Dopo il caso Lione
La bufera mediatica che si è abbattuta sulla diocesi di Lione e il cardinale Philippe Barbarin sta obbligando i vescovi francesi a “riflettere su come accogliere le vittime divenute oggi adulti ed ascoltarle”. Intervista a monsignor Stanislas Lalanne, vescovo di Pontoise e membro del Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese, all’indomani della notizia di una perquisizione all’arcivescovado di Lione. “Ci sono stati questi fatti gravi ma ciò non deve consentire di gettare ombre di discredito generalizzato sull’insieme dei preti di Lione e altrove o sulla missione educativa che la Chiesa sta realizzando con i giovani che merita attenzione e prudenza”
La bufera mediatica che si è abbattuta sulla diocesi di Lione e sul cardinale Philippe Barbarin sta obbligando i vescovi francesi a “riflettere su come accogliere le vittime divenute oggi adulti ed ascoltarle”. A parlare è monsignor Stanislas Lalanne, vescovo di Pontoise e membro del Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese, all’indomani della notizia di una perquisizione all’arcivescovado di Lione effettuata dalla polizia nell’ambito delle indagini preliminari su un caso di pedofilia che sta coinvolgendo il cardinale Philippe Barbarin.
Se per i vescovi francesi, la linea di condotta sui casi di pedofilia attuali è chiara (denuncia immediata alla giustizia), la questione rimane aperta sui casi del passato.
Il vescovo Lalanne è responsabile di una “cellula di sorveglianza” istituita dai vescovi di Francia sulla pedofilia. “Ciò che sta succedendo a Lione – spiega – sono fatti relativi a molti anni fa. Fatti risalenti agli anni ‘85/’90. Qualora pure ci fosse una prescrizione prevista dalla legge, non ci può essere prescrizione morale. La sofferenza subita e inflitta non va in prescrizione. I fatti per i quali le vittime accusano la Chiesa sono accaduti molto prima che il cardinale Barbarin fosse a Lione. Sono fatti, però, che ci obbligano ora a capire meglio e riflettere su come accogliere e ascoltare queste vittime. Le vittime hanno bisogno di essere ascoltate”.
L’Assemblea plenaria di Lourdes. Del caso Lione – precisa in un colloquio telefonico monsignor Lalanne – “ne abbiamo molto parlato la settimana scorsa all’Assemblea plenaria di Lourdes. Posso dire come prima cosa che un enorme lavoro è stato fatto dalla Chiesa di Francia negli anni 1989/2000”. In quegli anni, una serie di casi richiedevano all’episcopato di “prendere coscienza non soltanto della gravità dei fatti di pedofilia ma anche e soprattutto delle conseguenze che questi fatti avevano nella vita dei bambini divenuti oggi adulti vittime di quegli atti”. “Ci siamo resi conto però che l’80% dei vescovi attuali non hanno partecipato a quel lavoro di discernimento e quindi ci è sembrato importante prendere un tempo di riflessione per sensibilizzare e allertare sul fenomeno e informare su quale condotta tenere in caso di abusi sui minori. Questo lavoro è stato fatto nel marzo 2015 e nel novembre di quello stesso anno, nel corso delle due assemblee plenarie”.
Linee guida alla lotta contro la pedofilia, all’impegno di prevenzione e alla tolleranza zero. Lalanne ricorda che nel 2002, i vescovi francesi avevano pubblicato una Brochure che è stata poi aggiornata nel 2010 e ripubblicata con il titolo “Lutter contre la pédophilie. Repère pour les éducateurs”. In questi anni poi – racconta Lalanne – ci sono state diocesi che hanno preso delle iniziative come quella di Orleans. “Ma la questione che io pongo è che per fare questa accoglienza bisogna avere competenza. Quando le vittime vengono e chiedono di essere incontrate, bisogna agire con discernimento e prudenza. E’ chiaro. Lo ripetiamo:
i vescovi sono determinati a dare priorità e massima attenzione alle vittime e a stare anche attenti a non permettere ai preti di commettere altri fatti”.
Formazione e prevenzione. Il lavoro dei vescovi francesi dunque va avanti. “Stiamo lavorando per aggiornare la nostra brochure perché sia pubblicata già a partire dalla prossima settimana sul sito internet della Conferenza episcopale perché il maggior numero di persone abbia la possibilità di consultarlo. E’ quindi un libretto rivolto a tutti gli educatori, non soltanto quindi ai preti o ai religiosi ma a chiunque abbia o svolga un ruolo di responsabilità con i giovani e nelle associazioni”.
La bufera mediatica in Francia non si è ancora placata. “Vorrei dire – conclude il vescovo di Pontoise –: ci sono stati questi fatti gravi ma ciò non deve consentire di gettare ombre di discredito generalizzato sull’insieme dei preti di Lione e altrove o sulla missione educativa che la Chiesa sta realizzando con i giovani. Una missione che merita attenzione e prudenza. Dietro poi a questi casi, emerge una questione che riguarda la sfera dell’affettività e della sessualità e chiama in causa tutta la società”.