Diocesi Ugento-Santa Maria di Leuca

Leuca: un parco ecclesiale per una terra ponte tra Oriente e Occidente

Leuca, ovvero dove “l’Europa incontra il Mediterraneo”, la terra bianca, leucos, come amavano chiamarla i greci perché sempre baciata dal sole e che i romani ribattezzarono “De Finibus Terrae”, che sta a significare “Alla fine della terra”. Qui nasce il primo Parco culturale ecclesiale formalmente istituito in Italia: la Fondazione di partecipazione Parco Culturale Ecclesiale “Terre del Capo di Leuca – De Finibus Terrae”. Si tratta di un sistema territoriale che promuove, recupera e valorizza il patrimonio liturgico, storico, artistico, architettonico, museale, ricettivo, ludico di una o più Chiese particolari. In Italia ne sono in preparazione altre dodici.

La presentazione si è tenuta il 20 maggio a Roma, nella sede di rappresentanza della Regione Puglia, che sostiene l’iniziativa promossa dalla diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, guidata dal vescovo, Vito Angiuli. “La nascita del Parco – ha spiegato monsignor Angiuli – nasce da un innovativo progetto nazionale della Cei che, attraverso l’Ufficio nazionale per la pastorale del Turismo, intende rispondere a due sollecitazioni molto importanti della contemporaneità: la valorizzazione dei beni culturali ecclesiali, nel più ampio contesto dell’attrattività territoriale e come veicolo di evangelizzazione, di incontro, di dialogo e di pace per un’ecologia integrale della persona umana”. Una vera e propria sfida accolta da quel Capo di Leuca immerso nel Mediterraneo che ancora vive, nella presenza della Basilica Santuario, le memorie dei passi di San Pietro e che si proietta nel mondo attraverso le parole di don Tonino Bello. È qui che passa la via Leucadensis, l’antica via della Perdonanza percorsa sin dal Medioevo dai pellegrini diretti al santuario di Santa Maria de finibus terrae. Un cammino che mons. Angiuli auspica che entri a far parte della Via Francigena del Sud.

“La nostra – ha dichiarato il vescovo – è stata da sempre una terra di accoglienza, dall’Est e dal Medio Oriente. Una terra che è un ponte geografico, culturale e religioso tra Oriente e Occidente.

Basti pensare che i santi che si venerano qui sono tutti orientali, san Giovanni Crisostomo, san Giovanni Elemosiniere. Oggi questo ruolo di ponte viene reso ancora più attuale dai destini dell’Europa che si giocano nell’area del Mediterraneo. Gli sbarchi degli immigrati ne sono un chiaro esempio. Il Mediterraneo non è solo un luogo di naufragio ma di incontro e di dialogo”.

“In un tempo in cui tanti Paesi europei erigono muri a Leuca si discute come costruire ponti

– ha detto Loredana Capone, assessore industria turistica e culturale della Regione Puglia –  lo strumento che abbiamo pensato è quello del Parco culturale ecclesiale che vogliamo sostenere, in un gioco di squadra che vede Chiesa e Istituzioni collaborare, con politiche pubbliche appropriate”. Per monsignor Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del turismo, tempo libero e sport della Cei, il “parco ecclesiale culturale” è un sistema che se profondamente radicato in un territorio, “diventa capace di mettere in relazione comunità parrocchiali, monasteri, santuari, aggregazioni laicali ricche di tradizioni”. Un tessuto connettivo “in grado di valorizzare spazi aggregativi e ricettivi; feste patronali; antiche vie di pellegrinaggio; iniziative culturali come catechesi attraverso l’arte, mostre, convegni, rassegne, festival; tradizioni radicate nella cultura e nella religiosità popolare” entrando in rapporto con “istituzioni, reti ecologico-ambientali, sistemi turistici locali”.

Una realtà in cui il “turista non è più un cliente ma un ospite, un turista consapevole e non un consumatore.

Consapevole perché sceglie il luogo attratto dallo stile di vita che lo caratterizza”. Un’area “legata non solo al territorio geografico, ma anche alla cultura, alle tradizioni, agli stili di vita, alle esperienze religiose come risposta alla necessità di tutela, di valorizzazione nella sua specifica peculiarità storica, culturale, ambientale, economica, spirituale”.

Il parco può, così, “contribuire allo sviluppo economico e sociale sostenibile del territorio

attraverso la generazione di un’economia di indotto ma anche offrendo concrete opportunità di lavoro ai giovani”.

I Cammini e la Carta. Oltre al parco, ieri, è stato presentato anche il marchio collettivo territoriale “Cammini di Leuca”, lanciato per indicare le direttrici dei cammini che portavano al santuario di Leuca e tutti i servizi cui il pellegrino del terzo millennio potrà accedere per vivere un’esperienza che vada oltre il turismo religioso e diventi “turismo di senso”. Il marchio è raffigurato da una stella a 8 punte, simbolo della Vergine Maria, di cui una punta si trasforma in freccia, nella stessa direzione in cui la Madonna di leuca indica Gesù bambino nella tela che la raffigura. Tra gli obiettivi che il Parco Culturale Ecclesiale “Terre del Capo di Leuca – De Finibus Terrae” anche quello di un evento annuale, denominato “#cartadileuca.0”. Sessanta giovani giungeranno da diversi Paesi dell’Europa e del Mediterraneo, nel prossimo mese di agosto (11-14) a Leuca per redigere la Carta di Leuca, un appello ai governanti perché facciano del Mediterraneo una “arca di pace”. Ancora una volta, come nella sua storia e tradizione, Leuca vuole essere un luogo di incontro e di dialogo, dove costruire la pace e custodire il Creato, di cui don Tonino Bello – che in questa terra riposa – ne è stato profeta.