Nuovi beati

Josef Mayr-Nusser: un raggio di luce

Sono passati 72 anni da quel 24 febbraio 1945, quando, alle 6 del mattino – come recita il referto medico – moriva Josef Mayr-Nusser. Un uomo che ha dato la vita per Cristo, per essere testimone della sua Luce. E per farlo ha avuto il coraggio di andare controcorrente, di dire no al giuramento a Hitler e quindi al nazionalsocialismo. Un “no” detto per restare fedele a quel “sì” a Cristo che ne ha segnato e plasmato tutta l’esistenza

Un raggio di luce buca le lamiere del vagone bestiame posteggiato da giorni sui binari nella stazione di Erlangen. Sottile e impalpabile, si fa spazio nel buio di quello spazio angusto e ristretto, che ha l’odore acre del dolore e della sofferenza. Come una lacrima, accarezza il volto stremato di un uomo, che aveva dedicato tutta la sua vita a rendere testimonianza alla Luce. Ne segue i lineamenti, ne incrocia lo sguardo sfinito. Ne illumina le labbra che hanno ormai solo la forza di dire “grazie” ai compagni di prigionia che lo stavano assistendo.
Sono passati 72 anni da quel 24 febbraio 1945, quando, alle 6 del mattino – come recita il referto medico – moriva Josef Mayr-Nusser. Un uomo che ha dato la vita per Cristo, per essere testimone della sua Luce. E per farlo ha avuto il coraggio di andare controcorrente, di dire no al giuramento a Hitler e quindi al nazionalsocialismo. Un “no” detto per restare fedele a quel “sì” a Cristo che ne ha segnato e plasmato tutta l’esistenza.
Un raggio di luce buca le vetrate del duomo di Bolzano e come un caleidoscopio inonda di colori e di calore quella che per anni è stata la chiesa parrocchiale dove Nusser Pepi (come veniva chiamato dagli amici) tutte le mattine andava a messa prima di recarsi a lavorare. E proprio lì, ai piedi dell’altare dei martiri, davanti al quale stava durante la celebrazione eucaristica, riposano ora le spoglie di quell’uomo, testimone della luce, primo beato della diocesi di Bolzano-Bressanone.
Sono passati 72 anni da quel 24 febbraio 1945, e ieri come oggi quella testimonianza vissuta nell’offerta totale e consapevole di sé, dona Luce a chi la incrocia. Tanti sono i volti che quella Luce, in queste settimane, ha incrociato e accarezzato. Volti bagnati dalle lacrime di un passato doloroso, ma riscaldati da una Luce che non toglie il dolore, non cancella l’orrore del male. Lo supera, aprendo nuove strade, schiudendosi verso nuovi orizzonti. Josef Mayr-Nusser lo aveva capito. E di questa Luce, che non conosce ostacoli e confini, è ancora oggi testimone.

(*) direttrice “Il Segno” (Bolzano-Bressanone)