Feste e natura

Natale: anche a San Pietro un abete amico dell’ambiente

L’albero, donato al Vaticano, proviene dai boschi certificati della Valsugana trentina: una scelta coerente con il messaggio dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. E un esempio di quali regole seguire per la scelta di alberi di Natale a basso impatto ambientale anche per le nostre case. Gli abeti finti sono, ad esempio, erroneamente considerati migliori per tutelare il nostro patrimonio boschivo. Antonio Brunori, segretario generale del Pefc Italia, offre consigli utili per festeggiare nel rispetto della natura

foto SIR/Marco Calvarese

Si vede già da lontano l’albero di Natale che campeggia in piazza San Pietro per il periodo natalizio. L’albero di Natale, inaugurato il 9 dicembre, viene dalla Valsugana: precisamente dai boschi certificati Pefc della Val Campelle nel comune di Scurelle, nella Provincia autonoma di Trento, ai piedi della catena montuosa del Lagorai. Si tratta di un abete rosso alto 25 metri, certificato per la gestione sostenibile della foresta d’origine. Con le feste che si avvicinano, in tutte le case si prepara l’albero di Natale. “Negli ultimi anni quasi tutti gli abeti che sono stati addobbati a piazza San Pietro per Natale sono venuti da foreste certificate Pefc italiane ed europee (Belgio, Repubblica Ceca, Baviera, Bressanone, quest’anno dal Trentino), che forniscono garanzie per la loro gestione sostenibile e responsabile”. A sottolineare questa scelta, “un grande segnale ai fedeli di quale sia la strada migliore per celebrare le festività natalizie rispettando al tempo stesso il nostro patrimonio naturale”, è Antonio Brunori, segretario generale del Pefc Italia, un’associazione senza fini di lucro che costituisce l’organo di governo nazionale del sistema di certificazione Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), cioè il Programma di valutazione degli schemi di certificazione forestale.

No gli alberi finti. “L’acquisto dell’albero natalizio è un’azione apparentemente piccola ma che in realtà può trasformarsi in un tassello importante per dare il nostro contributo nella riduzione delle emissioni di gas serra e per orientare il mercato in senso più ecologico”, chiarisce Brunori. Ma quali criteri dobbiamo adottare per scegliere un abete amico dell’ambiente anche nelle nostre case?

È sbagliato, ad esempio, considerare gli abeti di plastica migliori per tutelare il nostro patrimonio boschivo.

“L’albero sintetico – spiega il segretario del Pefc Italia – viene dal petrolio, ha vernici, metallo cromato e plastica. Quando si rovina va in discarica, perché è un rifiuto speciale”. Eppure, ogni anno in Italia “si acquistano cinque/sei milioni di alberi finti che vengono dalla Cina, paese di produzione”. Tra l’altro, “l’abete sintetico costa parecchio, anche oltre 100 euro, mentre una pianta vera di un metro, un metro e mezzo ha un costo di 15/20 euro, di tre metri arriva fino a 60 euro. Ma i soldi spesi per un albero vero restano a chi tutela la natura”.

Scegliere con cura. Un ulteriore aspetto da non sottovalutare è che “la pianta vera in casa assorbe l’anidride carbonica e rilascia degli oli essenziali che fanno bene alla salute e all’ambiente”. Naturalmente, pure nell’acquisto di una pianta vera bisogna usare delle accortezze, “rivolgendosi a vivaisti o fioristi di fiducia”.

Ogni pianta dovrebbe avere sempre l’etichetta.

“Sul tagliando che troviamo sull’albero o sul cimale (la sola punta, ndr) – precisa Brunori – devono essere riportate la provenienza da coltivazioni specializzate, la nazionalità, l’età dell’albero, la specie e la non destinazione per il rimboschimento (per evitare mescolanze genetiche e quindi danni alle specie autoctone). Ovviamente, l’albero deve essere esente da malattie. Se poi ha una certificazione Pefc sappiamo anche il bosco di origine della pianta”. Gli alberi “possono essere con zolla, e quindi le radici, o solo la punta, che viene solitamente da un diradamento boschivo indispensabile per far sviluppare meglio le nostre foreste. Perciò, è fondamentale che ci sia un’etichetta e la certificazione che garantisca l’origine. Se si acquista per strada potrebbero essere piante rubate”. È preferibile, inoltre, un albero proveniente dal nostro Paese. Infatti, “più è vicino il luogo di coltivazione o il bosco dal quale è stato prelevato, meno chilometri farà fino a casa nostra e quindi minore sarà il suo impatto sull’ambiente in termini di emissioni nocive”. Gli abeti italiani disponibili per Natale “derivano per il 90% da coltivazioni specializzate che occupano oltre mille piccole aziende agricole tricolori. Il restante 10% è venduto senza radici”.

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Imparare dalla Laudato si’. Passate le feste, “l’albero si può mettere in vaso sul terrazzo o piantarlo in giardino, per chi ne ha uno. Mai, invece in bosco: l’abete rosso è un albero spontaneo solo sull’arco alpino e in alcune aree dell’Appennino tosco-emiliano. Piantarli in boschi dove già è presente l’abete significa creare problemi di inquinamento genetico, visto che non si conosce l’origine di quelli ripiantati. Se, invece, l’albero si è seccato durante le feste, va destinato alla raccolta compostabile per permettere la sua trasformazione in compost che sarà poi usato come fertilizzante per nuove piante”. Anche per la scelta dell’albero di Natale, conclude Brunori, “si può seguire l’invito di Papa Francesco nella Laudato si’ a ridurre gli sprechi e ad avere un atteggiamento più sobrio, com’è tipico dell’economia circolare: usi un albero per le feste, che poi ritorna humus, come nel ciclo naturale. È anche importante far capire ai bambini che l’albero è una pianta viva, che bisogna curare. Un aspetto molto bello della Laudato si’ è la sottolineatura dell’ammirazione verso la natura: se un bimbo vede un albero di plastica, che valore dà a una pianta?”.