Buona scuola

L’alternanza scuola–lavoro entra nel vivo. Entro il 2018 coinvolti un milione e mezzo di studenti

Entra nel vivo l’alternanza scuola-lavoro prevista obbligatoriamente dalla legge sulla “Buona Scuola”. Ad oggi coinvolti circa 720mila studenti; dall’anno prossimo (2017/2018) a pieno regime, saranno circa un milione e mezzo. Gabriele Toccafondi (Miur): “Non torniamo indietro, è scuola a tutti gli effetti”. Giovanni Brugnoli (Confindustria): “Fondamentale il ruolo delle reti territoriali”

Una delle novità introdotte dalla legge 107/2015 sulla “Buona Scuola” è la cosiddetta “alternanza scuola-lavoro” diventata dall’anno scolastico 2015/2016 elemento strutturale dei percorsi formativi della scuola secondaria di secondo grado. La misura prevede per gli studenti dell’ultimo triennio un monte ore obbligatorio – 200 ore per i licei, 400 per gli istituti tecnici e professionali – di “lavoro sul campo” in aziende; enti pubblici e privati, inclusi terzo settore, diocesi e parrocchie; musei e istituzioni per la tutela del patrimonio artistico o ambientale; enti di promozione sportiva. L’esperienza sarà oggetto di valutazione in una o più prove dell’esame di Stato. L’anno scorso è stata inviata a tutte le scuole una Guida operativa. È da qualche giorno online il Registro nazionale di enti e imprese disponibili ad accogliere gli studenti www.scuolalavoro.registroimprese.it, realizzato dal sistema delle Camere di commercio e gestito da InfoCamere, mentre sono in arrivo una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti e una cabina di regia interministeriale Istruzione-Lavoro. “Abbiamo previsto uno stanziamento strutturale: 100 milioni all’anno da ora e per sempre”, ha annunciato nei giorni scorsi il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Stefania Giannini. Mentre sta per aprire i battenti il nuovo anno scolastico, abbiamo chiesto a Gabriele Toccafondi, sottosegretario del Miur con delega per il rapporto scuola-lavoro, e a Giovanni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria per il capitale umano, di tracciare un primo bilancio e le prospettive dell’alternanza.

“Miglioriamola, aumentiamo le possibilità, ma non torniamo indietro perché è scuola a tutti gli effetti”. Non ha dubbi Gabriele Toccafondi: l’alternanza è utile alla crescita personale e professionale dei ragazzi, ma richiede “coordinamento e co-progettazione non solo tra scuola e struttura ospitante ma anche tra famiglie e, soprattutto, tra gli studenti stessi che così assumono consapevolezza e responsabilità diretta nei confronti del proprio apprendimento”. Sul ruolo di Confindustria nella sensibilizzazione delle imprese e nella promozione, facilitazione e attivazione dei percorsi si sofferma Giovanni Brugnoli: “Dalla firma del protocollo con il Miur lo scorso 27 novembre, oggi sono oltre 90 i territori e le categorie che da Nord a Sud hanno attivato programmi di alternanza e le nostre imprese sono in prima linea. Queste best practice devono diventare sistema”.

Quanti i ragazzi coinvolti? “Con il monitoraggio tuttora in corso – premette il sottosegretario del Miur -, non abbiamo ancora i numeri esatti sull’anno scolastico appena concluso”, tuttavia il dicastero ritiene siano ad oggi circa 720mila: i 529mila allievi delle classi terze cui si aggiungono quelli che continuano i percorsi di alternanza già avviati su base volontaria negli scorsi anni. “Si tratta del 27,35% degli studenti delle secondarie di secondo grado ed è solo l’inizio. Nell’anno che sta per prendere il via, saranno ‘in alternanza’ tutti gli studenti delle classi terze e quarte, cui si aggiungono i ragazzi delle quinte che hanno iniziato le attività prima che diventasse obbligatoria per tutti.

Dall’a.s. 2017/18, quando funzionerà a pieno regime, gli studenti coinvolti saranno circa un milione e mezzo, ovvero tutti quelli che frequentano la scuola secondaria di secondo grado”.

“La maggior parte dei giovani – aggiunge il vicepresidente di Confindustria – è stata accolta nelle nostre imprese che nel giro di un anno hanno triplicato il loro sforzo”. Bilancio positivo “anche se permangono alcune criticità. In questi mesi abbiamo incontrato i nostri territori e ascoltato le loro esperienze. Le imprese hanno risposto con entusiasmo ma per garantire la sostenibilità dell’alternanza occorre studiare misure per sostenerle, soprattutto le Pmi che costituiscono il 98% del tessuto produttivo italiano.

Ci sarà vera alternanza quando anche gli studenti delle province più remote potranno accedere a percorsi di qualità: fondamentale il ruolo delle reti territoriali”.

Per Toccafondi, le ricadute occupazionali si potranno vedere tra tre/quattro anni, quando i primi ragazzi si affacceranno sul mondo del lavoro con competenze che le imprese stesse hanno contribuito a formare: “Nei prossimi cinque anni tra nuove assunzioni e turn over ci sarà bisogno, secondo Unioncamere, di 2,5 milioni di posti di lavoro il 75% dei quali richiederanno competenze/conoscenze altamente qualificate”. Il tasso di disoccupazione giovanile tra i 15 e i 29 anni (29.9%), che sale al 40,3% nella fascia 15-24 anni, aggiunge da parte sua Brugnoli, “dipende per il 40% dal disallineamento tra richieste delle imprese e profili dei ragazzi in uscita dai percorsi formativi”. L’alternanza “può contribuire in maniera significativa al superamento di questo mismatching” facendo acquisire ai giovani

“competenze trasversali molto richieste, soft skills come problem solving, team working e capacità di analisi.

Per le nostre imprese accogliere studenti in alternanza significa incontrare e conoscere il potenziale dei lavoratori di domani e investire in competitività lavorando con le scuole per formare il capitale umano del futuro”.

Qualcuno parla di “sfruttamento legalizzato di manodopera”… “Casi singoli ci possono essere e vanno denunciati subito ai dirigenti scolastici – la replica di Toccafondi –, ma chi sostiene questa tesi esprime un pregiudizio ideologico. I ragazzi continuano ad essere studenti a tutti gli effetti”. Sul sito del Miur verrà aperto a breve uno spazio dedicato dove raccogliere, tramite gli Uffici scolastici regionali, le buone pratiche:

“Una sorta di vetrina che possa offrire spunti e strumenti per chi volesse proporre esperienze analoghe nel proprio contesto”.

E intanto si inizia a parlare anche di “laboratori territoriali” aperti in orario extra scolastico “con la partecipazione – spiega il sottosegretario – di enti pubblici e locali, camere di commercio, università, associazioni, enti di formazione, imprese” dove mettere in campo “attività di orientamento al lavoro e alternanza, ma anche progetti contro la dispersione scolastica e per il recupero dei Neet”.