Solidarietà
I volti sorridenti di Giorgio e Marta, due giovani italiani, trentenni, appena sposati. E’ quanto si può trovare in giro per il mondo dietro i progetti finanziati dalla Cei con i fondi dell’8 per mille. Siamo in Uganda, e più precisamente a Rushooka, nel sud del Paese, in una missione radicata da anni sul territorio in cui operano i frati minori. E’ qui che a breve arriveranno i soldi stanziati dal Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo nell’ultima riunione di fine gennaio in cui sono stati approvati 91 progetti per un totale di 14.166.662 euro
Nel paniere dell’8 per mille c’è anche il sogno di Marta Novati e Giorgio Scarpioni: quello di “aiutare gli ultimi fra gli ultimi”. Per inseguirlo hanno lasciato Varese, gli amici e la famiglia, una vita sicura. Lei, educatrice professionista. Lui, figlio di un imprenditore. Dopo alcune esperienze di missione all’estero, si radica sempre più forte in loro “il desiderio di servire i poveri e di stare con loro”. La scelta nel 2012 cade sull’Uganda. Nel 2013 tornano in Italia, ma solo per sposarsi.
Giorgio e Marta vivono oggi a Rushooka, insieme a due frati francescani. La loro è una realtà di missione rivolta soprattutto ai giovani con un centro residenziale in cui sono accolti 18 ragazzi dai 5 ai 15 anni, tutti con disabilità. Nel centro lavorano 5 maestre, una donna che dorme con i bambini, un cuoco, un contadino che lavora la terra. La finalità educativa è quella di rendere i ragazzi più autonomi, tanto da potersi inserire nel tessuto sociale una volta usciti da qui.
Con i fondi dell’8 per mille il centro dovrebbe spostarsi da Rushooka a Rwentobo, una località a 15 chilometri di distanza ma più centrale e quindi più facilmente raggiungibile per le famiglie. Il terreno è già stato acquistato e si chiamerà “Villaggio della gioia”: “villaggio – spiega Giorgio – perché l’idea è quello di costruire una struttura con diversi ‘poli della carità’ rivolti non solo all’accoglienza dei disabili ma anche ai bambini di strada con campi di pallavolo e calcio, così da levarli dalla strada dove cadono facilmente vittime di droga, alcol e colla. Della gioia, per restituire un sorriso a questi bambini”.
La disabilità è una delle più grandi sfide inascoltate in Uganda. “I disabili – racconta Giorgio – non si vedono in giro. Sembra quasi che non ci siano. E invece non è così. Purtroppo vivono grandi soprusi, a causa della convinzione radicata nella gente che questi bambini siano posseduti dagli Spiriti. Genitori e parenti hanno paura che questa maledizione si allarghi alla famiglia. Per questa ragione o vengono uccisi subito o sono abbandonati dal padre perché per l’uomo avere un figlio disabile qui è una sciagura. Vengono allora nascosti in casa e portati dallo stregone che pratica marchi a fuoco sul corpo oppure altre stregonerie fatte con erbe strane”. Purtroppo patologie come l’epilessia, se non curate adeguatamente, possono nel tempo compromettere la salute per sempre. Il ruolo di Marta è anche quello di lavorare a fianco delle famiglie per restituire dignità al bambino disabile.
La “missione” di Rushooka è meta di volontari che ogni mese arrivano qui per fare un’esperienza di donazione e solidarietà. “Arrivano da noi – racconta Giorgio – chi dal Pime, chi dai comboniani, chi semplicemente per fare un’esperienza di missione. Hanno tutte le età e provengono da ogni parte del mondo. Ora, per esempio, c’è un seminarista di Bolzano. Ma abbiamo avuto anche un volontario di 76 anni ed è in arrivo una coppia di 67 anni. La presenza continua di volontari è segno di una sete di bene che attraversa le persone e di una ricerca di qualcosa di buono che può dare un senso profondo alla vita. Manca spesso la possibilità di esprimerlo e di realizzarlo. A Rushooka è possibile”.
Ma perché lasciare una vita sicura per perdersi in Africa? “Dietro – risponde Giorgio – c’è sicuramente una scelta di fede perché entrambi ci sentivamo chiamati a dare qualcosa nella gratuità. Non dunque la ricerca di un lavoro ma una scelta di vita e un’offerta al Signore di un pezzo della nostra vita. Sentiamo però entrambi di aver dato un valore prezioso alla nostra vita. Quando ci alziamo proviamo una grande gioia, ogni giorno. E quindi abbiamo tutti e due la sensazione che la nostra vita si sia molto arricchita. Non di denaro perché la nostra vita è semplice, senza stipendio e senza pensione, ma di una ricchezza più grande che percepiamo e viviamo ogni giorno”. Per chi fosse interessato a “raggiungere” la missione di Giorgio e Marta può farlo scrivendo all’indirizzo mail albeta@hotmail.it oppure telefonando direttamente al numero ugandese: +256-776271724. C’è anche una pagina Fb: Giorgio e Marta in Africa.