Migrazioni

Protezione internazionale: raddoppiate le richieste in Europa, in Italia +30%

Presentata oggi a Roma la terza edizione del Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016, a cura di Anci (Associazione nazionale comuni italiani), Caritas italiana, Fondazione Migrantes, Cittalia e Servizio centrale dello Sprar, in collaborazione con Unhcr

Nel mondo, nel corso del 2015, sono state costrette a fuggire dalle loro case circa 35mila persone al giorno: in media 24 persone al minuto. Si tratta di 65,3 milioni di migranti forzati, il numero più alto dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Le cause sono i 35 conflitti e 17 situazioni di crisi presenti nel mondo, le disuguaglianze economiche, nell’accesso al cibo e all’acqua, il fenomeno del land grabbing e l’instabilità creata dagli attentati terroristici. Il Paese che ospita più rifugiati è la Turchia, con 2,5 milioni di persone accolte, seguita dal Pakistan (1,6 milioni) e dal Libano (1,1 milione). La Siria è il primo Paese di origine con 4,9 milioni di rifugiati. Sono i dati che fanno da sfondo alla terza edizione del Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016, presentato oggi a Roma da Anci (Associazione nazionale comuni italiani), Caritas italiana, Fondazione Migrantes, Cittalia e Servizio centrale dello Sprar, in collaborazione con Unhcr. Il volume fotografa, in 290 pagine, la situazione mondiale, europea ed italiana, con un particolare focus sul tema della salute mentale dei migranti. Gli operatori del settore hanno infatti riscontrato “un aumento di richieste di ricoveri e cure psichiatriche da parte di migranti con vissuti di psicotraumatologia e talvolta di emarginazione sociale precedenti la migrazione”. La risposta dei servizi sanitari italiani “appare difficoltosa”, per cui si auspica “la crescita e maturazione complessiva” di tutte le strutture coinvolte.

Arrivi e richieste di protezione internazionale in Europa. Le rotte verso l’Europa, soprattutto quella del Mediterraneo orientale o rotta balcanica, hanno visto nel 2015 numeri 16 volte maggiori rispetto al 2014, con 885mila persone transitate dalla Turchia verso la Grecia. In totale sono stati 1.822.337 i passaggi illegali dalla frontiera esterna.

Di conseguenza lo scorso anno sono state presentate in Europa 1.393.350 domande di protezione internazionale, un valore più che raddoppiato rispetto all’anno precedente.

Il 36% in Germania, il 13,4% in Ungheria e Svezia (12,3%), a seguire in Austria e in Italia. Questi primi cinque Paesi raccolgono da soli il 74,8% delle domande presentate nell’Unione europea.

Ma è la Finlandia a registrare l’incremento più alto: +791%. In Ungheria l’aumento è stato del 314%, in Austria del 214%. In Italia del 30%.

A fronte di 776.160 decisioni da parte dell’Ue nel 2015, il 43% dei richiedenti ha ottenuto il riconoscimento di una forma di protezione internazionale. Hanno funzionato però “molto al di sotto delle aspettative” – denuncia il rapporto – i meccanismi di ricollocazione di 160mila richiedenti asilo negli altri Stati membri – solo 5.651 ricollocati, il 3,5% del totale – e di reinsediamento da altri Paesi: 10.695 sui 22.504 previsti, di cui 1.614 dalla Turchia.

Sbarchi e richieste di protezione internazionale in Italia.

A fine ottobre 2016 sono giunti a 159.432 i migranti sbarcati sulle nostre coste, con un aumento del 13% rispetto all’anno precedente.

Il 12,1% (19.429) sono minori non accompagnati. Le domande di protezione internazionale presentate nel 2015 sono state 83.970, con un aumento del 32% rispetto all’anno precedente. Le prime nazionalità Nigeria, Pakistan, Gambia, Senegal e Bangladesh. Su oltre 71mila istanze esaminate dalle Commissioni territoriali nel 2015, in 13.870 casi è stata riconosciuta una forma di protezione internazionale (status di rifugiato, protezione sussidiaria o permesso di soggiorno per motivi umanitari). Nei primi sei mesi del 2016 sono state presentate altre 53.729 domande: ne sono state esaminate 49.479, di cui il 59,6% ha ricevuto un diniego (contro il 49% dell’anno precedente).

Gli accolti nelle strutture italiane.

A ottobre 2016 gli accolti nelle strutture di accoglienza italiane erano 171.938, di cui 133.727 nelle strutture temporanee (il 77,7%) del totale, 14.015 (8,1%) nei centri di prima accoglienza, 1.225 (0,7%) negli hotspot e 22.971 (13,3%) nei centri Sprar.

Le regioni che in percentuale accolgono di più sono Lombardia (13%), Lazio, Campania, Sicilia, Piemonte e Veneto (tutte all’8%). Sono aumentati anche i minori accolti nelle strutture Sprar: dai 1.640 del 2015 ai 1.994 del primo sempre 2016.

Le raccomandazioni. Tante le raccomandazioni delle organizzazioni promotrici del rapporto: alle frontiere europee chiedono un “approccio orientato alla tutela dei diritti umani”, suggerendo varie misure tra cui l’ampliamento dei canali umanitari e una migliore distribuzione dei profughi nei vari Paesi. In Italia auspicano la “definitiva implementazione di un sistema unico di accoglienza”, con stessi standard e linee guida e “controlli puntuali e stringenti sull’utilizzo dei fondi”. Non manca una raccomandazione agli operatori della comunicazione “per una informazione corretta, diffusa e puntuale” anziché “una lettura ideologica foriera di contrapposizioni e conflittualità sociale”. Tra i relatori che hanno presentato i dati mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes: “Purtroppo è evidente la crescita del numero delle accoglienze in strutture precarie e straordinarie” (oltre il 300% in tre anni), mentre il numero delle persone richiedenti asilo e rifugiati negli Sprar è aumentata solo del 20%”. Anche la situazione dei minori non accompagnati (quasi raddoppiati nel 2016 rispetto al 2015) vede “ancora un’accoglienza in strutture straordinarie (12.000 su 14.000), concentrata sia nelle strutture straordinarie che negli Sprar per i minori soprattutto in Sicilia (ad esempio, 10 volte più che in Veneto e 5 volte più che in Lombardia) e in Calabria, con la crescita anche del numero degli irreperibili (almeno 8.000 nel 2016)”. Per l’urgenza minori mons. Perego auspica perciò “l’approvazione definitiva e l’entrata in vigore della legge Zampa-Pollastrini”.