Elezioni parlamentari

Slovacchia alle urne: il risveglio dei cattolici. Volti nuovi per cambiare la politica “dall’interno”

Il Paese dell’Europa centrale è chiamato al voto sabato 5 marzo. Diverse indagini per corruzione hanno di recente attraversato la vita politica nazionale. La campagna elettorale è stata vivace, ma è emersa una novità: una ritrovata voglia, in alcuni ambienti della società civile, di partecipazione democratica. E ci sono anche i giovani

Bratislava, capitale della Slovacchia: una veduta del Danubio e del castello della città

“Una nuova alba di veri valori”: parole di buon auspicio, prese in sé, che si riferiscono ai mesi che hanno preceduto le elezioni parlamentari in Slovacchia, fissate per sabato 5 marzo. In particolare, si riferiscono a un movimento di nuovi candidati politici provenienti da vari settori della vita sociale, soprattutto di ispirazione cristiana. Parecchi dei quali sono giovani. Cosa fa pensare di poter portare aria fresca nella vita dei partiti e delle istituzioni di questo Paese dell’Europa centrale? Il fatto che tutte le persone coinvolte hanno un passato personale caratterizzato da intense attività professionali e di volontariato nell’area della difesa della vita umana, della dignità, dei valori, della tutela della famiglia, del servizio ai gruppi emarginati di cittadini, della battaglia per i diritti umani, dei progetti di aiuto concreto alle persone in stato di bisogno. Laici cattolici che agiscono – affermano loro – secondo coscienza e guidati dalla dottrina sociale della Chiesa.

 

Rianimare i partiti dall’interno. Diversi sondaggi continuano a mostrare un sostegno piuttosto elevato e costante dei cittadini (soprattutto anziani) all’attuale partito di governo, il partito socialdemocratico Smer, che finora rappresenta circa il 35% dell’elettorato. Ma numerosi processi legati alla corruzione, in particolare nel settore della sanità, una non sempre trasparente gestione delle gare d’appalto statali, l’abuso di potere e l’incapacità – secondo le opposizioni – di trovare soluzioni ai problemi nel sistema educativo e nel sistema sanitario in questi ultimi anni, hanno portato a diverse grandi manifestazioni e scioperi, con appelli di organizzazioni non governative e anche dei più alti rappresentanti della Chiesa.

Anche per queste ragioni si è assistito a un risveglio di una parte dell’elettorato cattolico

con un movimento d’opinione proveniente da vari settori della società, con la speranza dichiarata che il cambiamento possa venire dall’interno delle strutture politiche: e l’unico modo per ottenerlo è attraverso una candidatura. È fra l’altro interessante che questo ritrovato interesse per la politica, anche dei giovani cattolici, non sia passato attraverso la fondazione di nuovi partiti o liste, ma aderendo alle formazioni già esistenti con l’intento di rinnovarle.

 

Ci spera anche la Chiesa. Queste ambizioni e questi sforzi per trasformare la vita politica e “ripulirla” dal fenomeno della corruzione e dal populismo sono apprezzati anche dalla Chiesa cattolica. “La vita politica rappresenta un ambiente molto stimolante per una testimonianza cristiana alla verità. Sono necessarie testimonianze autentiche a Gesù Cristo, soprattutto nelle aree in cui il silenzio della fede è più profondo, e la politica è sicuramente una di queste”, sostiene mons. Stanislav Zvolensky, presidente della Conferenza episcopale slovacca. Zvolensky aggiunge che, con questa nuova ondata di candidati cristiani consapevoli che “il primato della dignità umana e del bene comune sono essenziali per ogni strategia politica e sociale, c’è la possibilità che la politica non sia più vista come qualcosa di sporco, ma come uno strumento efficace e democratico dello sviluppo di un Paese”.

 

Pro-life: vigilare sulla legislazione. Coordinatore di due manifestazioni nazionali pro-vita, Marek Michalčík afferma: “Ho accettato l’offerta della candidatura perché, nella mia qualità di attivista pro-vita di lungo corso, ho visto che alcune modifiche devono essere effettuate attraverso la legislazione, e ci sono due modi per realizzarle: mettere in atto un’azione di lobbying, che risulta spesso insufficiente, oppure farsi eleggere al parlamento e assumersi la piena responsabilità. Ho deciso di provare la modalità più efficace”.

 

Priorità all’educazione. Veronika Remisova è un’attivista che ha contribuito in questi anni a portare alla luce diverse cause di corruzione: anche lei ha deciso di candidarsi per il voto del 5 marzo. “Mio figlio di tre anni concluderà probabilmente la sua formazione scolastica superiore intorno al 2030. Mi auguro che a quell’età sarà in grado di pensare in modo critico, che sarà consapevole dei suoi talenti e orgoglioso del suo Paese. Spero anche che diventi una persona buona e onesta”. “Ecco perché credo che l’educazione sia fondamentale e voglio fare del suo miglioramento il mio programma politico”, dichiara. Secondo alcuni analisti, benché lo sforzo di cambiare la vita politica attraverso nuovi candidati non sia nuovo nel sistema democratico slovacco, questa volta sembra esserci qualcosa di diverso: vi si intravvede una strategia coordinata, una chiara articolazione delle priorità, un buon numero di persone che decidono di spendersi per il cambiamento, presenti in vari partiti. Può essere la volta buona?