Genitori oggi
Le nuove generazioni nascono nella società dei consumi. Dei quali diventano schiave le stesse famiglie. Si possono scegliere strade alternative, fatte di amore, relazioni e sobrietà, senza passare per “tirchi”? Una mamma-giornalista fornisce qualche spunto. Tra coccole e giochi, alimentazione sana e una proposta: restituire i cortili ai bambini
Crescere felici, senza essere «schiavi del cellulare o del vestitino di marca». Possibile? Sì, cercando di interpretare la formula “meno oggetti e più affetti”. Ne è convinta Giorgia Cozza, giornalista comasca, trasferitasi per ragioni familiari tra le montagne della Valtellina: è autrice di numerosi saggi (tra cui Bebè a costo zero, Benvenuto fratellino) che sono diventati un punto di riferimento per tante famiglie, e di fiabe per bambini (Le Storie di Alice, La stellina che aveva paura del buio…). Mamma di quattro figli, ama leggere e dedicarsi a piante e fiori insieme a loro: anche il più piccolo di casa, che ora ha un anno e mezzo, mostra di apprezzare, soprattutto quando si tratta di raccogliere le fragole e mangiarle direttamente dal vaso. Giorgia Cozza esce ora con Bebè a costo zero crescono.
Lei insiste: meno oggetti, più affetti. È il filo conduttore del nuovo libro: cosa intende dire?
La scoperta che per crescere bambini sereni e soddisfatti non è necessario acquistare, spendere, regalare oggetti. Si può essere ricchissimi di beni materiali, ma avere il vuoto nel cuore se non si hanno accanto genitori che ci amano e sanno dimostrarci il loro amore, mettendosi in gioco in prima persona. Perché è vero che i bambini “costano”. Ma non in termini economici. In termini di mente, cuore, passione. Quello che ci chiedono è un investimento senza precedenti e senza eguali. Un figlio ci chiede di essere più che di possedere, di esserci per lui e con lui – guida, affetto incondizionato, esempio di vita, conforto e incoraggiamento – giorno dopo giorno, per sempre.
In pratica: più amore, meno soldi.
Non si tratta tanto di non spendere o spendere meno. Bebè a costo zero crescono, come già Bebè a costo zero, non è una guida per risparmiare sui nostri figli. Ci mancherebbe. Può esserci la crisi economica, possiamo essere in difficoltà, faremo noi tutti i sacrifici possibili, ma di certo non faremo mancare il necessario ai nostri figli. Per un figlio solo il meglio! Ma cos’è il meglio per un bambino?
Già, cos’è il meglio per un bimbo?
Oggi i bambini hanno tanto, a volte troppo, con il rischio di perdere la gioia dell’attesa, il piacere della conquista. Ma una grande quantità di giocattoli, gadget, accessori non si traduce necessariamente in più felicità. Un’ora di gioco seduti per terra in salotto con mamma e papà, o insieme all’aria aperta, una fiaba letta o raccontata prima della nanna… Ci sono doni di grande, grandissimo valore, che non hanno il cartellino del prezzo.
Questo è uno “stile di vita”. Non è vero?
La scelta di consumare meno e meglio, e soprattutto di investire nelle relazioni personali e negli affetti, ben presto diventa uno stile di vita, che coinvolge un po’ tutti gli aspetti della crescita dei figli. Quando si acquistano giocattoli, accessori, materiale scolastico, c’è sempre quell’attenzione, quell’occhio critico. Uno stile che si può trasmettere anche ai figli, che imparano dall’esempio, e a cui comunque i genitori spiegheranno sempre scelte e motivazioni.
Oggi i bambini hanno poche occasioni di giocare all’aria aperta. Perché lei insiste su questo aspetto?
I pediatri lanciano l’allarme: i bambini hanno abitudini troppo sedentarie. Dovrebbero stare all’aria aperta. Muoversi, giocare. Già, ma dove? Per chi abita in città non è facile. La soluzione che hanno trovato molte famiglie è quella dei corsi sportivi, però non tutti possono permettersi questi costi. E lo sport non sostituisce le ore trascorse a giocare, senza regole e istruzioni, mettendo in moto la fantasia. E così torniamo al punto di partenza. Dove possono giocare i bambini? Con Bebè a costo zero crescono
provo a lanciare una proposta: quella di restituire i cortili ai bambini.
È vero che oggi buona parte delle aree comuni dei condomini sono adibiti a parcheggio o comunque sono precluse ai piccoli per il timore che disturbino, ma i cortili possono tornare a essere spazi di incontro, di socializzazione, di gioco. Alcune amministrazioni comunali hanno modificato i loro regolamenti edilizi e di polizia municipale, proprio per proteggere il diritto al gioco dei bambini.
Concretamente?
Se c’è un cortile sotto casa, il bambino può scendere a giocare tutti i giorni. Se al primo bambino se ne aggiungono altri, ecco che si crea un bel gruppo. Se i bambini sono grandicelli può bastare una sorveglianza a distanza, un adulto che li tiene d’occhio da una panchina o dalla finestra. Se in cortile ci sono i bambini, ecco che magari ci sarà anche qualche genitore o nonno. Una bella occasione per fare due chiacchiere e stare in compagnia.
Nel libro si parla dell’uso della tecnologia. I nostri figli sono smartphone-dipendenti?
È un argomento quanto mai attuale. Nel libro ci si chiede se la tecnologia serva ai bambini. Se può essere utile per la loro crescita. Se c’è altro di più utile che rischia di venire trascurato quando la tecnologia fa la parte del leone. Su questi aspetti è doveroso e urgente riflettere. Non possiamo semplicemente seguire la corrente: i genitori sono chiamati a porsi delle domande, informarsi, valutare, scegliere. A ogni famiglia, poi, la sua soluzione.