutto dal Nord Africa e dalla isole Comore”,spiega padre Zilio. Ma abbondano – proprio come accade in un vero porto di mare – migranti con i più svariati passaporti: spagnoli, portoghesi, gli stessi italiani, cui si aggiungono siriani, algerini, filippini, capoverdiani, indiani, vietnamiti.
“Un vero melting pot, un mosaico di culture e di fedi religiose”.
A Marsiglia su un milione di abitanti i musulmani sono quasi 250mila. “Qui bar, negozi, panifici, macellerie… tutto fa pensare al Maghreb”. In questo pezzo d’Africa in terra francese abbondano anche le sale di preghiera musulmane: “Ma non si sente risuonare la voce del muezzin, perché siamo nella Francia della laicità”, osserva il sacerdote. Che, per tenere rapporti cordiali con tutti, si è diligentemente messo a studiare arabo.
Bambini di oggi, mondo di domani. “Questo quartiere di Marsiglia è considerato il più povero d’Europa”, spiega padre Renato, che fa da “Cicerone” alla scoperta di un angolo d’Europa affacciato al Mediterraneo. Una zona della città animata anche grazie alla presenza della comunità cattolica. Al numero 74 di rue Crimée “opera la nostra associazione scalabriniana”, afferma il missionario. Si chiama Eamd, ovvero “Enfants d’aujourd’hui monde de demain” (Bambini di oggi, mondo di domani), dove sono attivi una settantina di volontari. “Un alveare di sale e salette in cui i ragazzi del quartiere, quasi tutti musulmani, vengono per il sostegno scolastico o corsi di inglese, francese e matematica”. Sacerdoti e suore incontrano tante persone, ne raccolgono problemi e confidenze; si insegna il francese alle donne musulmane, ed è attivo un banco alimentare per chi è meno fortunato. Senza trascurare “Braderie Jouets”, il mercatino dei giocattoli: un’esposizione periodica di pelouches, biciclettine, bambole, palloni e giochi di ogni tipo, in parte venuti dall’Italia, per i bambini. È uno dei mercatini che l’associazione lancia durante l’anno, frequentati dalle famiglie del quartiere, di ogni nazionalità, fede, cultura.
Il sogno dei capoverdiani. Ma ora l’unità pastorale del terzo arrondissement si pone uno specifico obiettivo. Lo spiega Zilio: “Fra di noi è presente una nutrita comunità capoverdiana. La seguo io, in particolare, perché parlo portoghese. Gli uomini trovano lavoro nel settore edile, le donne fanno le pulizie negli alberghi. Una vita dura, guadagni modesti… Gente semplice, ma con una bellissima fede cristiana, vivace, pregano tantissimo, recitano il rosario. È una spiritualità orante, con canti gioiosi. Sono sensibilissimi alla dimensione della misericordia, all’essere in sintonia con chi soffre oppure è povero o emarginato. Per questo la voce di Papa Francesco rappresenta per loro una guida sicura, un richiamo forte”. La fede “non è solo devozione per tutte queste persone, ma un vero motore per la loro esistenza quotidiana, per una vita in emigrazione, lontane dalla loro terra”. E i capoverdiani di Marsiglia hanno un sogno, non è vero? “Sì, è verissimo – dice padre Zilio –, sognano di andare a Roma per il Giubileo!”. Aggiunge: “Per tutti loro l’Italia è un mito, sono affascinati dal nostro Paese”. Il problema è rappresentato dai costi. “Già lo scorso anno abbiamo vissuto un pellegrinaggio in Italia, fra chiese e santuari del Veneto, a Padova, Venezia, alla Madonna del Monte Berico. Volendo andare a Roma la faccenda si complica, perché la spesa è davvero troppo elevata”. Così è partita un’iniziativa concreta: i ricavati del libro “Parole dal deserto. Incontri di conversione”, pubblicato da padre Renato con le Paoline, saranno devoluti al pellegrinaggio giubilare dei capoverdiani. Il volume raccoglie esperienze e riflessioni nate dai periodici viaggi nel deserto nordafricano che Zilio organizza con i giovani delle sue comunità. Insomma, l’attività non manca nell’unità pastorale, in chiesa e per le strade del terzo arrondissement, così come nei locali di “Enfants d’aujourd’hui”. E il vescovo di Marsiglia, mons. Georges Pontier, ne è felice: “È il volto della Chiesa di Papa Francesco”.