Giornata per la vita

Il misericordioso ha un cuore che sa vibrare e superare l’indifferenza

“La misericordia fa fiorire la vita”, questo è  il messaggio per la 38ª Giornata nazionale per la vita. La misericordia può aiutare ad assumere un comportamento umano nei confronti della vita

foto SIR/Marco Calvarese

Dopo quasi quarant’anni dalla sua istituzione, la Giornata nazionale per la vita mantiene tutta la sua importanza e freschezza. La si può avvicinare sempre in termini nuovi e trovare contenuti attuali. E così in questo Anno Santo i vescovi italiani scrivono: “la misericordia, invero, cambia lo sguardo, allarga il cuore e trasforma la vita in dono”. (La misericordia fa fiorire la vita, messaggio per la 38ª Giornata nazionale per la vita).
La misericordia può aiutare ad assumere un comportamento umano nei confronti della vita. Davanti ad ogni vita la persona misericordiosa ha come un sussulto, un movimento del cuore; prova meraviglia e gratitudine: le creature non sono mai scontate; riconosce l’opera della creazione che continuamente si rinnova nelle generazioni viventi; ringrazia il Creatore che dona la vita e a cui tutte le creature appartengono. Il misericordioso ha rispetto nei confronti della vita del cosmo e sa che l’uomo ha il compito di saggio custode della creazione e non di sfruttatore. Al contrario, quando si mostra padrone, egli impoverisce irresponsabilmente quanto ha ricevuto. E c’è da riconoscere con soddisfazione che cresce la sensibilità nei confronti dell’ambiente in cui l’uomo vive.
E la misericordia va vissuta anche nei confronti del prossimo: è una questione di coerenza!

Nel cosmo tutto è connesso e l’ecologia ambientale è complementare a quella umana.

“Quando non si riconosce nella realtà stessa l’importanza di un povero, di un embrione umano, di una persona con disabilità – spiega il Santo Padre – difficilmente si sapranno ascoltare la grida della natura stessa. Tutto è connesso” (Laudato si’, 117). Chi sono oggi gli esclusi? Facilmente sono coloro che si trovano agli estremi dell’esistenza o, pur essendone al centro, sono allontanati. La civiltà mondiale sembra essere andata oltre i limiti perché ha creato un culto del denaro e del potere, che ha portato ad escludere fasce della popolazione più deboli: gli anziani, ovviamente. Sembra una forma di eutanasia nascosta: non ci si prende cura degli anziani, non li si ascolta, non li lascia agire; in alcuni Paesi europei si comincia a non riconoscere più ad essi i medesimi trattamenti sanitari. E, poi, c’è l’esclusione dei giovani: la percentuale dei giovani senza lavoro, senza impiego è molto alta, al punto che molti non conoscono la dignità di una vita guadagnata con il lavoro.

Gli anziani sono la saggezza dei popoli e i giovani il futuro, eppure sono esclusi.

Ed esclusi sono anche uomini e donne, famiglie e singoli per i quali le frontiere della vecchia e stanca Europa sono chiuse.
È diffusa una cultura dello scarto che ha portato ad accentuare maggiormente – forse come mai in passato – le differenze tra ricchi e poveri. Una cultura che, ancora più profondamente, ha creato nuovi poveri anche nelle nostre società ricche.

Che cosa può fare il credente? Può reagire all’atteggiamento di indifferenza, che porta a non vedere quello che accade sotto gli occhi e, quindi, a non prendere in considerazione gli altri. Superare l’indifferenza

è un invito che viene dal Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace. In esso si sottolinea la responsabilità dell’informazione data dai mass-media, i quali offrono certamente tante notizie, ma non aiutano ad aprire le coscienze di chi le ascolta. A volte si assiste ad una carrellata di informazioni, che finiscono per saturare la mente e chiudere il cuore. Se, invece, entrasse la misericordia il cuore si allargherebbe nella misura di una solidarietà responsabile verso ogni vita.