Pontificio Consiglio della cultura

Consulta femminile: lavorare “in dialogo” per il bene comune e la pace

È stata presentata ufficialmente, martedì 7 marzo, nella Sala Stampa vaticana, la Consulta femminile, nata il 23 giugno 2015, in senso al Dicastero, presieduto dal card. Gianfranco Ravasi. Sono 37 le donne che fanno parte dell’organismo: appartengono a nazioni, culture, religioni differenti e sono ambasciatrici, imprenditrici, suore, sportive, giornaliste, attrici, accademiche, teologhe, dirigenti dello Stato

Roma, 7 marzo 2017: Consulta Femminile, organismo permanente all’interno del Pontificio Consiglio della Cultura

Esistono una differenza femminile, un tempo delle donne, uno sguardo femminile sulla realtà. Sono queste le idee di fondo che hanno portato alla nascita, il 23 giugno 2015, di una Consulta femminile dentro il Pontificio Consiglio della cultura. Una Consulta il cui scopo è

lavorare “in dialogo” con le diversità, le religioni e i tanti mondi in cui le donne operano,

nella convinzione che la pluralità è il presupposto dell’azione umana. La Consulta, di cui fanno parte 37 donne, appartenenti a nazioni, culture, religioni differenti, è stata presenta ufficialmente, martedì 7 marzo, in Sala stampa vaticana, alla vigilia della Giornata internazionale della donna.

“Dalla sua nascita la Consulta femminile ha portato due dimensioni. La prima è lo sguardo”. Lo dice al Sir il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, colui che ha voluto creare l’organismo all’interno del suo Dicastero, che è “a totalità maschile”: “Vediamo la realtà con questo sguardo che ha una sua fondatezza, ricchezza, potenza, ma è incompleto e ha bisogno anche di una visione alternativa”. Il porporato mette in luce la seconda dimensione: “La creatività femminile. Mai avrei pensato di interessarmi a fenomeni culturali fondamentali del nostro mondo, come la moda”. Da parte della Consulta, prosegue Ravasi,

“un aspetto indispensabile è quello della proposta perché la cultura è continuamente in movimento”.

“Finora il contributo più importante della Consulta – ricorda – è stato quando abbiamo affrontato per la Plenaria il tema della genetica, dell’intelligenza artificiale, delle neuroscienze, che sono ambiti nei quali lo scienziato non è sufficiente, ci vuole anche la voce della donna, che ha un senso più forte della vita e può mettere un freno alla degenerazione della tecnica”. A novembre, ci anticipa il cardinale, “si terrà la prossima Assemblea plenaria: oltre a darci consigli su chi invitare e su quali temi affrontare, la Consulta darà un contributo per l’evento di apertura. Si farà uno special televisivo organizzato da Caterina Doglio e Monica Maggioni, rispettivamente caporedattore e presidente Rai, che andrà anche in televisione, dopo l’anteprima per noi”.

“Nella prossima Plenaria – aggiunge Consuelo Corradi, pro-rettore alla ricerca e ai rapporti internazionali della Lumsa e coordinatrice della Consulta – si parlerà dei temi dell’antropologia dell’umano e anche su questo abbiamo portato uno sguardo femminile, chiedendo per esempio di toccare il tema del venire al mondo, che è molto femminile ma al tempo stesso universale”.

“La donna è accogliente, nutre e protegge, quindi è costruttrice di pace. L’incontro tra le religioni è possibile.

La mia presenza nella Consulta simboleggia anche questo: dalla pace tra le religioni può arrivare la pace tra le nazioni.

Le donne che fanno parte della Consulta sono di grande coraggio e di grande presenza sociale. Anche se noi siamo una piccola luce, da noi parte il messaggio che le donne, nonostante la diversità di conoscenze, lingue, culture e religione, possono collaborare pienamente e amichevolmente per il bene comune”, spiega Shahrazad Houshmand, teologa iraniana, che si definisce “la figlia musulmana di Papa Francesco, amatissimo da tutti i musulmani per saper parlare della sofferenza di tutti, senza fare distinguo di religione”.

Roma, 7 marzo 2017: Consulta Femminile, organismo permanente all’interno del Pontificio Consiglio della Cultura

La Consulta ha tante “anime”: ci sono ambasciatrici, imprenditrici, suore, sportive, giornaliste, attrici, accademiche, teologhe… Mariella Enoc, presidente del Cda dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, auspica che “questo gruppo stia in mezzo ad altre donne e porti il parere delle donne nella quotidianità. E anche la Chiesa ha bisogno di noi”. Suor Marcella Farina, coordinatrice del Centro studi donna ed educazione dell’Università Auxilium di Roma, sottolinea: “È una Consulta che lavora concretamente. C’è sempre un ambito di ricerca e un ambito di azione”. “Ognuna di noi ha un proprio bagaglio – evidenzia l’attrice Nancy Brilly -. Le donne sono bene rappresentate nella Consulta e per questo ognuna ha da imparare dalle altre”.

Roma, 7 marzo 2017: Consulta Femminile, organismo permanente all’interno del Pontificio Consiglio della Cultura

Lavinia Biagiotti, imprenditrice che si occupa di moda, spiega: “Da tre generazioni la mia è un’azienda fatta da donne che lavorano per le donne. Nella Consulta mi sento di rappresentare la moda e, quindi, i valori della bellezza e dell’imprenditoria italiana, del Made in Italy, che è un fenomeno economico e culturale importantissimo”.

Com’è stata accolta la Consulta negli ambienti della Curia Romana? “Sostanzialmente in maniera positiva – ci risponde il card. Ravasi -, ma per me sarebbe molto positivo se ci imitassero. Ho voluto rompere un po’ gli schemi, ma, dopotutto, Papa Francesco sulla questione femminile sta più avanti di tutti”.