Accoglienza negata

Il “no” di Gorino alle 12 profughe: scontro politico e preoccupazione

Le reazioni dopo il rifiuto del paese ad accogliere 12 profughe, di cui una incinta all’ottavo mese. Mons. Manservigi (vicario diocesi Ferrara-Comacchio): quanto accaduto “ripugna alla coscienza cristiana”. L’appello di papa Francesco: l’accoglienza è un “impegno che coinvolge tutti, nessuno escluso”. 280 i migranti accolti nelle strutture cattoliche del Ferrarese. Falaguasta (Caritas): “Non so se e quanto l’atteggiamento che c’è stato rispecchi la volontà dei residenti”, ma “sicuramente sono molto preoccupati e li capisco”

Barricate con i bancali usati per trasportare le casse di vongole, proteste con slogan talora disgustosi (“che ci frega della donna incinta”, uno tra tanti), poi la marcia indietro della Prefettura e il pullman che doveva portare all’ostello di Gorino – frazione di Goro, a 50 chilometri da Ferrara – 12 giovani donne provenienti da Nigeria, Guinea e Costa D’Avorio, di cui una incinta all’ottavo mese, devia verso Comacchio. Così si è conclusa la manifestazione anti-immigrati a Gorino, poco più di 500 abitanti sul delta del Po. In circa 150 sono scesi in strada lunedì 24 ottobre, dopo la notizia che – vista la saturazione dei centri d’accoglienza già in funzione – il prefetto di Ferrara, Michele Tortora, aveva disposto la requisizione di alcune stanze del bar-ostello nel paese. Quanto accaduto “ripugna alla coscienza cristiana”, dichiara all’indomani della protesta il vicario generale della diocesi, monsignor Massimo Manservigi. E papa Francesco, nell’udienza generale di mercoledì 26, è tornato a lanciare un appello all’accoglienza, “impegno che coinvolge tutti, nessuno escluso”, osservando che “sembra a volte che l’opera silenziosa di molti uomini e donne che, in diversi modi, si prodigano per aiutare e assistere i profughi e i migranti sia oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo”. Su quanto accaduto interpelliamo Paolo Falaguasta, direttore della Caritas diocesana di Ferrara-Comacchio.

Gli abitanti di Gorino hanno respinto, poi tra chi ha accolto vi è la Chiesa…

Sì, la Chiesa si conferma in prima linea nell’accoglienza. L’altra sera sono andato a Comacchio – dove era stato deviato il pullman – per dare la nostra piena disponibilità, anche per prenderle tutte. Certo, le nostre strutture sono sature, avremmo solo potuto metterle in qualche corridoio come soluzione d’emergenza, ma almeno restavano al caldo e al coperto. Poi, invece, con un giro di telefonate presso realtà del territorio otto hanno trovato una sistemazione, mentre quattro le abbiamo portate a Ferrara: una ospitata dalla Caritas, tre prima in una casa di riposo per anziani, poi all’Associazione Viale K (una onlus nata nel 1992 nella parrocchia di Sant’Agostino, ndr).

Quanti sono i profughi già ospitati nelle vostre strutture?

Globalmente sono 280 quelli accolti in strutture cattoliche che si trovano nella diocesi. Nello specifico, invece, la Caritas ospita oggi 70 richiedenti asilo, esclusivamente donne sole, incinte o con bimbi.

A suo avviso, qual è stata la causa scatenante di questa protesta? Veramente il paese si è sollevato contro l’accoglienza, in una situazione d’emergenza, di 12 donne in fuga da guerra e violenze?

Non posso dire di conoscere il vero motivo. Di sicuro, chi ha mantenuto alto il livello di tensione è stato l’esponente della Lega, sempre presente in queste situazioni.

Non so se e quanto l’atteggiamento che c’è stato rispecchi la volontà dei residenti, ma ho alcuni dubbi…

Non mi sembrano così ostili: sicuramente sono molto preoccupati e li capisco, d’altronde tutto ciò che è nuovo preoccupa. Mi pare che la tensione sia stata creata da esponenti della Lega, come già accaduto in altre circostanze, quando si presentavano in prima linea persone chiamate dal partito e facevano numero, fomentando le paure della gente.

Quindi a manifestare non erano solo gli abitanti di Gorino?
Stando a quanto scrivono i giornali , sono arrivate anche persone dai paesi limitrofi.

I manifestanti parlavano di “invasione”…

Stiamo parlando di 12 donne, di cui una incinta… Come si può avere paura? E poi dovevano andare lì temporaneamente, visto che siamo in bassa stagione e l’ostello aveva posto.

Il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, a proposito di questa vicenda ha parlato di “ignoranza colpevole”. Ad alimentare la paura giocano, quindi, anche l’ignoranza e l’esasperazione mediatica?

Senza ombra di dubbio aumentare le possibilità d’informazione sarebbe molto utile. Cos’è che fa paura? Quello che non si conosce. E bisogna trovare canali non istituzionali per informare, per non dare adito al dubbio che dietro ci siano interessi economici o tante belle parole per collocare queste persone e poi lavarsene le mani.

Ma la marcia indietro delle istituzioni a fronte della protesta non è un segno di debolezza? Ora, sembra che basti scendere in piazza per non avere più profughi…

Purtroppo è così. Peraltro quanto è successo è interruzione di pubblico servizio, e se lo facessi io verrei denunciato. Dal punto di vista d’immagine e legale cedere è stata una mossa discutibile.

Certo, se la situazione rischiava di degenerare, allora meglio una brutta figura che la violenza. Però, dall’esterno, vedere che Prefettura e Carabinieri non riescono a imporre la decisione presa è certamente un segno di debolezza.

Dopo quella che la diocesi ha definito “notte ripugnante”, che aria tira nel Ferrarese?

Oggi o domani ho un appuntamento in Prefettura: faranno il punto della situazione, poi si parlerà di una nuova emergenza. Fermarsi a riflettere sarebbe necessario, ma l’emergenza non prevede queste tempistiche. Così questa situazione finirà in secondo piano, verrà archiviata e si guarderà avanti.