Tregua
Undici ore per “evacuare i malati e i feriti e per il ritiro dei miliziani dalla città”. È questo il tempo concesso da Mosca e Damasco ai ribelli dell’ex Fronte al Nusra asserragliati nei quartieri Est di Aleppo. Una tregua o pausa umanitaria con la quale ai ribelli viene garantita “una fuga sicura” e l’opportunità “di salvare le vostre famiglie”, usando dei corridoi di uscita in due zone del quartiere Bustan al Qasr e vicino alla Castello road, nella parte nord di Aleppo. Dalla città martire siriana arriva la testimonianza dell’arcivescovo greco cattolico, monsignor Jean-Clément Jeanbart: “Alcune fazioni ribelli non hanno interesse a fare uscire sia i civili che gli uomini armati”. Impedendo loro di lasciare Aleppo Est, “diventeranno degli scudi umani”. Una battaglia ormai segnata per i ribelli, secondo il presule che invita i cristiani a pregare perché “Dio indichi a chi ha responsabilità di governo le vie giuste per arrivare alla pace e alla riconciliazione. L’unica vittoria per tutti è la pace”. Ad Aleppo come a Mosul
E’ entrata in vigore ad Aleppo, alle 7 ora italiana (fino alle 18), la “tregua umanitaria” unilaterale decretata da Mosca e Damasco. Undici ore nel corso delle quali, affermano le autorità governative siriane, i miliziani “terroristi” hanno la possibilità di arrendersi e di uscire dai quartieri orientali di Aleppo e che i civili, in particolare i malati e i feriti, potranno lasciare la zona grazie all’intervento della Mezzaluna rossa siriana e alle agenzie dell’Onu. Da due giorni i caccia russi e siriani avevano interrotto i bombardamenti sui quartieri della zona Est della seconda città siriana, quelli controllati dai ribelli e per questo assediati da Damasco. Le bombe dei giorni scorsi non avevano risparmiato ospedali, forni e stazioni di pompaggio, provocando la morte di centinaia di civili. Ora con la tregua umanitaria ai ribelli che aderiscono viene garantita “una fuga sicura” e l’opportunità “di salvare le vostre famiglie”, usando dei corridoi di uscita in due zone del quartiere Bustan al Qasr e vicino alla Castello road, nella parte nord di Aleppo. Un invito rispedito almeno in parte al mittente dalle forze ribelli che avrebbero, secondo l’esercito regolare, lanciato tiri di artiglieria in direzione dei corridoi umanitari. Per l’ex Fronte al Nusra, l’organizzazione jihadista ritenuta filiale siriana di al Qaeda, oggi denominata Jabhat Fateh al Sham, l’obiettivo di Mosca e del presidente Bashar al-Assad è quello di svuotare dai civili le zone da loro controllate, in modo da conquistare l’intera città. Da qui la decisione di proseguire nei combattimenti da parte dei jihadisti che – secondo l’agenzia russa filo-Cremlino Ria Novosti che cita abitanti locali – minacciano di sparare ai civili che vogliono lasciare Aleppo. Il Ministero della Difesa russo, intanto, ha cominciato a diffondere via web le immagini in diretta dei corridoi abilitati per l’evacuazione delle persone dal settore orientale di Aleppo. Poco dopo l’apertura dei corridoi si vedevano solo lunghe file di bus verdi presumibilmente in attesa di portare via la gente in uscita dai quartieri ribelli, ma nessun movimento di persone.
“La tregua è in atto ma si registrano lanci di razzi dalla zona Est della città – racconta da Aleppo l’arcivescovo greco-cattolico monsignor Jean-Clément Jeanbart –
probabilmente alcune fazioni dei ribelli non hanno interesse a fare uscire sia i civili che uomini armati, quelli che vogliono approfittare di questa specie di amnistia offerta dal regime di Assad che prevede, a quanto si sa, anche il reinserimento nella società, i pieni diritti e la possibilità di tornare dai loro familiari. Cosa non gradita ai ribelli jihadisti, moltissimi dei quali non siriani, che rischiano di vedere defezioni tra le loro fila.
Ci sono in Aleppo Est molti ribelli siriani che hanno familiari nei quartieri controllati dal regime. Legittimo il desiderio di rivedere i loro cari e ricominciare a vivere. Se non li faranno uscire da Aleppo Est diventeranno dei veri e propri scudi umani. Così come gli oltre 100mila abitanti che attualmente vivono nei quartieri della zona Est. Spero che l’ex Fronte al Nusra li faccia uscire. Diversamente sarebbero ostaggi”. Qualcosa, comunque, si sta muovendo, perché aggiunge l’arcivescovo, “negli ospedali della zona Ovest stanno affluendo moltissimi feriti, ma non sappiamo da dove arrivino”. Anche nei quartieri di Aleppo controllati dalle Forze di Assad la tensione resta palpabile. “Il timore – conferma mons. Jeanbart – è che per far saltare la tregua i jihadisti possano lanciare razzi e bombe. Per questo motivo oggi le scuole sono rimaste chiuse. Da tempo noi subiamo attacchi e bombardamenti che arrivano dalla parte Est, con moltissimi morti e feriti. Ma di questo in Occidente non si parla molto. Ciò non significa che le bombe e gli attacchi russi e siriani non colpiscano allo stesso modo ma certamente cadono bombe anche in questa parte di città. Si muore anche di qua”. Stando a quanto si vede sul terreno, per l’arcivescovo greco-cattolico, “la battaglia di Aleppo appare segnata per i jihadisti asserragliati nei quartieri Est. Con questa tregua speriamo che i civili possano uscire e trovare rifugi sicuri e sostegno umanitario”.
Un aiuto ad Aleppo potrà venire anche dalla liberazione di Mosul, in Iraq. “Sarebbe un gran vantaggio per noi – dichiara l’arcivescovo – in quanto dimostrerebbe che
i terroristi si possono sconfiggere.
Resta il timore che i miliziani di Daesh possano fuggire da Mosul verso la Siria e ingrossare le fila dei fondamentalisti che combattono nel nostro Paese. Per quel che possiamo, come cristiani, preghiamo perché Dio indichi a chi ha responsabilità di governo le vie giuste per arrivare alla pace e alla riconciliazione. L’unica vittoria per tutti è la pace. Non ci sono alternative”.