Media Cei
Servizio, ascolto e racconto saranno le linee guida per il lavoro del Sir. Il servizio, secondo la regola cristiana, come c’insegna Papa Francesco, è “la via da percorrere per vivere la fede… e dare testimonianza dell’amore”. E informare è un atto d’amore reso all’altro; per questo, non può che essere un servizio da rendere prima di tutto con l’ascolto e poi con il racconto. L’ascolto è un atto necessario allo svolgersi della comunicazione e prevede, anzitutto, il silenzio, condizione indispensabile per ricevere ogni parola pronunciata e coglierne il significato. Il racconto, secondo le linee editoriali dell’Agenzia, con “obiettività, rigore e verifica”, preferite sempre allo scoop
Ed eccomi qui al primo editoriale nella nuova veste di direttore. Ancora un pensiero di gratitudine alla Conferenza episcopale italiana per aver affidato a me un compito così impegnativo e delicato. Ed anche un pensiero di gratitudine a chi ha scritto la storia del Sir con grande passione: don Giuseppe Cacciami, per la sua caparbietà e lungimiranza; Giovanni Fallani, per il suo impegno a un’informazione, soprattutto religiosa, “purificata” da parole vane e vuote; Paolo Bustaffa, per la sua capacità nel “leggere i segni dei tempi” in decenni di grande fermento socio-culturale; Domenico Delle Foglie, per la sua professionalità spesa a rilanciare l’Agenzia sia sul fronte degli investimenti digitali sia nel rapporto con il territorio; le 191 testate della Federazione italiana settimanali cattolici, per le quali il Sir fu pensato e fondato.
Ognuno ha contribuito, a suo modo, a rendere grande questo strumento informativo, che si appresta a varcare il 30° anno di vita.
E ora cosa succederà? In che modo e su quali strade continuerà il cammino?
Stiamo vivendo anni di grandi trasformazioni, che stanno a poco a poco trasformando l’intero sistema mediatico. Il tempo che ci sta davanti, pertanto, sarà una grande sfida da affrontare tutti insieme. In questo, il Sir c’è e ci sarà. A servizio della Chiesa italiana, per esserne sempre di più e sempre meglio la voce ufficiale, in stretta collaborazione con gli altri media (Avvenire, Tv2000, Radio InBlu); a servizio dei territori, che continueranno a essere punto di riferimento costante attraverso i settimanali diocesani; a servizio dell’Europa, informando sulle attività delle Conferenze episcopali, degli Organismi ecclesiali (Ccee e Comece), delle istituzioni e degli enti sociali e culturali europei; a servizio del mondo, perché – come c’insegna Papa Francesco – bisogna uscire verso le periferie geografiche, ma anche esistenziali. E, perciò, a servizio della persona umana.
Ed è questa la prima strada su cui proseguirà la nostra storia:
essere a servizio…
Come Agenzia, d’altronde, non può essere altrimenti. In un macro-cosmo, anche mediatico, in cui regna sempre più la cultura dello scarto – basta pensare ai flussi informativi – il Sir sceglie uno tra i percorsi più difficili. E lo fa non per vanagloria, ma seguendo la regola cristiana. “Nella Chiesa – ricordava Francesco il 21 maggio 2013 durante la meditazione mattutina a Casa Santa Marta – il più grande è quello che più serve, che più è al servizio degli altri. Questa è la regola”. E, durante l’udienza giubilare del 12 marzo 2016, indicava “il servizio come la via da percorrere per vivere la fede… e dare testimonianza dell’amore”. E ancora: “L’amore è il servizio concreto che rendiamo gli uni agli altri. L’amore non sono parole, sono opere e servizio; un servizio umile”. Informare è anche un atto d’amore reso all’altro; per questo, non può che essere un servizio da rendere prima di tutto con l’ascolto e poi con il racconto. E queste sono altre due strade che cercheremo di percorrere nel solco della nostra tradizione.
“In una Chiesa che ascolta e racconta” è, infatti, lo slogan che ha accompagnato il Sir sin dalla sua nascita, nel 1988. Ora l’impegno all’ascolto e al racconto, che richiama la bellezza e la responsabilità del pensare, ritorna come monito per un’informazione di qualità.
L’ascolto,
fondamentale per la comunicazione, è fonte di relazioni vere, sempre nuove e diverse. In queste relazioni, che diventano incontro con gli altri, si sviluppa un’informazione autentica, che non è semplice trasmissione di notizie, ma soprattutto disponibilità, arricchimento reciproco, relazione.
Il racconto,
secondo le linee editoriali dell’Agenzia, con “obiettività, rigore e verifica”, preferite sempre “allo scoop solo apparentemente redditizio”, per “essere stampa di verità e di libertà nel solco secolare del giornalismo cattolico (…), in una forma aderente a questa stagione della Chiesa e della società italiana”.
Servizio, ascolto e racconto non potranno che essere le linee guida per il nostro lavoro futuro, per un’informazione pensata che aiuti a pensare.