Eutanasia in Olanda

Il cardinale di Utrecht, Willem Eijk: “Porre fine alla vita umana è porre fine alla libertà”

Estendere il diritto di ricorrere al “suicidio assistito” a chi non è in stato terminale ma considera “completata” la sua esperienza di vita. E’ l’ultima tappa di un lungo percorso che ha intrapreso l’Olanda, primo Paese ad aver legalizzato nel 2001 l’eutanasia in Europa con una legge. La proposta choc è stata presentata al Parlamento olandese da due ministri del governo, i responsabili della Salute Edith Schippers e della Giustizia Ard van de Steur. Parla il cardinale Willem Eijk, arcivescovo di Utrecht e presidente della Conferenza episcopale olandese.“Era solo una questione di tempo – dice – la porta, una volta socchiusa, si apre facilmente sempre di più”

“Si poteva prevedere questo sviluppo”. Non si sorprende affatto il cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht e presidente della Conferenza episcopale olandese. In Olanda, i due ministri della salute e della giustizia hanno presentato al Parlamento una proposta di legge che mira a estendere il diritto di ricorrere al “suicidio assistito” anche a chi non è in stato terminale ma considera conclusa, o meglio “completata” – così testualmente si legge nel testo -, la sua esperienza di vita. “Nell’ultimo mezzo secolo – ricorda l’arcivescovo – si può constatare un pendio scivoloso riguardo alla discussione sulle possibilità di terminare la vita”. L’arcivescovo elenca questo lungo e progressivo percorso: all’inizio degli anni ‘80, l’eutanasia era accettabile solo per pazienti che avevano una malattia somatica incurabile e che sarebbero morti entro breve tempo. Poi però si cominciò ad ampliare questa possibilità ai pazienti affetti da una malattia psichiatrica. Un passo più in là e si giunse ai pazienti affetti da una demenza incipiente o su persone con demenza, che hanno lasciato per iscritto la loro dichiarazione anticipata con la richiesta di ricevere l’eutanasia. L’estensione arriva poi a poter porre fine alla vita di neonati handicappati, cioè ad intervenire su persone che non sarebbero state in grado di chiederlo. Ora si vuole arrivare alle persone che credono, “dopo una seria riflessione, di aver completato la propria vita”. “Era solo una questione di tempo”, sentenzia il cardinale. “La porta, una volta socchiusa, si apre facilmente sempre di più”.

Eminenza cosa sta succedendo?

Vi sono delle persone convinte che la loro vita sia “giunta a compimento2 perché hanno perso delle persone care, sono sole o trovano che la loro vita non ha più significato. Per questa categoria il governo vuole preparare – oltre alla legge sull’eutanasia, che non sarà modificata – una nuova legge che implica la possibilità che a una persona che ha una sofferenza senza prospettiva e insopportabile, non causata da fattori medici e ha per questo un desiderio volontario, ben ponderato e duraturo di morire, sia offerta assistenza al suicidio. Questa assistenza deve essere offerta da una “persona che presta assistenza al momento della morte” (“stervenshulpverlener”). Questa persona, che deve aver seguito una formazione specifica ed essere in possesso di un riconoscimento ufficiale come tale, non è necessariamente un medico, ma può essere anche un infermiere o uno psicologo.

In base a quale fondamento agisce il governo per giungere ad una simile  decisione?

Il governo indica come fondamento per la nuova legge l’autonomia della persona che ha un desiderio di morire. Il governo vede l’autonomia come un “valore fondamentale e un elemento importante sia nell’etica sia nel diritto”. L’autonomia implica anche la possibilità di modellare la propria vita e di fare scelte personali e anche il diritto di decidere in quale modo e in quale momento si vuole morire. In fin dei conti, abbiamo a che fare qui con una conseguenza ultima dell’etica autonoma, che è l’etica di una società iper-individualista che troviamo in Olanda.

Quali paure, secondo lei, si celano dietro a una simile proposta?

In una società estremamente individualista gli esseri umani sono soli e non hanno solo il diritto, ma hanno l’obbligo di modellare la vita con le proprie forze. Questo può essere difficile per una persona anziana che ha perso delle persone care, degli amici o delle relazioni sociali. Invece di soddisfare la richiesta di assistenza al suicidio si dovrebbe impegnarsi a superare per quanto possibile la solitudine e le altre difficoltà di persone anziane. L’assistenza al suicidio potrà scoraggiare gli impegni per migliorare la condizioni delle persone anziane.

Cosa hanno da dire le Chiese cristiane e i leader religiosi di fronte a tematiche così delicate come quelle della vita e della morte?

La Chiesa e i leader religiosi devono essere molto chiari. La vita umana non è mai solo un valore strumentale di cui si potrebbe constatare in certe condizioni che è persa, ma un valore intrinseco. Il valore universale della vita umana  rimane sempre, anche se la persona stessa è convinta che esso sia perso. Il nostro compito è di aiutare le persone malate e anziane che hanno perso la speranza di ritrovare il valore della vita mediante l’offerta di una adeguata cura palliativa e mediante iniziative per superare la loro solitudine. Altro punto: la fine della vita, pur caratterizzata spesso della sofferenza, è per molti familiari e amici anche un tempo prezioso per aprire il loro cuore. Infine, l’idea di base della legge che il governo olandese vuole preparare è che l’autonomia della persona umana, la sua libertà, abbia in certe circostanze un valore superiore alla vita. Che il valore della libertà è superiore a quella della vita è anche vero, ma la vita è un valore fondamentale in rapporto alla libertà: senza la vita non vi è libertà. Il porre fine alla vita umana è, inoltre, il porre termine alla libertà umana.