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Argentina: Inzaurraga (Fiac), “con Bergoglio un’Azione cattolica in uscita”

Il coordinatore della Segreteria del Fiac e presidente della Commissione per la Giustizia e la Pace della Conferenza episcopale argentina parla delle questioni al centro della missione dell’Azione cattolica nel Paese: evangelizzazione, periferie, poveri, lotta contro lo sfruttamento delle persone

“Quando l’Azione Cattolica argentina compì 80 anni, fu il cardinale Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, a pronunciare l’omelia della Messa celebrata nella cattedrale metropolitana. Quando scaricai quell’omelia, prima che venisse pubblicata nella rivista dell’Associazione, telefonai al cardinale Bergoglio e gli offrii di leggerla insieme in modo da poter fare le correzioni che lui ritenesse necessarie. A conclusione dell’incontro, il cardinale si alzò e andò a cercare alcuni fogli che mi consegnò in mano: ‘Questa – mi disse – è l’omelia che io avevo scritto per la Messa, ma davanti a tutta quella gente e a tutti quei bambini, mi sono venute in mente le parole che adesso abbiamo letto… Prendila. Conservala tu”. Con questa storia sulle “due omelie”, Emilio Inzaurraga, che è stato presidente dell’Azione Cattolica argentina quando il cardinale Jorge Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires e presidente dell’Episcopato, cerca di spiegare al Sir come

il rapporto con la gente ha guidato e segnato sempre la missione di Bergoglio come pastore e la sua predicazione del Vangelo.

Attualmente Inzaurraga è coordinatore della Segreteria del Forum internazionale dell’Azione Cattolica (Fiac) e presidente della Commissione per la Giustizia e la Pace della Conferenza episcopale argentina.

Secondo Lei, è l’Azione Cattolica l’associazione che meglio può accompagnare oggi la Chiesa “in uscita” desiderata da Papa Francesco?

L’Azione Cattolica esiste per evangelizzare e la Chiesa “in uscita” è una Chiesa che dà priorità alla missione, al fatto di portare l’annuncio del Vangelo a tutti, di far conoscere Gesù e la misericordia di Dio a tutti, anche ai più lontani.

L’anno scorso, durante un incontro che abbiamo avuto a Roma, Papa Francesco ci ha ricordato che la missione è “il compito fondamentale” dell’Azione Cattolica. Dal decreto “Apostolicam actuositatem”, che il Concilio Vaticano II ha dedicato all’apostolato dei laici, emergono le caratteristiche fondamentali dell’Azione cattolica e, tra loro, l’assunzione del fine apostolico della Chiesa, in riferimento all’evangelizzazione. L’Ac nasce all’interno della propria Chiesa e nel suo Dna c’è l’evangelizzazione.

Nel libro “L’Azione cattolica e la scelta del Concilio” lei ha scritto che il Concilio Vaticano II “può essere un Gps, un navigatore satellitare, cioè uno strumento assai più affidabile della bussola: all’uomo moderno non basta più sapere dov’è il Nord, ha bisogno di essere accompagnato per tutta la durata del viaggio fino a destinazione”, e che “questo è quanto l’Azione cattolica fa con i suoi percorsi formativi adatti a ogni età”…

Sì, perche l’Azione cattolica mette al centro l’incontro con Gesù Cristo portando avanti tutte le sue attività in chiave missionaria, impegnandosi nella promozione della famiglia, nello sradicamento della povertà e nell’opera a favore dell’inclusione sociale.

Nel caso particolare dell’Azione cattolica argentina, si può parlare – oltre che del Concilio Vaticano II – di un orientamento ricevuto dal cardinale Bergoglio che abbia contribuito a promuovere un’Azione cattolica “in uscita”, in grado di abbracciare la missione?

L’Ac è stata chiamata a un “aggiornamento” a partire del Concilio Vaticano II e l’ha realizzato, ma è anche vero che le parole del cardinale Bergoglio hanno portato luce in questo senso. Le “periferie”, i poveri, le nuove forme di schiavitù, la lotta contro lo sfruttamento delle persone… sono tutte questioni sulle quali ha insistito molto il cardinale Bergoglio e che noi abbiamo assunto al centro della nostra missione. La Chiesa è sempre stata pellegrina ma se il Papa sottolinea la necessità di una Chiesa “in uscita”, perfino attraverso l’immagine della Chiesa come “un ospedale da campo dopo una battaglia”, è perché, a mio avviso, un po’ gli sembra che la Chiesa sia stata finora più autoreferenziale e meno pronta ad aprirsi alle realtà del mondo che hanno bisogno di essere illuminate. Non a caso nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium le due parole più utilizzate da Papa Francesco sono “uscire” e “tutti”. Lui parla di uscire e di portare il Vangelo a tutti, di operare perché la Chiesa possa aprire le sue porte.

L’Azione cattolica , secondo lei, dovrebbe “uscire” alla ricerca di più battezzati?

Per noi, non esiste discepolo senza missione come non esiste vocazione senza azione. L’obiettivo è che tutti possano conoscere Gesù e godere della misericordia del Signore ma lo zelo apostolico non deve confondersi con il proselitismo. Non si tratta di “accumulare” battezzati.