Giornata di preghiera per il Creato

La nostra casa comune piange. Occorre una nuova era di misericordia

La questione uomo-terra, casa comune e antropizzazione non è una battaglia basata sulla forza dei contendenti, uomini e natura. Piuttosto, è un atteggiamento operativo: trattiamo la natura non come il nostro nemico, ma come quel teatro la cui pièce non è nostra né della terra, ma di entrambi. Questo è il senso di una celebrazione comune tra cattolici e ortodossi, tra uomini e donne, che ascoltano con Papa Francesco l’urlo: “La terra grida, non possiamo arrenderci o essere indifferenti alla perdita della biodiversità , e alla distruzione degli ecosistemi, spesso provocati dai nostri comportamenti irresponsabili”

È così malmessa la Casa comune? È stata così corrosa dagli uomini da aver bisogno per la sua sopravvivenza non di una cura normale, ma piuttosto di una cura eccezionale. E quale cura? Per essere chiari, limpidi, senza infingimenti occorre una nuova era di misericordia, anzi l’ottava opera di misericordia. L’impegno umano dev’essere la compassione, quasi che chinarsi sulla natura, su una pianta, un’acqua più pulita significhi già l’ammissione di una colpa. O altrimenti detto: il nostro mondo, quello che Dio ci ha donato, non è stato tenuto con attenzione. L’abbiamo manomesso sempre, quando le nostre forze, il nostro potere di intervento, le nostre capacità tecniche ce lo concedevano. Ma non è stata anche la fame, il bisogno di coprirsi, l’insediamento umano a rovinare la nostra casa comune?
Allora hanno ragione quei discepoli “integralisti” della cosiddetta deep ecology a criticare la bonifica delle terre del Bangladesh così da aumentarne la disponibilità per la coltivazione del riso e nello stesso tempo per evitare quell’infestazione delle zanzare che procura la malaria persino ai bambini.
La questione uomo-terra, casa comune e antropizzazione non è una battaglia basata sulla forza dei contendenti, uomini e natura. Piuttosto, è un atteggiamento operativo:

usiamo misericordia verso la nostra casa comune.

Trattiamo insomma la natura non come il nostro nemico, ma come quel teatro la cui pièce non è nostra né della terra, ma di entrambi. Questo è il senso di una celebrazione comune tra cattolici e ortodossi, tra uomini e donne, che ascoltano con Papa Francesco l’urlo: “La terra grida, non possiamo arrenderci o essere indifferenti alla perdita della biodiversità , e alla distruzione degli ecosistemi, spesso provocati dai nostri comportamenti irresponsabili”.Il messaggio del Papa per la giornata di sensibilizzazione al rispetto della natura, che si celebra il primo giorno di settembre, ovviamente non è un cedimento a un tema di moda, che fa cittadini di serie A, snobisti pronti a inquinare con una gita, una visita all’ultimo angolo della terra, ancora non visitato. Incontaminati.
Un ultimo interrogativo. Ma è compito della Chiesa avere un pensiero, un programma, un’attenzione specifica per i cambiamenti climatici, per il raffreddamento di alcune zone della terra e per il fenomeno inverso il surriscaldamento della terra che scioglie ghiacciai millenari? Sì! In quanto la cura verso la terra è più che mai la cura verso l’uomo. Che pure deve a se stesso un pentimento per reato di spreco e di inquinamento.