Il piano per la bonifica
Da oltre vent’anni gli abitanti del quartiere di Napoli dove sorgeva l’Italsider aspettano un vero piano di rilancio del quartiere. Il premier Matteo Renzi ha presentato un programma, sul quale restano delle perplessità. I pareri di don Raffaele Russo (parroco), Fabio Di Nunno (Mlac), Massimo Clemente (Cnr Iriss), Mario Di Costanzo (diocesi), Lucio Fino (Meic)
Un libro dei sogni o una svolta per Bagnoli? Se lo domandano gli abitanti di Bagnoli, che ormai attendono da oltre vent’anni di vedere rinascere il quartiere di Napoli dove un tempo sorgeva l’Italsider. Nel piano per la bonifica e il rilancio di Bagnoli, presentato nei giorni scorsi a Napoli dal premier Matteo Renzi, sono previsti l’eliminazione della colmata e la sua sostituzione con la spiaggia, un porto turistico, lo stadio della vela, il pontile di vetro, impianti sportivi, alberghi. Per la riqualificazione ambientale di Bagnoli il Governo promette 272 milioni di euro. Sarà sufficiente? E, soprattutto, si passerà davvero dalle parole ai fatti?
Oltre le promesse. Don Raffaele Russo, parroco di Maria Santissima Desolata e vicario foraneo di Bagnoli, ha cinquant’anni, è originario del quartiere ed è figlio di un operaio dell’Italsider: “Dalla chiusura dell’Italsider – afferma -. Purtroppo, sono passati oltre vent’anni e l’unico dato certo è che le giovani famiglie sono andate via da Bagnoli”. Infatti, “agli inizi degli anni ’90 avevano detto che Bagnoli sarebbe diventata la Montecarlo o la Cannes del Sud e i prezzi delle case sono schizzati alle stelle”. Da anni “come bagnolesi siamo solo spettatori di tante promosse, ma nessuno, a livello nazionale, regionale e comunale, ha realizzato qualcosa di concreto. Adesso Renzi ha assicurato che in qualche anno ci sarà una grande svolta, ci auguriamo che non siano solo promesse pre-elettorali”. La gente, continua, “vuole essere protagonista: la maggior parte dei ragazzi frequenta l’istituto alberghiero che si trova a Bagnoli.
Uno sviluppo turistico darebbe ai figli di questa terra uno sbocco lavorativo, con la possibilità di restare qui e di non dover cercare fortuna fuori”.
Gli interessi, ammette il sacerdote, “sono tanti, spero che sia rispettata la volontà espressa da Renzi di tenere alla larga la camorra e che non sia solo un’utopia”.
Rispetto del paesaggio. “Come Azione cattolica di Pozzuoli abbiamo partecipato al gruppo di associazioni che si sono sedute alla cabina di regia con il commissario”, racconta Fabio Di Nunno, segretario del Mlac (Movimento lavoratori di Azione cattolica) della diocesi di Pozzuoli, secondo il quale
“è importante che s’inizi a fare qualcosa, dopo anni di immobilismo e di investimenti sbagliati”.
Di Nunno precisa: “Non so, però, se i 272 milioni di euro annunciati da Renzi per attuare il piano possano essere sufficienti, ma guardo con favore il progetto perché c’è rispetto del paesaggio. Sulla linea di costa si vuole fare un sottopasso che non divida più la spiaggia con il resto dell’area, com’è invece adesso. Ma esposto al mare quanto durerà e quali saranno i costi di gestione?”. Il porto turistico è “indispensabile per tutti i luoghi che vogliono avere uno sviluppo. Si dovrà, però, capire se le spiagge saranno libere o se ci saranno delle concessioni”. Resta pure “la perplessità sulla possibilità di balneazione perché i fondali sono inquinati”.
Problema complesso. “Le parti positive del piano sono quelle che riprendono le previsioni generali del piano urbanistico del Comune di Napoli: il ripristino della linea di costa, un’attenzione ambientale, un mix equilibrato di pubblico e privato”. Lo sostiene Massimo Clemente, dirigente di ricerca in urbanistica al Cnr Iriss, per il quale, però, “la questione non è tanto cosa fare, ma come fare.
Non conta il piano in sé, ma il modello di attuazione.
Questo è mancato in passato, ma temo che stia accadendo anche ora, perché non è stato tracciato un percorso attuativo che garantisca un risultato efficace. Il problema è complesso: ci sono molti soggetti interessati, a partire dalla comunità urbana, le istituzioni centrali e locali, gli imprenditori pubblici e privati”. Anche sulla scelta del commissariamento Clemente esprime dubbi: “In altri Paesi, come Gran Bretagna, Stati Uniti o Germania, si prediligono modelli collaborativi, in cui c’è la partecipazione di tutti i soggetti, con una condivisione delle scelte, delle visioni e delle strategie per attuarle. Purtroppo, ho la sensazione che si voglia andare muro contro muro, mentre servirebbe un po’ di buona volontà da tutte le parti per collaborare in vista del bene del quartiere e della città. Molto può e deve fare l’associazionismo, per facilitare il dialogo e la collaborazione”.
Per Mario Di Costanzo, responsabile della formazione socio-politica della diocesi di Napoli,
“Bagnoli è la quintessenza delle negligenze che hanno caratterizzato la vicenda politica napoletana negli ultimi 30 anni.
Si pensi alla cosiddetta ‘colmata a mare’, vale a dire a quell’accumulo di materiale di risulta prodotto in tempi lontani dall’Italsider che non si sapeva dove collocare. Si adottò all’epoca una soluzione provvisoria con effetti straordinariamente inquinanti e col risultato di dare vita a quello che oggi è diventato un problema apparentemente irrisolvibile”. Sulla stessa asserita bonifica dei suoli “non c’è chiarezza viste le indagini della magistratura che tuttora li tiene sotto sequestro”. Su queste premesse “riesce un po’ difficile imputare al governo Renzi il fatto di avere assunto la leadership dell’attività di recupero di Bagnoli, tra l’altro con la costituzione della cosiddetta ‘cabina di regia’. De Magistris se n’è chiamato fuori denunciando interessi privati sull’utilizzo dei suoli. Certo, non v’è dubbio che la costa che da Bagnoli va a Pozzuoli e anche oltre è tra le più belle d’Italia e suscita per questo appetiti speculativi. Ma è vero pure che anche l’amministrazione De Magistris sul tema specifico ha per quattro anni brillato per assenza. Il Comune rivendica le sue competenze in materia urbanistica e questo è fuori discussione. Ma il punto è che le competenze vanno non solo dichiarate ma anche esercitate. E questo finora non è avvenuto”.
Restano i dubbi. Di luci e ombre parla anche Lucio Fino, presidente del Meic (Movimento ecclesiale d’impegno culturale) di Napoli: “Per quanto riguarda la colmata, terribilmente inquinante, fino a qualche tempo fa il Governo parlava di recupero e risanamento, mentre Renzi a Napoli ha garantito che in tempi brevi inizieranno i lavori di demolizione. E ciò è positivo. Il premier ha sostenuto, poi, che le cubature saranno ridotte al solo 20%: questa è un’altra ottima notizia, ma qui c’è qualche dubbio perché Renzi ha parlato dell’albergo da costruire sull’isola di Nisida e di insediamenti industriali nei pressi della spiaggia, pur non entrando nel dettaglio. A Bagnoli c’è anche Città della Scienza, che sta utilizzando dei padiglioni sulla spiaggia, ma, se come prevede il progetto, sulla spiaggia non sono previsti insediamenti, allora Città della Scienza dovrebbe arretrare e gli insediamenti costruiti l’anno scorso essere demoliti? Su questo il premier non si è pronunciato e restano, quindi, molte ombre”.