Sondaggio dell'Università di Trnava

Giovani e fede in Slovacchia: c’è posto per Dio nella vita. Ma nessun legame con la parrocchia

Quasi duemila ragazzi delle scuole secondarie intervistati sul rapporto tra esistenza quotidiana e vita spirituale, frequenza alla messa, valore della famiglia nella propria esperienza di fede. Il riferimento religioso appare ancora diffuso, ma è molto fragile l’appartenenza alla comunità cristiana. Elementi utili per una revisione della pastorale giovanile

La Slovacchia si può definire un Paese cattolico? Come vivono la loro fede i giovani? Qual è il loro atteggiamento nei confronti della Chiesa, delle vocazioni sacerdotali e religiose? Le risposte a queste e a molte altre domande si possono trovare nei risultati di un sondaggio esclusivo realizzato dalla facoltà di Teologia dell’Università di Trnava, basato su un campione casuale composto da 1.968 studenti delle scuole secondarie. Lo scopo della ricerca era di definire le dimensioni principali della religiosità dei giovani e alcuni altri aspetti importanti del loro stile di vita. Gli studenti sono stati intervistati su temi quali il loro rapporto con la religione, la comunità cristiana, la vocazione clericale, i rapporti familiari, il loro atteggiamento nei confronti dei rapporti sessuali prematrimoniali, le attività del tempo libero, l‘influenza dei mass media e altre questioni.

 

Il ruolo della famiglia. Dal sondaggio emerge che molti intervistati attribuiscono un’importanza fondamentale agli aspetti religiosi della loro vita, e che sono fortemente influenzati dall’ambiente familiare in cui la fede cattolica è stata coltivata anche nei tempi difficili del comunismo. Tuttavia, secondo Jozef Matulnik, responsabile del progetto, genitori e figli hanno dovuto affrontare varie sfide dopo la caduta del totalitarismo: “Assistiamo allo sforzo della Chiesa per il rinnovamento e lo sviluppo della vita religiosa e la rinascita dei valori spirituali e morali della società. D’altra parte, ci sono diverse tendenze negative nella cultura occidentale che influenzano in modo significativo la nostra ancora giovane democrazia”. Il cardinale Jozef Tomko parla del pericolo dell’avvento di una “nuova antropologia, di una nuova comprensione dell’uomo, della sua natura, della famiglia e della società, del sesso e della felicità, della ricchezza e del profitto, che causano cambiamenti drammatici sulla scala dei valori”.

 

Numeri e percentuali. Oltre il 57% degli intervistati dichiara di appartenere alla Chiesa cattolica di rito latino, il 7,2% alla Chiesa evangelica, il 6,3% alla Chiesa greco-cattolica e oltre il 25% di non aderire ad alcuna religione. Buona parte dei giovani frequenta messe o liturgie una volta la settimana (33%), mentre la seconda posizione è occupata dagli intervistati che vanno in chiesa meno di una volta al mese (28%). Una regolare frequentazione mensile del sacramento della riconciliazione riguarda il 17% dei giovani. Tuttavia, secondo i risultati del sondaggio, a quanto sembra, anche se non dimostrano apertamente la loro adesione alla Chiesa, l’esperienza interiore della fede è piuttosto forte: quasi il 60% degli intervistati ha dichiarato che “la vita non avrebbe alcun senso senza Dio”. L’area in cui – secondo il sondaggio – ci sarebbe bisogno di un miglioramento e forse di un più forte impegno da parte delle strutture ufficiali della Chiesa è quella della comunità, in particolare la comunità parrocchiale. Oltre il 57% dei giovani non sente alcun legame con la propria comunità parrocchiale. Questo risultato porta all’attenzione un’altra questione cruciale: la formazione dei giovani alla vocazione al sacerdozio e alla vita religiosa. Secondo Ladislav Csontos, ci sono due aspetti essenziali per poter comprendere il comportamento dei giovani contemporanei:  “l’esigenza di soggettività e il desiderio di libertà”. La gioventù in Slovacchia è fortemente influenzata dalla cultura del consumismo e del secolarismo, che portano al disorientamento nel sistema di valori. La cultura nazionale tradizionale scompare, sostituita dallo stile di vita europeo. Molti ragazzi e ragazze provengono da famiglie lacerate o incomplete, e questo – insieme alla mancanza di comunicazione – dà loro un grande “fragilità emotiva”. “Ma nonostante tutti questi problemi, si vede che i giovani sono aperti ai valori spirituali se sono presentati in conformità con la cultura che conoscono”, sostiene Csontos, segnalando la loro “solitudine nel processo di ricerca della propria identità”, che spesso influenza le decisioni sul loro futuro, compresa la vocazione al sacerdozio.

 

Differenze tra i riti. Quasi il 50% degli intervistati ritiene che questa vocazione sia importante per la società. Ciononostante, la risposta “sì” alla domanda più personale e concreta sulla possibilità di prendere in considerazione una vocazione sacerdotale o religiosa è stata data soltanto dal 2,8% dei partecipanti al sondaggio. Molto interessante risulta la differenza dei risultati tra cattolici di rito latino e greco-cattolici. Mentre il “sì” al sacerdozio riguarda il 2,4% dei cattolici di rito latino, la percentuale è superiore al 5% tra i greco-cattolici. Csontos pensa che la spiegazione sia molto semplice: molte parrocchie greco-cattoliche sono gestite da giovani sacerdoti che sanno come motivare le persone, inoltre le comunità sono molto piccole, e questo offre l’opportunità di un approccio più personalizzato a ogni singolo fedele. Tutti questi risultati, secondo Matulnik, possono “aiutare i responsabili della Chiesa a riflettere sulla situazione e decidere quale direzione intraprendere nella pastorale giovanile nei prossimi decenni”.