1050° anniversario
Il battesimo del primo sovrano, duca Mieszko I, risale al 966. Dal 14 al 16 aprile sono previste celebrazioni ufficiali, civili e religiose, nella più antica capitale polacca, Gniezno, e a Poznan, compresa l’Assemblea nazionale delle due Camere del Parlamento con la partecipazione del Presidente della Repubblica. Il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, rappresenterà il Papa. La religione oggi, i cattolici praticanti, la fede e i giovani
Dal 14 al 16 aprile la Polonia celebrerà solennemente il 1050o anniversario del battesimo del primo sovrano, il duca Mieszko I (940-992). Papa Francesco ha nominato il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin suo legato alle celebrazioni previste nella più antica capitale polacca, Gniezno, e a Poznan. La rilevanza dell’anniversario è sottolineata da Ewa Czaczkowska, storica, docente dell’Università cattolica di Varsavia, giornalista e scrittrice, autrice di vari volumi fra cui i bestseller “Suor Faustina Kowalska. Biografia di una santa” e di “Don Jerzy Popieluszko”.
Qual è, per il suo Paese, l’importanza del 1050o anniversario della “cristianizzazione”?
È la prima volta che possiamo – in una Polonia libera e sovrana – festeggiare la cristianizzazione, ovvero il “battesimo” e la costituzione dello Stato polacco. Nel 1966, quando cadeva il millennio, l’anniversario non si potè commemorare per via del regime. Alle solennità dalla Chiesa vennero allora contrapposte dalle autorità dello Stato comunista manifestazioni ufficiali a carattere festoso e del tutto laico. Adesso, per la prima volta nella storia moderna della Polonia, le celebrazioni avranno un carattere congiunto: sul luogo dove nel 966 il conte Mieszko I venne battezzato si svolgeranno oltre alle cerimonie religiose anche l’Assemblea nazionale delle due Camere del Parlamento con la partecipazione del Presidente della Repubblica e numerosi alti rappresentanti del popolo. Forse non tutti i cittadini festeggeranno l’anniversario del battesimo della Polonia allo stesso modo, ma comunque le celebrazioni avranno un carattere nazionale. L’importanza dell’evento è in qualche modo sottolineata anche dalla visita di Papa Francesco e dalla Gmg di Cracovia previsti per la fine di luglio.
Qual è oggi il rapporto che intercorre tra la Chiesa cattolica e lo Stato polacco?
Oggi vediamo i risultati del ruolo particolare che la Chiesa si era assunta negli ultimi duecento anni, nell’Ottocento e durante tutto il secolo scorso. Quando la Polonia fu cancellata dalle carte d’Europa, durante la Seconda guerra mondiale, e poi negli anni del comunismo, la Chiesa divenne il baluardo e la vera patria spirituale dei polacchi, permettendo loro di conservare e di rafforzare l’identità nazionale legata strettamente al sistema dei valori cristiani. La cultura polacca di allora era impregnata di cristianesimo e lo è a tutt’oggi, memore dei tempi quando solo nelle chiese si poteva parlare la propria lingua, preservare la propria storia e la cultura nazionale. Quel ruolo fu rafforzato poi dalle personalità di grandi polacchi e grandi uomini di Chiesa come il cardinale Stefan Wyszynski e Papa Giovanni Paolo II.
Qual è stato, nell’ambito di quei rapporti, il contributo del cardinale Wyszynski che fu primate di Polonia dal 1948 al 1981?
Era stato proprio il cardinale Wyszynski a organizzare le celebrazioni del Millennio del cristianesimo in Polonia e a mettere in rilievo il fatto che
il battesimo di Mieszko I contribuì in maniera decisiva all’istituzione di uno Stato polacco moderno.
Il programma delle celebrazioni da lui predisposto aveva come obiettivo di rinsaldare la fede e la morale cristiana, ma anche l’identità nazionale dei polacchi. Oggi gli studiosi concordano sul fatto che coloro che avevano partecipato alle celebrazioni del Millennio del cristianesimo hanno poi contribuito a far sì che il movimento dei sindacati liberi Solidarnosc negli anni Ottanta riuscisse a sconfiggere il comunismo senza spargimento di sangue e a ricostruire il Paese libero e sovrano. Quei valori a tutt’oggi non hanno perso validità.
L’Europa si sta secolarizzando, processo che in Polonia forse avviene più lentamente… Quali sono le ragioni di tale differenza?
Da parecchi anni le statistiche indicano che in Polonia i cattolici praticanti si aggirano stabilmente attorno al 40%. Va ricordato però che nel 1981 erano il 51% e nel 1982 il 57%. Nel 1981 quando in Polonia le autorità comuniste introdussero la legge marziale la gente ancora una volta si rivolse alla Chiesa cercando uno spazio di libertà nazionale e individuale. Nelle chiese, oltre a incontri con personaggi perseguitati dal regime, si svolgevano dei dibattiti politici, discussioni a carattere storico e anche rappresentazioni teatrali. La Chiesa inoltre offriva aiuto e assistenza a coloro che a causa delle vessazioni da parte delle autorità si trovavano in bisogno.
La situazione attuale è anche il frutto degli atteggiamenti assunti in quegli anni dagli uomini di Chiesa.
Con quale spirito i giovani di oggi si accingono a celebrare il 1050o del battesimo della Polonia?
Le statistiche dicono che i giovani non arrivano a quella soglia del 40% di fedeli che ogni domenica vanno in chiesa. Gli studiosi tuttavia affermano che questo potrebbe essere un processo naturale: i giovani prima lasciano la Chiesa, ma poi vi tornano. Bisogna quindi vedere cosa accadrà nel tempo. D’altra parte sono numerosi i giovani che si riconoscono nella morale cristiana e, ad esempio, tra loro cresce il numero di coloro che rifiutano e contrastano divorzio e aborto.