Chiesa locale
Sono stati presentati il 20 giugno, al Centro pastorale di Bolzano, gli atti del Sinodo diocesano che ha visto impegnata la Chiesa altoatesina dal 30 novembre 2013 all’8 dicembre 2015. Il volume di 576 pagine, interamente bilingue, contiene 11 documenti programmatici, da cui sono scaturiti 196 provvedimenti organizzati in otto ambiti d’azione
Il volume degli atti del Sinodo diocesano profuma di carta appena stampata. Sulla copertina campeggia il motto che ha accompagnato la Chiesa altoatesina in questi due anni di cammino sinodale: “Sulla Tua Parola… con gioia e speranza”. Quello stesso motto che abbiamo sentito e ripetuto migliaia di volte e che oggi è lì, nero su bianco, come “sigillo” a quello che è il frutto di un percorso che la diocesi di Bolzano-Bressanone ha iniziato il 30 novembre 2013 e ha concluso l’8 dicembre dello scorso anno.
Sono stati due anni di grande lavoro e di grande impegno. E questo non solo da parte dei 259 sinodali. Perché il Sinodo di Bolzano-Bressanone ha viaggiato su due binari: da un lato, quello “tradizionale”, fatto di sessioni plenarie, riunioni di commissione, elaborazione di undici documenti programmatici e di 196 provvedimenti, votazioni (che per la cronaca sono state 391) e, dall’altro, il “binario” del dialogo con il territorio, che ha rappresentato la grande novità e la grande risorsa di questo Sinodo, che è stato un Sinodo della Chiesa intesa come popolo di Dio, così come ci ricorda il Concilio Vaticano II.
Oltre cinquemila persone hanno partecipato ai dodici “open space”, organizzati all’inizio del Sinodo per ascoltare il territorio e per intercettarne urgenze e desideri, e agli incontri pubblici, grazie ai quali si è avuto un contatto continuo con il territorio durante l’intero percorso sinodale.
Anche in Alto Adige, così come in tante altre parti d’Italia, la domenica le chiese non fanno “sold out” e, anche quando si arriva in ritardo, si può stare tranquilli che si trova sempre posto a sedere. La numerosa partecipazione agli “open space” ci ha dimostrato che se la gente non va più in chiesa la domenica, questo non significa che non abbia più “desiderio di Dio”. Gli incontri, che hanno scandito l’intero percorso del Sinodo diocesano, con gli uomini e le donne che abitano questa terra, hanno di fatto portato
la Chiesa altoatesina nelle “periferie”.
E non solo quelle, tradizionalmente intese, del bisogno materiale. Il Sinodo è andato incontro alla gente e questa ha risposto, trovando il coraggio di raccontarsi e – a volte – anche di sollevare questioni “calde”, di cui generalmente si preferisce evitare di parlare. È capitato più di una volta che ci sia stato qualcuno che, durante uno dei tanti incontri pubblici, abbia parlato apertamente della propria storia di famiglia in crisi, del fallimento del proprio matrimonio, di malattia o di sofferenza legata a un lutto personale. Sono state proprio queste testimonianze dirette a far sì che i documenti programmatici e i provvedimenti, che da questi sono scaturiti, non siano un mero esercizio di teologia pastorale o un elenco di buoni propositi.
Il fatto, poi, di aver fondato il Sinodo sulla Parola di Dio, ha permesso agli stessi sinodali di andare a cercare nella Parola di Dio una risposta alle tante necessità di un presente che non è fatto di numeri e statistiche, ma di volti e persone in carne ed ossa.
L’incontro e il confronto costante con il territorio hanno permesso alla Chiesa altoatesina di sporcarsi le mani con le urgenze della vita e l’hanno messa di fronte anche a domande e questioni, a cui sapeva che non poteva dare risposte concrete. Ma questo non ha certo impedito l’ascolto e il dialogo.
E sono convinta che, anche in mancanza di risposte – che non sono arrivate – il fatto stesso dell’aver dato ascolto e dell’essere stati aperti al dialogo è stato un gesto che ha fatto bene, che ha portato sollievo.
In questi due anni di Sinodo, la Chiesa altoatesina ha sperimentato sulla propria pelle cosa significa quella “sana inquietudine” che Papa Francesco ha augurato alla Chiesa italiana in occasione del V Convegno ecclesiale nazionale (Firenze, 9-13 novembre 2015).
L’8 dicembre scorso, quando il Sinodo è stato chiuso ufficialmente con la preghiera dei Vespri nella cattedrale di Bressanone, più di qualcuno si è chiesto
“e adesso?”.
L’elaborazione e la pubblicazione degli atti del Sinodo (editi in un volume trilingue) hanno richiesto oltre 15 settimane di lavoro, un’incalcolabile numero di ore passate davanti al pc a fare e controllare testi e traduzioni. Proprio questo periodo di lavoro “nascosto” ha dato una risposta a quel “e adesso?” che sei mesi fa era rimasto lì, in sospeso nell’aria. Tante sono state, infatti, le persone che hanno chiesto con insistenza “quando escono gli atti? perché ci vuole tutto questo tempo?”, dando così un segno concreto del fatto che quella “sana inquietudine” non si è spenta.
Il volume degli atti del Sinodo diocesano profuma di carta appena stampata. Contiene 196 provvedimenti che attendono di essere messi in atto. E con essi contiene la “sana inquietudine” di chi freme e attende la loro realizzazione. Anche questo genera una certa “sana inquietudine”… e anche questa “sana inquietudine” è un segno positivo di cambiamento per la Chiesa altoatesina in cammino “Sulla Tua Parola… con gioia e speranza”.
(*) direttrice “Il Segno” (Bolzano-Bressanone)