Preghiera nei secoli

“Rorate”, la messa di Avvento nelle parrocchie (di lingua tedesca) di Bolzano-Bressanone

Tutte le mattine alle 6.30 partecipano centinaia di persone, tra cui anche tanti giovani e giovanissimi, che fanno spesso i chierichetti; finito il “Rorate” si va poi tutti a fare colazione insieme o in parrocchia o al bar

Bressanone, domenica 4 dicembre, ore 6.10. È ancora buio nella città vescovile. Tutto tace. La notte avvolge le case e le casette del mercatino che riempiono piazza Duomo e che solo poche ore prima erano al centro di un viavai ininterrotto di turisti intabarrati per difendersi dai primi freddi di questo inverno.
Il silenzio regna in città. Dorme anche “Soliman”, l’elefante di Bressanone protagonista dello spettacolo multimediale che, col calar del sole, nel periodo d’Avvento attira nel cortile del palazzo vescovile (Hofburg) migliaia di persone a cui “racconta” tra luci e suoni il suo avventuroso viaggio, fatto nel 1551, dal Portogallo alla corte del futuro imperatore d’Austria Massimiliano a Vienna.
Alle 6.15 le campane della cattedrale iniziano a suonare e continueranno con i loro rintocchi per un quarto d’ora. Ininterrottamente.
In mezzo alle casette del mercatino ecco arrivare qualcuno alla spicciolata. È diretto in duomo. La cattedrale è avvolta nella penombra. Ed è già affollata di gente. I banchi sono tutti pieni. Restano solo posti in piedi. Alle 6.30, quando inizia la messa, in cattedrale ci saranno più di 500 persone. Tutte lì, prima delle 6.30 per partecipare al “Rorate”, la messa del mattino che nella diocesi di Bolzano-Bressanone si celebra nelle parrocchie di lingua tedesca tutti i giorni d’Avvento. Domeniche incluse.

Il “Rorate” prende il suo nome dall’Introito della messa della quarta domenica di Avvento: “Rorate Cœli desúper, Et nubes plúant justum”. “Stillate rugiada, o cieli, dall’alto, e le nubi piovano il Giusto”. Ad iniziare questa tradizione tanto amata ancora oggi, fu nel 1606 il vescovo Christoph Andreas Spaur (1601-1613).

In un periodo storico in cui le chiese sono sempre più vuote e i banchi desolatamente spogli, il colpo d’occhio è decisamente impressionante. Centinaia di persone che tutti i giorni si alzano quando ancora non è sorta l’alba per partecipare alla santa messa. Una tradizione che ha quattro secoli di vita e che nonostante l’età non perde la sua attrattiva, coinvolgendo grandi e piccoli.
Commentando le letture della II domenica di Avvento, il vicario generale Eugen Runggaldier sottolinea come l’immagine di Gesù Bambino che ci viene offerta in questo periodo di mercatini è un’immagine “ovattata”: “Il Natale secolare ci annuncia un ‘Signore’ del mondo delle emozioni, che risveglia ricordi d’infanzia, il desiderio di pace, armonia, amore. Ma può quest’immagine secolarizzata del Natale, che si ferma soprattutto all’esteriorità e al mondo delle emozioni, rispondere veramente ai nostri desideri più profondi e colmare le nostre attese?”.
Si respira un’aria diversa, in duomo a Bressanone. Un’aria che profuma d’incenso e non di vin brulé. Un’aria che “sazia” e “risveglia”. “Il Rorate piace – commenta il decano del duomo di Bressanone Ulrich Fistill – perché, in mezzo allo stress dei mercatini e delle corse per fare i regali, ci offre un tempo per pregare. Molti sono quelli che vengono al Rorate prima di andare a lavorare. Anche i ragazzi vengono a messa e poi, dopo aver fatto colazione tutti insieme, prendono le loro cartelle e vanno a scuola”.

Il “Rorate” ha anche un risvolto sociale.

“Si recuperano i tempi dello stare insieme, anche in famiglia – aggiunge – in un tempo come il nostro in cui è difficile ritrovarsi tutti attorno alla tavola. Fare colazione insieme dopo il Rorate permette di fare anche questo”.
Il “Rorate” aiuta a riscoprire il tempo dell’attesa, un tempo che oggi è riempito da tanti appuntamenti e scadenze, ma che spesso è vuoto di contenuti. “Ci si prepara all’arrivo di Gesù – commenta Fistill – e lo si fa la mattina presto, quando ancora non è sorto il sole. Anche questo è un aspetto significativo: si entra in chiesa quando fuori è ancora buio e, mentre celebriamo l’Eucaristia, ecco arrivare il giorno: un segno questo dell’Avvento, dell’arrivo del Salvatore che ci prepariamo ad accogliere a Natale”.