Visita alla parrocchia
Domani il Papa visiterà la parrocchia di Santa Maddalena di Canossa, alla Borgata Ottavia. Il parroco, padre Giorgio Spinello: “Gli chiederò di pregare per le nuove vocazioni: ne abbiamo bisogno”
Tre giorni di adorazione eucaristica, insieme a tutta la sua comunità, compresi i ragazzi e le ragazze del catechismo. Tre serate speciali per prepararsi a un evento imprevisto e imprevedibile. È la scelta del parroco di Santa Maddalena di Canossa, padre Giorgio Spinello, che ha voluto prepararsi così al “faccia a faccia” con il Papa. A pochi giorni dal suo quarto anniversario di pontificato, Francesco visiterà domani la sua terza parrocchia romana dall’inizio di quest’anno – dopo Santa Maria a Setteville di Guidonia (15 gennaio) e Santa Maria Josefa del Cuore di Gesù (19 febbraio) – la quattordicesima dall’inizio del suo ministero petrino, affidata ai canossiani. Che padre Giorgio non stia nella pelle lo si capisce da come esordisce, quando lo interpelliamo:
“Mi sto meravigliando di come la gente si sia mossa per l’accoglienza. Hanno sorpreso anche me”. “Fare entrare tutti non sarà possibile”, la previsione logistica per domani.
Si sente che il parroco, al timone da dieci anni, li ha nel cuore i suoi parrocchiani: quando parla, ad esempio, dell’incontro del Papa con i bambini del catechismo, ci tiene a precisare – usando proprio questo termine – che
“le letterine che consegneranno al Papa nascono dal cuore: non sono stati aiutati dai loro genitori per confidare al successore di Pietro i loro sogni e le loro attese”.
Quattro le domande che i bambini del catechismo e del gruppo Scout d’Europa faranno a Francesco, e il Papa come è sua abitudine ormai in queste visite da vescovo di Roma risponderà a braccio, all’insegna della spontaneità, mettendosi ad altezza d’occhi: quelli dei suoi piccoli interlocutori. Poi l’incontro con le Figlie della Carità (Canossiane), con gli ammalati, con i 65 bambini (e i loro genitori) battezzati nel 2016, con gli operatori pastorali, i catechisti e i volontari della Caritas. Quattro le persone che avranno il privilegio di inginocchiarsi nel confessionale davanti a Francesco: un adolescente, un giovane e due adulti, un uomo e una donna.
Una parrocchia dalle porte sempre aperte, comunità viva soprattutto perché abitata da tante famiglie giovani, molte delle quali con due o tre bambini.
Padre Giorgio ci descrive così i suoi dieci anni passati in questa borgata nel settore nord-Ovest di Roma, a ridosso e internamente al Grande Raccordo Anulare. Altro ospite illustre, san Giovanni Paolo II, che la visitò il 21 aprile 1996, meno di un mese dopo la celebrazione della prima Messa qui in via della Lucchina 82.
Quando Papa Francesco domani celebrerà la Messa, alle 17.30, potrà ammirare di nuovo una reliquia di Santa Maddalena di Canossa, rubata proprio qui nella notte del 12 gennaio 2016 ora ritrovata dai carabinieri all’interno di alcuni locali abbandonati di un centro commerciale.
Cosa dirà padre Giorgio al Papa?
“Partirò da una consegna – conferma i tuoi fratelli nella fede – per poi formulare una speranza: Signore, dacci tante vocazioni, ne abbiamo bisogno”.
A Santa Maddalena di Canossa ci sono già frutti promettenti: in questi dieci anni padre Giorgio ha avuto la gioia di vedere maturare le vocazioni di un 49enne, ora diacono, e di un ragazzo di 25 ani che riceverà l’ordinazione sacerdotale quest’anno.
Ma le situazioni ferite che si incrociano in una periferie sono tante: “Ci sono i malati, le persone che hanno perso il lavoro, i giovani che lo cercano”, l’elenco solo parziale stilato dal parroco. C’è il disagio di un quartiere-dormitorio, in cui mancano punti di aggregazione. Così, la parrocchia e la Prefettura sono gli unici punti di riferimento. “Servirebbe una presenza maggiore delle istituzioni”, la richiesta del religioso. “Noi abbiamo l’oratorio, dove portiamo avanti un’azione educativa che offre ai giovani proposte per la loro vita”. Perché la povertà non è fatta solo di carenza di cose materiali, ma di progetti.
Fanno fatica, gli adolescenti e i giovani, ammette padre Giorgio, eppure “sono aperti e disponibili”, contrariamente a come spesso li si dipinge. Quest’anno 15 adolescenti hanno frequentato il corso a loro dedicato, guidati da cinque giovani che hanno soltanto pochi anni più di loro. Giovani anche le famiglie che frequentano la messa domenicale: “Abbiamo anche situazioni particolari, ma anche le mamme e i papà separati ci tengono a non far saltare ai loro figli questo appuntamento: magari fanno a turno, pur di portarli”. “C’è un bene che sta nascendo, che sta germogliando”, il bilancio del parroco a proposito del “lavoro paziente di catechesi”. Da domani, con una marcia in più.