Media e cultura
Un documento della Conferenza episcopale spagnola valorizza la “settima arte” e mette in guardia da un utilizzo improprio dei prodotti cinematografici, che ledono i diritti legittimi degli autori e dell’industria del settore e arrecano un danno generalizzato sul piano culturale e sociale. Mons. Gracía Beltrán: “No alla distribuzione e fruizione parallela dei film”
“Dall’inizio delle proiezioni cinematografiche, alla fine del XIX secolo, la Chiesa ha sempre inteso il cinema come un mezzo di comunicazione di grande valore per la diffusione della cultura, il primo di quelli chiamati ‘di comunicazione di massa’, e un prezioso strumento anche per l’evangelizzazione. Giovanni Paolo II lo ha descritto come ‘veicolo di scambi culturali e invito all’apertura e alla riflessione nei confronti di realtà estranee alla nostra formazione e mentalità’. In questo senso, il cinema permette di abbattere le distanze e acquista quella dignità, propria della cultura”. Inizia così il documento “La pirateria nel cinema. Uno sguardo dalla Dottrina sociale della Chiesa”, diffuso dalla Commissione episcopale per i mezzi di comunicazione sociale (Cemcs) della Conferenza episcopale spagnola, in occasione della 50ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, svoltasi domenica 8 maggio.
Legittimo diritto di proprietà. I vescovi ricordano che “dalla fine del XX secolo, l’avvento di nuove tecnologie e di nuovi strumenti ha permesso una distribuzione in grande scala delle opere cinematografiche, raggiungendo sempre più persone in modo semplice ed economico”, ma “senza un’educazione morale rilevante, la rapida diffusione dei film può danneggiare i legittimi diritti e gli interessi di un vasto numero di professionisti che operano nel settore cinematografico”, tanto che “le opere audiovisive vengono rese disponibili tramite internet” o vendute per strada in modo illegale. Di qui, l’allarme sulla diffusione della pirateria che, colpendo “il mondo del cinema, soprattutto nel nostro Paese”, “mette in pericolo la continuità di questa espressione culturale preziosa per la diffusione di idee a beneficio del popolo”. La Cemcs difende, quindi, “il legittimo diritto di proprietà che si estende anche alla proprietà intellettuale e culturale”. Il cinema, inoltre, “ha una dimensione sociale importante”, in quanto “rinnova la società, facendola progredire, piuttosto che limitarsi a una mera attività produttiva”. Per questo, la pirateria, nell’ottica della Dottrina sociale della Chiesa, rientra in quelle attività che “violano il diritto di ricevere un giusto compenso per il lavoro svolto e quindi sono contrarie non solo al diritto delle nazioni, ma anche alla legge di Dio”. Pirateria che aggrava ulteriormente la crisi che sta vivendo il cinema, “legata, in parte, al cambio culturale che stanno creando le moderne tecnologie della comunicazione”.
Rispettare il bene comune. Secondo i vescovi, “la pirateria può comportare che progetti di rilievo per il bene della società o che possono aiutare a umanizzare le persone non raggiungano il grande schermo perché l’industria del cinema non può sostenersi economicamente. Insomma, la pirateria causa un danno economico alle persone impegnate in questa industria e anche un danno a tutta la società che sarà privata di contenuti culturali che sono alla base del suo sviluppo”. Incoraggiando, poi, l’industria cinematografica ad adattarsi meglio alle nuove tecnologie, come ha fatto da tempo l’industria musicale, i presuli spagnoli sottolineano che
la pirateria è contraria al settimo e al decimo comandamento, ovvero “Non rubare” e “Non desiderare la roba d’altri”.
Di qui, l’incoraggiamento ai cattolici e a tutte le persone di buona volontà, in particolare ai giovani e ai loro educatori, a “vivere secondo i principi che regolano il bene comune e lo sviluppo delle persone e della dignità umana”. Il cinema, infatti, “è uno strumento privilegiato per la formazione, l’intrattenimento, la conoscenza e la diffusione di valori nella società”, perciò “valorizzare l’opera di coloro che lavorano in questa industria, che va molto oltre l’intrattenimento, chiede che siano retribuiti in modo giusto i loro sforzi”. “Ci auguriamo – concludono i vescovi spagnoli – che il fenomeno della pirateria nel mondo del cinema diminuisca fino a scomparire, come frutto di una riflessione matura”.
Un danno per tutti. Monsignor Ginés Gracía Beltrán, vescovo di Guadix–Baza e presidente della Cemcs, in un’intervista all’Agencia Sic (il Servizio di informazione della Chiesa cattolica in Spagna), spiega: “I film hanno dei distributori. Con la pirateria, è stato creato un canale parallelo di distribuzione, creando grandi benefici per persone che non hanno fatto niente”. La conseguenza non è solo il danno causato al legittimo proprietario: “È anche un danno a tutta l’industria composta dalle migliaia di persone che lavorano nel cinema, in tutti i settori e anche la sparizione di una delle belle arti che, ben orientata, serve per diffondere cultura, creare spazi di incontro e fare proposte di senso per la società”.