Presidio di legalità
Casa Freedom, sostenuta dalla diocesi di Bari, dalla Caritas diocesana e con il coinvolgimento del servizio di pastorale carceraria dei Frati minori di Puglia-Molise, dell’associazione Famiglia per tutti e dell’amministrazione locale, fa parte del progetto più grande “Convivialità delle differenze”, che include il Centro di sostegno alla genitorialità, un percorso educativo e di ricostruzione delle relazioni familiari e affettive durante la pena detentiva
Accogliere i detenuti in permesso premio, dar loro la possibilità di passare qualche giorno con la propria famiglia lontano dalle sbarre della prigione e di essere educati all’essere genitori e coniugi. Accade a Loseto, quartiere di Bari, grazie all’opera Casa Freedom, nell’ex canonica della chiesa di San Giorgio. Nelle tre stanze con otto posti letto, il lavoro dei parrocchiani è stato incredibile. Tavoli, sedie, reti, materassi e scrivanie sono stati tutti donati. Casa Freedom, sostenuta dalla diocesi di Bari, dalla Caritas diocesana e con il coinvolgimento del servizio di pastorale carceraria dei Frati minori di Puglia-Molise, dell’associazione Famiglia per tutti e dell’amministrazione locale, fa parte del progetto più grande “Convivialità delle differenze”, che include il Centro di sostegno alla genitorialità, un percorso educativo e di ricostruzione delle relazioni familiari e affettive durante la pena detentiva. “Nella casa si struttura una duplice funzione, quella di far vivere la dimensione famiglia e di percorso di educazione all’essere famiglia – dice don Vito Piccinonna, direttore della Caritas di Bari -. Non è solo un luogo di accoglienza alle persone detenute ma anche un supporto alla famiglia in concreto”.
Ricostruire l’essere famiglia. Non è un caso che il progetto sia intitolato a don Tonino Bello. A loro, agli ultimi, agli emarginati, don Tonino ha dedicato la sua intera esistenza. Per questo l’opera di Casa Freedom può essere un’occasione per i detenuti in permesso premio per pensare al proprio riscatto: “L’auspicio è che possa essere un periodo fecondo per queste persone che vivono la detenzione – continua don Vito -. Le famiglie ovviamente vivono il loro dramma di solitudine e di distacco dal proprio caro. Ma in questo modo si offre la possibilità di trovare persone professionalmente competenti che possano supportarle”. La casa, infatti, offre consulenza psicologica, pedagogica e legale in un luogo neutro ma controllato. Sono spazi dedicati all’ascolto, alla condivisione della vita e alla ricostruzione di situazioni familiari provate dal trauma della separazione dal genitore. Una tutela particolare per i figli e per favorire la loro continuità affettiva ed educativa. “C’è un percorso che si fa con la famiglia. – continua don Vito -. Da quello semplice di vivere per qualche giorno la normalità dell’ambiente familiare a quello più complesso, che ha anche bisogno di più tempo, di insegnare il giusto rapporto che si deve instaurare tra genitori e figli e tra coniugi stessi”.
Presidio di legalità. Casa Freedom è il segno tangibile di una comunità che vuole dare un vero segno di vicinanza ai fratelli detenuti e, con questo, il segno della volontà di piantare il seme della legalità. Un punto da cui ripartire per far tornare alla vita un quartiere nato sotto i migliori auspici ma diventato poi solo un quartiere dormitorio. “Loseto è una delle zone a rischio della città – afferma don Vito -. Quando nacque, il progetto sul quartiere era che diventasse zona residenziale e viva della città. Invece col trascorrere degli anni Loseto è rimasta un’area isolata e così è diventato presidio di famiglie criminali. Per questo,
tra gli obiettivi di Casa Freedom e del centro di sostegno alla genitorialità c’è quello di diventare presidio della legalità.
Ogni opera caritativa vuole sempre contenere un aspetto culturale ed educativo che faccia da sostegno al territorio in cui nasce”. E la Casa nasce a ridosso di una comunità parrocchiale seguita con viva attenzione da don Lino Modesto, persona molto sensibile ai temi della legalità. “Vogliamo far di tutto perché queste tematiche vengano affrontate e diventino un fermento educativo che possa contagiare positivamente questa realtà – conclude il direttore della Caritas diocesana -. Non è solo un progetto di tipo assistenziale ma c’è la possibilità di dare alla comunità un momento di riscatto, di rinascita”.