Pace e riconciliazione
I vescovi hanno incoraggiato le Chiese locali a scegliere, all’interno delle singole diocesi, alcuni giovani da inviare all’appuntamento che si terrà in Polonia dal 25 al 31 luglio. A far parte della delegazione, secondo il vicesegretario generale della Conferenza episcopale, padre James William Silgat, saranno almeno 22 tra ragazzi e ragazze
Tra poco più di un mese, anche i giovani del Sudan e del Sud Sudan saranno a Cracovia, per celebrare la Giornata mondiale della Gioventù (Gmg). E la celebreranno insieme, per testimoniare la pace e la volontà di riconciliazione. A prendere l’iniziativa è stata la Conferenza episcopale locale, che riunisce le due diocesi nordsudanesi (Khartoum ed El Obeid) e le sette del Sud Sudan (Juba, Malakal, Rumbek, Tombura- Yambio, Torit, Wau e Yei). Con una lettera, i vescovi hanno incoraggiato le Chiese locali a scegliere, all’interno delle singole diocesi, alcuni giovani da inviare all’appuntamento che si terrà in Polonia tra il 25 e il 31 luglio prossimi. A far parte della delegazione, secondo il vicesegretario generale della Conferenza episcopale, padre James William Silgat, saranno almeno 22 tra ragazzi e ragazze.
Chiesa unita. Non è la prima volta che i cristiani del Sudan partecipano a una Gmg: prima della secessione del Sud, avvenuta a luglio 2011, il Paese aveva già inviato alcune delegazioni alle passate edizioni dell’evento. In maggioranza erano composte proprio di cattolici provenienti dalle regioni meridionali del Paese, dove il cristianesimo e le religioni tradizionali sono largamente maggioritarie. Quest’anno, però,
i ragazzi e le ragazze del Sud Sudan parteciperanno per la prima volta sotto la bandiera del proprio Paese,
come ha confermato a maggio la portavoce della Gmg, Dorota Abdelmula. Un evento certamente importante dal punto di vista simbolico, ma che rischia di lasciarne in ombra un altro, non meno importante. A sottolinearlo è padre George Jangara, sacerdote sudsudanese che con i giovani ha lavorato per anni, prima come responsabile del settore a Khartoum e dopo la secessione come insegnante nel seminario maggiore di Juba: “I due Paesi si sono separati, ma la Conferenza episcopale è rimasta unica, perché una è la Chiesa. Tra i cristiani nel Nord ci sono molte persone originarie del Sud, ma anche comunità locali nelle aree dei Monti Nuba, del Nilo Azzurro e della stessa capitale e tutti si considerano cristiani prima ancora che sudanesi o sudsudanesi”. Proprio questo è il senso dell’iniziativa dei vescovi, che hanno deciso di rivolgere a tutte le diocesi la stessa richiesta: individuare almeno due rappresentanti per ognuna, prepararli spiritualmente e se possibile sostenere i costi del viaggio e della permanenza in Polonia per il gruppo.
Riconciliazione e misericordia. Da parte loro, i giovani hanno accolto con entusiasmo la possibilità di partecipare e tutti – compresi quelli che non lasceranno il Paese – sono già impegnati in una preparazione che avviene a livello parrocchiale. “Devono essere consapevoli del significato spirituale di quest’esperienza: anche se rappresenteranno diversi Paesi, la loro missione è la stessa, testimoniare la fede nel contesto in cui vivono”. È soprattutto una l’esigenza comune delle due comunità: la riconciliazione. Non solo infatti il nord e il sud dell’allora Sudan unito si sono combattuti a più riprese prima della secessione (l’ultimo conflitto durò oltre 20 anni, tra 1983 e 2005), ma entrambi i Paesi sono alle prese con forti spaccature interne. Al nord si combatte sia nella regione del Darfur sia in quelle aree di confine (Nilo Azzurro e Kordofan Meridionale) che avevano appoggiato gli allora ribelli sudsudanesi durante il conflitto. Oltrefrontiera, invece, si è appena conclusa la guerra civile che ha opposto le truppe fedeli al presidente Salva Kiir a quelle che sostenevano il suo ex vice, Riek Machar. Gli scontri hanno creato divisioni, in particolare, tra i principali gruppi etnici: ferite che si spera di guarire proprio puntando sui più giovani.
“La missione di quelli che andranno a Cracovia è costruire dal basso un nucleo di perdono, a partire dalle diocesi in cui torneranno e poi nel resto della società – sintetizza padre George Jangara -. La pace deve cominciare, a livello locale, in Sudan come in Sud Sudan, e poi estendersi ai rapporti tra i due Paesi”.
Un obiettivo, questo, che non a caso la Chiesa locale ha scelto di sottolineare in coincidenza con il Giubileo della Misericordia, a cui si richiama anche il motto della Gmg. “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia” è il versetto evangelico scelto come filo conduttore del grande raduno e su cui anche i giovani dei due Sudan mediteranno, nella loro ricerca di unità.