Povertà
La ong della Chiesa cattolica spagnola in questo mese di febbraio ha lanciato la sua 58ª campagna, nella quale chiede che il diritto al cibo, riconosciuto sulla carta, ma non nei fatti, non sia più una chimera per milioni di persone. “Un terzo degli alimenti finisce nella spazzatura. Nel frattempo, 800 milioni di persone soffrono la fame nel mondo”, denuncia Manos Unidas
“Il mondo non ha bisogno di più cibo. Ha bisogno di più persone coinvolte”: è il tema della 58ª campagna che ha lanciato, a febbraio, Manos Unidas, la ong per lo sviluppo della Chiesa cattolica spagnola, nella sua lotta contro la fame. “Un terzo del nostro cibo finisce nella spazzatura. Nel frattempo, 800 milioni di persone soffrono la fame nel mondo”, denuncia la ong. “I dati vergognosi della fame nel mondo – afferma Clara Pardo Gil, presidente di Manos Unidas – chiedono a gran voce denuncia, azione e cambio nelle nostre attività e stili di vita. Nella nostra campagna lavoreremo per ottenere che il diritto umano al cibo, riconosciuto e accettato come fondamentale e obbligatorio adempimento da gran parte della comunità internazionale e, disgraziatamente, ferito e ignorato dalla maggioranza, non sia più una chimera per tantissime persone”.
Produzione e consumo sostenibili. “Il tema scelto per la nostra campagna 2017 – chiarisce Manos Unidas – comprende aspetti centrali del problema della fame e cerca di promuovere un impegno per un modello globale di produzione e consumo sostenibili: l’impegno per una concezione degli alimenti come cibo per le persone e non come un business; impegno per un’agricoltura sostenibile e l’impegno per la piena utilizzazione della produzione evitando la perdita e gli sprechi alimentari”. La campagna 2017 rientra nel triennio 2016-2018 nel quale la ong sta lavorando per affrontare le cause e i problemi che provocano la fame nel mondo. Manos Unidas, spiega la presidente, chiederà “un impegno forte a favore dei più svantaggiati, di coloro che patiscono la fame, dei bambini che soffrono, delle donne imprenditrici, dei piccoli agricoltori e allevatori, delle popolazioni indigene. Un impegno che tenga conto come opzione privilegiata quella a favore dei poveri”. Infatti,
“la fame non è una fatalità, né il frutto del destino; la fame è la conseguenza inaccettabile di un mondo organizzato in modo che gli interessi economici prevalgano sulla vita delle persone”.
No a speculazioni. Il primo dei tre impegni richiesti quest’anno da Manos Unidas – l’impegno per una coltivazione del cibo per il consumo umano e non per la speculazione e aperta al commercio equo e solidale – si traduce nella “denuncia delle speculazioni sui prezzi dei cibi considerati come un prodotto per guadagnare all’interno del mercato finanziario, impedendo l’accesso al cibo a milioni di persone in tutto il mondo”; nella “sensibilizzazione e formazione su prodotti sostitutivi per aumentare e diversificare la produzione alimentare locale in modo che si eviti la possibile speculazione, cercando, inoltre, di indurre le popolazioni a produrre alimenti come verdure, radici e tuberi per garantire il loro consumo”; nella “creazione di riserve alimentari e la gestione delle eccedenze a livello locale come strumenti efficaci contro la speculazione, in modo che le popolazioni rurali gestiscano le proprie riserve di cibo”. Questa proposta comprende “l’obiettivo di facilitare l’accesso al cibo che possono essere immagazzinati, come i cereali”.
Rispetto dell’ambiente. Il secondo impegno – per una coltura rispettosa dell’ambiente e in grado di garantire il consumo locale – significa “la denuncia delle cause strutturali della produzione agricola insostenibile e la sensibilizzazione sul nostro alto livello di consumo, che implica l’aumento dell’industria agroalimentare e le sue ricadute sull’ambiente”; “la sensibilizzazione delle popolazioni locali sul diritto al cibo, a partire da un impegno per produzioni sostenibili, invitandole a partecipare ai piano locali di sviluppo agricolo affrontando questioni come la proprietà della terra, la gestione comunitaria, l’organizzazione delle colture per il consumo locale, la pianificazione e il controllo dei disboscamento e di gestione comunitaria dell’acqua”; “la formazione sulle tecniche per migliorare la produttività agricola compatibile con la sostenibilità ambientale: semi tradizionali, fertilità del suolo, uso razionale dei fertilizzanti naturali come il compostaggio e molti altri processi agricoli che, inoltre, contribuiscono alla conservazione della biodiversità”; “la conservazione delle colture. Le perdite possono raggiungere il 50% del prodotto per una maturazione inadeguata, metodi di conservazione sbagliati e uno stoccaggio o trattamento con eccessiva esposizione alle intemperie”.
Evitare sprechi. Infine, Manos Unidas chiede un “impegno per un corretto approvvigionamento del cibo, evitando perdite e sprechi alimentari”. Questo è possibile “con il miglioramento delle pratiche agricole e veterinarie di raccolta e con buone pratiche igieniche nella lavorazione, stoccaggio, etichettatura e imballaggio”; “con la sensibilizzazione dei consumatori, fornendo modi per ridurre gli sprechi”; “lavorando, a livello strutturale, con le amministrazioni e le imprese, per migliorare la catena di conservazione, lavorazione, trasporto e stoccaggio, da parte dei produttori e degli attori della catena produttiva, in condizioni di sostenibilità”; “lavorando, a livello di sistema, con governi, amministrazioni locali, settore privato e il resto della società civile per denunciare perdite e sprechi alimentari, con le loro conseguenze etiche, economiche e ambientali. E, anche,
educare a valori che promuovono il consumo responsabile e stili di vita e abitudini di acquisto più solidali e sostenibili”.