Politica

Mattarella, discorso di fine anno: dal presidente una lezione di stile

Un messaggio serio, realistico e sereno, quello che il Capo dello Stato ha rivolto agli italiani. Con un fine ben chiaro: bisogna invertire la tendenza. Utili in questo senso le parole con cui Mattarella ha ricostruito la crisi di governo e la sua soluzione, con la necessità di “approvare nuove regole elettorali” e di “governare problemi di grande importanza che l’Italia ha davanti a sé in queste settimane e in questi mesi”. La cornice è chiara: per disegnare il nuovo quadro è necessario uscire da schemi ormai frusti

Un messaggio serio, realistico e sereno, quello che il Capo dello Stato ha rivolto agli italiani. Un po’ come la presidenza Mattarella, giunta ormai al secondo Capodanno: alla carica corrisponde la sostanza.

Ha parlato di comunità, di etica dei doveri, di domande sociali: un lessico classico, un po’ austero, come si conviene ai tempi. Lontano dagli schiamazzi, dall’enfasi, dalle narrazioni fine a loro stesse, dalla propaganda 2.0, ma sempre finta, e dunque dall’“odio come strumento di lotta politica”, di cui abbiamo fatto troppa esperienza in questi anni, in questi mesi accelerati e inconcludenti. E non solo in Italia.

Sissignori, bisogna cambiare registro e cambiare comportamenti. Se si vuole sviluppare la democrazia e non accontentarci della sua caricatura, occorre partire dalla realtà, come ha fatto il presidente della Repubblica.

La realtà dice che l’Italia è un Paese in cui ci sono troppe norme e poche regole, per di più rispettate a intermittenza, che ci sono persone e categorie “più ugnali”, che le distanze si stanno allungando in modo vergognoso, a partire dalla stessa pubblica amministrazione. Così come la realtà dice che ci sono tante energie e tante risorse, che spesso non fruttano perché manca il contesto, manca il riferimento istituzionale, manca la garanzia.

La questione dei migranti, degli irregolari, dei rifugiati, un guazzabuglio vergognoso sulla pelle dei più deboli, è esemplare della possibilità finalmente di cambiare passo, passare dalla rincorsa delle emergenze alle regole chiare per tutti e da fare rispettare a tutti. Sennò, come si è visto anche in questo settore, campo libero a tutte le mafie.

Certo non basta un messaggio, sia pure quirinalizio. Occorrono esempi, riferimenti. Prima che di programmi è questione di stile.

Mattarella ci sta dando una lezione di stile: l’impegno di raccoglierla va prima di tutto alle istituzioni, poi ai vari corpi sociali. Il primo presidente del Consiglio che ha nominato si sta muovendo secondo queste coordinate, si è visto alla conferenza stampa di fine anno. Auguriamoci che l’esempio sia contagioso. E arrivi ai giovani, ormai stanchi di chi racconta iperboli e tentenna. Un sistema politico non si può ricostruire per forzature opposte e per alternanze dettate dalla disperazione, come si è tentato di fare in questi anni: “Una società divisa, rissosa e in preda al risentimento, smarrisce il senso di comune appartenenza, distrugge i legami, minaccia la sua stessa sopravvivenza”.

Bisogna allora invertire la tendenza.

Utili in questo senso le parole con cui Mattarella ha ricostruito la crisi di governo e la sua soluzione, con la necessità di “approvare nuove regole elettorali” e di “governare problemi di grande importanza che l’Italia ha davanti a sé in queste settimane e in questi mesi”.

La cornice è chiara: per disegnare il nuovo quadro è necessario uscire da schemi ormai frusti.