Ambiente
Con il seminario “Per una nuova ecologia integrale” promosso il 27 gennaio a Roma, Retinopera inaugura un percorso di riflessione e cittadinanza in quattro tappe. Educazione, sostenibilità, resilienza, responsabilità collettiva sono le parole chiave per uscire dal degrado ambientale e sociale. Monsignor Filippo Santoro: l’attenzione all’ecologia è “un elemento centrale della nostra visione della fede”. Sullo sfondo l’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco
Non si possono contrapporre uomo, ambiente, e lavoro, e l’attenzione al tema dell’ecologia “non è un fattore opzionale rispetto alla nostra visione della fede, ma un elemento centrale”. A ricordarlo è stato il 27 gennaio a Roma monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione pastorale del lavoro e del sociale della Cei, intervenuto al seminario “Per una nuova ecologia integrale” promosso da Retinopera. L’incontro, ha spiegato Vincenzo Conso, segretario della rete che conta 19 associazioni e movimenti su tutto il territorio, inaugura un itinerario che vedrà come seconda tappa, il prossimo 9 marzo a Roma, il convegno “I migranti: fenomeno globale, integrazione possibile”, per concentrarsi successivamente su responsabilità sociale d’impresa (20 maggio) e su capitale civico, modelli di sviluppo e trasformazioni della politica (1 – 3 luglio).
“Favorire il dialogo e la cultura dell’incontro” è la mission di mons. Santoro, che dal 2012 segue la vicenda Ilva in prima persona e, nel ricordare la propria esperienza accanto ai lavoratori dello stabilimento e alle loro famiglie, sottolinea l’importanza di “unire il livello della pastorale e della riflessione accademica all’entrare in gioco”. “Siamo al nono decreto del governo – dice -: speriamo si arrivi ad una soluzione, intanto abbiamo il difficile compito di sostenere la speranza”. Più in generale, richiamando la “Laudato si’” che definisce “un faro”, “tutto è connesso”, afferma, e
un’ecologia integrale “non può prescindere dalla tutela della vocazione del territorio: per questo come vescovi del sud siamo contrari alle trivellazioni nell’Adriatico e nello Jonio”.
A Retinopera chiede che la riflessione sull’enciclica “non sia episodica, ma costituisca un punto di riferimento sul quale orientare le scuole di formazione sociale e politica”.
Non bastano “risposte parziali”, occorre “produrre cultura
inserendo questa formazione nei programmi pastorali delle diocesi” e “incoraggiando i bambini fin dalle elementari a prendersi cura di una fontana o di un pezzetto di terra”.
Dell’importanza di avviare “azioni di sistema” per i prossimi 12 mesi, a livello locale e nazionale, in particolare “di tipo educativo e culturale”, insieme ad un percorso di approfondimento di buone pratiche già esistenti, parla Gianfranco Cattai, presidente Focsiv. E per queste ultime richiama la cooperativa sociale-agricola Goel Bio di Locri; l’impegno di riuso e riciclo dei rifiuti di Triciclo a Torino; l’azienda specializzata nella raccolta e nella trasformazione dei rifiuti plasticil Proplast, basata a Thiès (Senegal) . Il passo successivo è “l’assunzione di politiche sull’ambiente e la giustizia sociale”. Per Andrea Stocchiero, responsabile policy Focsiv,
occorre “darsi una strategia e unire le forze per fare massa critica, esercitare pressione collettiva”.
La politica è purtroppo “incapace di rispondere alle urgenze e assumere decisioni ormai indifferibili”.
Da Gianfranco Bologna, direttore scientifico Wwf, l’appello a
“mettere in piedi una sorta di alleanza nazionale per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile”.
La legge di stabilità “prevede l’elaborazione di una strategia nazionale e la scelta di tutto questo è nelle nostre mani”, ma non c’è più tempo da perdere. L’esperto mette in guardia sui cambiamenti globali: “L’intervento umano sta modificando una dinamica di equilibrio del pianeta;
ci troviamo in quella situazione del tutto inedita che la comunità scientifica chiama ‘antropocene’” come fosse una nuova era geologica,
e nella quale “dobbiamo aspettarci anche l’inatteso”. Gli scienziati insistono sulla necessità di “non oltrepassare i ‘confini planetari’ (Planetary boundaries)”, ossia di rispettare i limiti biofisici del sistema terra ai quali sono legati anche i confini sociali. Ma il progressivo aumento delle temperature e i “51mila miliardi di pezzi di microplastica abbandonati nei mari” ci dicono che siamo già al limite. “Tutti “dobbiamo assumerci questa responsabilità”.
Leonardo Becchetti (Cvx) presenta il progetto “Responsabilità d’impresa per il bene comune”. Obiettivo, spingere mercato e imprese verso la sostenibilità. Si tratta di rispondere ad un questionario di valutazione dei tradizionali indicatori di responsabilità usati oggi per costruire i bilanci sociali motivando la scelta effettuata. (online su http://www.vulcanica.net/demo/sitonext/project/reti-in-opera/). Alla fine del sondaggio una commissione di esperti realizzerà una riclassificazione degli indicatori in base alla quale identificherà le imprese migliori che verranno premiate con il voto col portafoglio.