Donne nella Chiesa

Diaconato femminile. La pastora Maria Bonafede: “E’ l’apertura di una porta rimasta per molto tempo chiusa”

Plaude a papa Francesco Maria Bonafede, alla proposta di istituire una Commissione di studio sul diaconato femminile. Bonafede è una pastora valdese ed è stata la prima donna in Italia a ricoprire la carica di moderatrice della Tavola Valdese. “Do ragione a chi dice che si tratta di una svolta perché è l’apertura di una porta che è stata ribadita per molto tempo come chiusa. Mi sembra una bella notizia”

“Quanto ha detto il Papa è molto importante. Do ragione a chi dice che si tratta di una svolta perché, certo, è un piccolo passo con l’avvio di una commissione di studio, ma è l’apertura di una porta che è stata ribadita per molto tempo come chiusa. Mi sembra una bella notizia”. Plaude a papa Francesco Maria Bonafede, alla proposta di istituire una Commissione di studio sul diaconato femminile. Bonafede è una pastora valdese ed è stata la prima donna in Italia a ricoprire la carica di moderatrice della Tavola Valdese. Nel 2014 ha festeggiato trent’anni di ministero pastorale. Esordisce subito con una precisazione. Dai tempi della Riforma, nel mondo delle Chiese riformate non c’è sacerdozio ma pastorato che “è diverso. I pastori dal punto di vista delle cose che fanno sono paragonabili ai sacerdoti  ma non c’è ordine sacro e restano persone uguali a tutte le altre e quindi sono laici”.  Le donne sono entrate nel pastorato dall’inizio degli anni ’60. Si tratta quindi di una realtà abbastanza recente ed è stata l’esito di una lunga discussione iniziata nel  1948. Da allora si sono moltiplicate le pastore all’interno della Chiesa.

Il panorama. E’ molto variegato. le Chiese che vengono dalla Riforma e quindi luterane , riformate, valdesi metodiste, battiste sono arrivate a questo passo da più di metà di un secolo. Le Chiese anglicane ci sono arrivate più recentemente e in modi diversi. Ci sono anche diverse organizzazioni all’interno delle Chiesa. Per esempio nella Chiesa luterana ci sono le donne “vescove” ma nella Chiese riformate è diverso.

Le pastore in Italia sono circa la metà del numero totale dei pastori e quindi una quarantina.  

“E’ una vocazione di Dio come per gli uomini”, osserva Bonafede. E’ ancora presto per stilare un “bilancio” sul contributo che le donne hanno portato. Ma su una cosa la pastora è certa: “Con loro la vita normale, fatta di uomini e di donne, è entrata a pieno titolo nella Chiesa e l’ha cambiata profondamente portando circolarità, condivisione, maggiore distribuzione delle responsabilità”.

“Le donne, per quello che mi sembra di poter cogliere, riescono di più a condividere e a valorizzare le persone per i doni che hanno ricevuto”.

Tra famiglia e comunità. Donne pastore, madri e spose. Quanto è difficile conciliare tutto questo? “In modo semplice”, risponde Bonafede, madre di un figlio ora adulto. “Si tratta semplicemente di sapersi organizzare la vita come in tutte le famiglie in cui lavorano entrambi i coniugi. Una bella esperienza, che non toglie nulla all’intensità del proprio ministero e alla piena dedizione”. Ormai la presenza delle donne pastore nelle Chiese riformate è una normalità per tutti. “Le Chiese ricevono pastori e pastore senza difficoltà. Ma nella mia vita di ministero – sono pastora da 30 anni – ho visto grandi cambiamenti. All’inizio era molto faticoso e difficile perché non c’era l’abitudine”.

La Chiesa cattolica. “Ci sono nella Chiesa cattolica – dice Bonafede – tantissime donne che studiano la Bibbia, che sono addottorate nelle Sacre Scritture, nella teologia. Tantissime donne che oggi sono pronte a predicare, a spiegare la Bibbia, a lavorare nelle chiese. In questo senso, lo spiraglio che si è aperto, trova un terreno preparato. E anche se si tratta di un primo passo, indubbiamente si è aperto uno spiraglio laddove c’è stata una serrata molto ferma fino adesso”.

Tutto ciò implica “un grande cambiamento all’interno, più grande di quello che si possa immaginare”, osserva la pastora valdese.

“Perché chiede di ridistribuire il potere nella chiesa (anche se è una brutta parola da usare) per far entrare nei più alti dei ministeri la vita di tutti, fatta appunto di uomini e donne. Il ministero – aggiunge – è un servizio ma quando è esclusivo di una parte, diventa potere”. E Papa Francesco agisce “nel suo stile, che è quello di  aprire dalle periferie, per costruire una mentalità”.