Udienza giubilare speciale
Pregare non è come prendere un’aspirina per sentirsi meglio; non è neppure chiedere qualche cosa a Dio per ottenerlo: questo “è fare un negozio”. La preghiera è “la migliore arma che abbiamo, una chiave che apre il cuore di Dio”. Così il Pontefice, nell’udienza odierna con i Gruppi di preghiera di Padre Pio, i dipendenti della Casa Sollievo della Sofferenza e i fedeli dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. E a proposito del Santo: “È stato un servitore della misericordia” e “lo è stato a tempo pieno”. Dal Papa il desiderio di andare nel Gargano
C’è una scienza che dobbiamo imparare tutti i giorni, perché è bella: “La bellezza del perdono e della misericordia del Signore”. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco, nel primo dei numerosi interventi a braccio che hanno costellato la riflessione dedicata ai Gruppi di preghiera di Padre Pio provenienti da tutto il mondo – tra gli striscioni anche uno di Singapore –, agli operatori di Casa Sollievo della Sofferenza, e ai fedeli dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, accompagnati dall’arcivescovo, monsignor Michele Castoro, all’udienza in piazza San Pietro. Dalla sera di ieri, 5 febbraio, le spoglie del Santo del Gargano sono, insieme a quelle di padre Leopoldo Mandic’, esposte nella basilica vaticana per la traslazione temporanea a Roma voluta dal Pontefice in occasione del Giubileo. Mercoledì delle Ceneri (10 febbraio), durante la solenne celebrazione eucaristica delle 17, il Papa conferirà il mandato ai 1.071 missionari della misericordia. Nella basilica le reliquie resteranno esposte fino alla mattina dell’11 febbraio quando ritorneranno alle rispettive sedi di provenienza.
Una riflessione incentrata sulla misericordia di cui Padre Pio è stato “servitore” a tempo pieno “attraverso il ministero della Confessione” che “guarisce le ferite del peccato e rinfranca il cuore con la pace”, sulla forza della preghiera, e sull’importanza di prendersi cura dei malati nella loro integrità di corpo e anima, quella del Papa, come di consueto condita di immagini colorite. La preghiera, ha ricordato, “è una forza che muove il mondo”. “Noi crediamo questo? È così? Fate la prova”, ha aggiunto a braccio. La preghiera “non è una buona pratica per mettersi un po’ di pace nel cuore; e nemmeno un mezzo devoto per ottenere da Dio quel che ci serve”.
“Io prego per stare bene come se prendessi un’aspirina – ha detto ancora fuori testo -… Non è così. Io prego per ottenere questo…. Ma questo è fare un negozio, la preghiera è un’altra cosa”,
è “un’opera di misericordia spirituale, che vuole portare tutto al cuore di Dio” e un dono di fede e di amore “di cui c’è bisogno come del pane”.
Soprattutto, è “la migliore arma che abbiamo, una chiave che apre il cuore di Dio”, una chiave facile perché “il cuore di Dio non è blindato, tu puoi aprirlo con una chiave comune, con la preghiera”. La preghiera “è la più grande forza della Chiesa, che non dobbiamo mai lasciare”,
altrimenti, il monito del Papa, “si rischia di appoggiarsi altrove: sui mezzi, sui soldi, sul potere; poi l’evangelizzazione svanisce, la gioia si spegne e il cuore diventa noioso”. “Volete avere un cuore gioioso?”, ha chiesto ai presenti. Alla risposta affermativa, ha esclamato: “Pregate sempre!”, ed ha incoraggiato i gruppi di preghiera ad essere “centrali di misericordia, sempre aperte e attive”. “Siate sempre apostoli gioiosi della preghiera!”, perché, ha assicurato ancora fuori testo, “la preghiera fa miracoli”.
Accanto all’opera di misericordia spirituale dei gruppi di preghiera, Padre Pio ha voluto “una straordinaria opera di misericordia corporale: la ‘Casa Sollievo della Sofferenza’”, al tempo stesso “tempio di scienza e di preghiera” perché
è importante curare la malattia, “ma soprattutto prendersi cura del malato”.
A volte apparentemente incoscienti, ha spiegato il Papa, anche i moribondi “partecipano alla preghiera fatta con fede vicino a loro, e si affidano a Dio, alla sua misericordia”. E qui Francesco ha aperto un’altra e ampia parentesi a braccio con un toccante ricordo personale, quello di un amico prete, “apostolo e uomo di Dio”, in coma da tempo, tanto che i medici si chiedevano come potesse ancora respirare, al quale un altro amico prete parlò dicendogli:
“Lasciati portare dal Signore, affidati al Signore”. E lui “si lasciò andare in pace”. Tanti malati, ha assicurato il Papa, “hanno bisogno di parole, di carezze che diano forza per portare avanti la malattia o andare all’incontro con il Signore”.
Di qui la riconoscenza agli operatori di Casa Sollievo che li servono “con competenza, amore e fede viva”. “Il malato è Gesù”, ripeteva Padre Pio; “è carne di Cristo”, ha aggiunto il Papa.“Un augurio particolare” ai fedeli dell’arcidiocesi pugliese: “Che chiunque venga nella vostra bella terra – e io voglio andarci, eh! – possa trovare anche in voi”, come sul volto di padre Pio, “ un riflesso della luce del Cielo!”.