L'intervista
Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, illustra al Sir il “dopo-Giubileo”. Dal servizio dei mille missionari della misericordia in tutto il mondo – da valorizzare nelle diocesi – alla preparazione di eventi come la Giornata mondiale dei poveri e il Sinodo dei giovani. “Il Giubileo continua non solo come annuncio ma come vita all’insegna della misericordia”, assicura il presule, che non esclude una “proroga” del Papa anche per i “Venerdì della misericordia”. Magari a partire dalla Quaresima ormai imminente
Il Giubileo finisce, il Giubileo continua. A spiegarlo al Sir è monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che ci parla della “proroga” del Papa al servizio svolto nel mondo dai mille missionari della misericordia e del ruolo svolto dal suo dicastero per preparare eventi come il Sinodo dei giovani ma anche scadenze più prossime, come la Giornata mondiale dei poveri. Francesco “prorogherà” anche i “Venerdì della misericordia”, magari a partire dalla Quaresima ormai imminente? “Chissà… Il Papa, come è suo solito, ci meraviglierà”, la risposta.
Nella Misericordia et Misera, il Papa scrive che il Giubileo non è una parentesi, ma l’icona della Chiesa. Come sta continuando, nelle Chiese locali di tutto il mondo?
Credo che continui con quell’entusiasmo che non è mai venuto meno, e che ha caratterizzato l’intero anno giubilare. Questo Giubileo ha toccato in maniera profonda il nostro popolo, ed in maniera del tutto inaspettata: significa che l’intuizione originaria di Papa Francesco coglieva nel giusto, facendosi voce di un’esistenza profonda presente nel cuore di ognuno.
Il Giubileo continua non solo come annuncio, ma come vita all’insegna della misericordia.
Il Papa ha dato indicazioni concrete per poterlo esprimere al meglio. Siamo alla vigilia delle ‘24 ore per il Signore’, un’iniziativa che in tutto il mondo ha preso sempre più piede: una giornata in cui le chiese rimangono aperte per offrire la possibilità a chi lo desidera di ricevere il sacramento della misericordia, cioè della riconciliazione con Dio.
Poi c’è il servizio dei missionari della misericordia, che per volere del Papa è stato prorogato oltre il calendario giubilare…
Ci sono due modi con cui il Papa ha dato un’accelerazione, perché la misericordia continui ad essere il centro della Chiesa. Il primo è l’aver voluto estendere a tutti i sacerdoti del mondo la facoltà di assolvere dal peccato di aborto, in modo ormai permanente: un segno con cui Francesco ha voluto andare incontro a tutte le persone, facendo comprendere che il perdono del Signore, una volta che il cuore si sia pentito e desideri la riconciliazione, non conosce confini, ostacoli, limiti.
È il primo segno che dobbiamo avere sempre davanti agli occhi: per una persona pentita non c’è alcun ostacolo a ricevere il perdono.
Il secondo è l’invio dei mille missionari della misericordia, ai quali il Papa ha chiesto se accettavano di continuare il loro ministero anche oltre l’anno giubilare: ha ricevuto nella quasi totalità risposte positive, tutti hanno ringraziato Francesco per questa possibilità. Ora continuano a svolgere con entusiasmo il loro servizio.
Come sono accolti nelle diocesi?
L’auspicio è che i vescovi siano consapevoli di questa grande opportunità che viene loro offerta: i missionari sono chiamati a mantenere vivo con la loro predicazione anzitutto il messaggio di Gesù, ma la loro opera, rivolta a tutti – sacerdoti e laici – è anche un segno concreto, uno strumento con cui la misericordia si fa presente quando c’è nel cuore il desiderio di riconciliazione.
Nelle diocesi si organizzano ritiri e incontri periodici per sacerdoti, esercizi spirituali per preti e laici, momenti di preparazione ai diversi sacramenti, come i corsi per i genitori dei bambini che si preparano alla Prima Comunione e alla Cresima o gli incontri di formazione per le coppie di sposi. Un variegato mondo di iniziative che potrebbe utilmente avvalersi anche della presenza dei missionari della misericordia.
Dopo il Giubileo, il Sinodo dei giovani: quale ruolo svolgerà il suo dicastero per preparare questo appuntamento?
La nuova evangelizzazione viene vissuta, nel mondo, in primo luogo dai giovani che appartengono ai diversi movimenti e alle nuove forme di vita, anche consacrata. Migliaia di giovani hanno scelto come vocazione alla vita cristiana quella dell’evangelizzazione: c’è una ricchezza incredibile di un mondo giovanile carico di motivazioni profonde, di entusiasmo, di speranza.
Prima di identificare i giovani come destinatari, bisogna guardare all’azione positiva che i nostri giovani già svolgono nell’opera di evangelizzazione.
Lo constatiamo giorno dopo giorno: i giovani vanno in giro per il mondo a fare evangelizzazione, senza contare tutti quei giovani che sono impegnati a fare catechesi nelle parrocchie, ad esempio nella preparazione dei ragazzi alla Cresima. Insomma, un esercito di giovani evangelizzatori e catechisti di fronte ai quali l’intera comunità ecclesiale deve porsi senza alcuna ricetta preconfezionata: bisogna imparare nuovi linguaggi per comprendere i loro comportamenti.
Il processo di riforma della Curia, portato avanti da Francesco, sta andando avanti. In che modo coinvolgerà anche il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione?
Siamo in attesa di sapere quale sarà il futuro del nostro dicastero. Nell’attesa, però, continuiamo a lavorare a pieno ritmo nel nostro servizio alla Chiesa. Abbiamo davanti a noi scadenze molto importanti, come la Giornata mondiale dei poveri (XXXIII domenica del tempo ordinario) che il Papa ha deciso di istituire nella giornata giubilare a loro dedicata.
Una delle iniziative inedite del Giubileo che ha riscosso molto successo sono stati i “Venerdì della misericordia”. Anche questa esperienza verrà prorogata, magari già con la Quaresima ormai imminente?
Chissà…Il Papa, come è suo solito, ci meraviglierà. Di sicuro si tratta di un’esperienza non conclusa: Francesco ci ha dato delle indicazioni che sono anche per noi una provocazione, in senso positivo, ad assumere uno stile ben preciso di testimonianza, che richiede ulteriori segni concreti di prossimità.