Primo maggio
Invitate dalla Commissione episcopale per la pastorale sociale, presieduta da monsignor Jorge Lozano, tre delle cinque centrali sindacali argentine hanno partecipato – nella ricorrenza della festa di “San Giuseppe Artigiano” – a un momento di preghiera “per i lavoratori” celebrato a Buenos Aires, per ricordare che al centro “c’è sempre l’uomo”
In un momento di forte tensione in Argentina per i licenziamenti nel settore sia pubblico sia privato e l’aumento del carovita, un momento di distensione è stato vissuto grazie al momento di preghiera per i lavoratori promosso a Buenos Aires dalla Commissione episcopale per la pastorale sociale.
Invitate dalla Commissione episcopale per la pastorale sociale presieduta dal vescovo di Gualeguaychù, monsignor Jorge Lozano, tre delle cinque centrali sindacali argentine (la Cgt Azopardo guidata da Antonio Calò, la Cgt di Moyano e la Cta guidata da Pablo De Michelis) hanno partecipato – nella ricorrenza della festa di “San Giuseppe Artigiano” – a un momento di preghiera “per i lavoratori” celebrato a Buenos Aires, nella sede dell’Azione Cattolica Argentina, in presenza anche del vescovo di San Justo, monsignor Eduardo Garcìa. Mentre la mobilitazione di piazza – organizzata dalle cinque centrali sindacali per manifestare, il 1° maggio, contro la politica economica del governo, gli aumenti delle tariffe e i licenziamenti nel settore pubblico e privato – è stata in linea con le posizioni dei partiti politici d’opposizione impegnati a capitalizzare lo scontento sociale, la celebrazione convocata da monsignor Lozano è riuscita a conservare lo spirito di una preghiera riservata al mondo del lavoro e ai dirigenti cui è affidata la guida dei principali sindacati argentini, staccandosi dagli interessi particolari dei partiti politici. In questo momento di grande contrasto per la legge discussa in Parlamento – fortemente avversata dal governo – sulla sospensione di ogni licenziamento per 180 giorni e sul doppio indennizzo in caso di licenziamento, come reclamato dai sindacati, l’invito alla “preghiera per un lavoro degno”, ricordando che “il lavoro è sacro perche ci consente di partecipare all’opera della creazione del Signore”, ha messo in luce le ragioni su cui si dovrebbe riflettere quando di lavoro e di attività economica si parla, considerando – come ha ribadito monsignor Lozano – che al centro “c’è sempre l’uomo”.
In Argentina oggi si parla di 140mila licenziamenti, tra settore pubblico e privato, nei primi tre mesi di quest’anno e di livelli di povertà che – secondo quanto pubblicato recentemente dall’Osservatorio del debito sociale dell’Università Cattolica argentina – sarebbero aumentati dal 29% al 34,5% nello stesso periodo.
Si tratta , dunque, di 1,4 milioni in più di poveri e di 300mila nuovi indigenti. Di certo c’è che anche nei primi tre mesi del 2009, durante il governo della presidente Cristina Kirchner, ci sono stati 110mila licenziamenti a causa della crisi economica internazionale e che allora, invece di una legge anti-licenziamenti sono stati varati – dagli stessi legislatori oggi impegnati nel dibattito di una legge anti- licenziamenti – diversi benefici a favore degli imprenditori, come la riduzione dei contributi da parte del datore di lavoro. Ma è vero anche che l’attuale presidente Mauricio Macri aveva promesso che avrebbe fatto il possibile per evitare che la svalutazione facesse aumentare il carovita. Al contrario,
l’inflazione è aumentata, senza alcuna protezione per i consumatori e in particolare per i lavoratori.
Sul contrasto in atto, la norma voluta dai sindacati – così com’è stata già approvata dal Senato – non si applicherebbe a eventuali nuovi assunti, ma servirebbe soltanto a proteggere i posti di lavoro esistenti, cioè a garantire chi ha già un posto di lavoro dal rischio di perderlo o – nel caso estremo – di ricevere almeno un doppio indennizzo. Tuttavia, si tratta di un provvedimento di legge molto avversato dal governo. Un alto funzionario, in una dichiarazione ripresa dal quotidiano “La Nacion”, ha sostenuto che il presidente non intenderebbe lasciarsi “marcare il campo”, come se si trattasse di una semplice partita di calcio… È proprio il presidente Macri a spiegare che “da cinque anni in Argentina non si crea lavoro perché la disoccupazione è stata coperta dal crescente e inutile impiego pubblico” e che la legge in discussione “non è la strada giusta”, perché è “un provvedimento che non aiuterà l’Argentina nella sua ricerca di investimenti nel settore privato”. Si profilano, quindi, tempi difficili per il Paese che ha votato solo pochi mesi fa per un cambio nel modo di gestire la cosa pubblica e di fare politica e che rifiuta che si possa procedere senza prendersi cura di quanti vivono nelle condizioni più difficili.
L’annuncio da parte del governo di misure sociali che prevedono la costruzione di 120mila abitazioni e la creazione di 200mila posti di lavoro in tutto il Paese nel corso dei prossimi quattro anni e la promozione dell’impiego di giovani sotto i 24 anni, apre uno spiraglio di speranza.
“Preghiamo affinché tutti possano guadagnare il pane con il sudore della loro fronte ed essere inclusi, attraverso il lavoro, nella società – ha affermato monsignor Lozano davanti ai sindacalisti argentini -. Chiediamo che attraverso il lavoro ognuno possa realizzare la pienezza della sua esistenza di essere umano e che tutti – come Gesù che secondo il Vangelo era riconosciuto come il figlio del falegname – possano essere identificati da un lavoro”.