Famiglia

Amoris Laetitia: card. Farrell, “formidabile responsabilità pastorale”

Ad un anno dalla pubblicazione, il card. Farrell traccia per il Sir un bilancio della ricezione a livello mondiale dell’Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica di Papa Francesco che sarà al centro anche del prossimo incontro mondiale delle famiglie a Dublino

Card. Kevin Joseph Farrell

“Una formidabile responsabilità pastorale” e “un esempio di accompagnamento ecclesiale”, a cui rispondere “con l’impegno a ogni livello, a cominciare da quello locale delle parrocchie e delle associazioni”. È l’Amoris Laetitia, nelle parole del cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. A un anno dalla pubblicazione, il porporato traccia per il Sir un bilancio della ricezione a livello mondiale dell’esortazione apostolica di Papa Francesco, sulla quale – annuncia – sarà disegnato anche il prossimo incontro mondiale delle famiglie a Dublino.

All’indomani della Sua nomina a prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita ha dichiarato che l’Amoris Laetitia sarebbe stata al primo posto della sua agenda. Ad un anno dalla pubblicazione, si può dire che sia stato lo stesso, riguardo all’accoglienza dell’esortazione apostolica di Papa Francesco nei vari Paesi?
Ad un anno dalla pubblicazione, l’esortazione Amoris Laetitia resta tra i documenti più attuali di Papa Francesco, tuttora oggetto di analisi, commenti e dibattiti praticamente in ogni Paese, Conferenza episcopale, singole diocesi, teologi, pastoralisti, ecc. Amoris Laetitia, però, sta dinanzi alla Chiesa soprattutto come

una formidabile responsabilità pastorale, una proposta concreta e una chiamata alla quale rispondere con l’impegno ad ogni livello, a cominciare da quello locale delle parrocchie e delle associazioni.

In questo senso sono contento di essere ospitato dall’agenzia dei settimanali cattolici italiani, così radicati e presenti nel territorio vivo delle comunità locali. Anche il prossimo appuntamento mondiale dell’incontro delle famiglie a Dublino – tutto disegnato su Amoris Laetitia, a partire dalle catechesi preparatorie – ne è in qualche modo un frutto. A giorni uscirà anche la Lettera del Papa che convocando ufficialmente l’Incontro darà ulteriori contenuti su come il Vangelo della famiglia possa continuare ad essere gioia per il mondo di oggi e come le famiglie cristiane possano vivere e testimoniare questa buona notizia che mostra come la misericordia sia al cuore di Dio.

Fin dalla pubblicazione dell’Amoris Laetitia, c’è stata una “polarizzazione”, favorita in gran parte dei media, sull’ottavo capitolo, e in particolare sulla questione dei divorziati risposati: come sfuggire a quella che il cardinale Schönborn, usando le stesse parole del Papa, ha definito “una trappola”?
È proprio così e bisogna superare questa distorsione, anche perché

il capitolo fondamentale di Amoris Laetitia è il quarto: un vero e proprio manifesto dell’amore matrimoniale.

Si comprende anche, però, il perché di tutto il grande dibattito di questo anno: i problemi, le ferite e i mille aspetti delle sofferenze familiari sono l’evidenza della gravissima crisi del matrimonio e della famiglia e quotidianamente incidono nella carne viva delle persone.

La grande sfida di Amoris Laetitia è proprio quella di indicare l’autentico amore umano e cristiano come l’unica forza capace di salvare il matrimonio e la famiglia.

È questo amore che va posto al centro della famiglia, come già indicato dal Vaticano II e come più volte ribadito con vigore da Papa Francesco che gli dà il massimo rilievo in tutta l’esortazione apostolica, specialmente nei capitoli IV e V.

“Accogliere, accompagnare, discernere e integrare”, i verbi-chiave dell’Amoris Laetitia. In che modo, e con quali accenti diversi, possono essere declinati nella pastorale familiare dei vari continenti?
L’olio per le ferite è buono ad ogni latitudine, perché il dolore è simile in ogni continente e l’accompagnamento deve farsi carico di tutti, anche se con attenzioni diverse. Maggiore pazienza e misericordia occorre verso coloro che si trovano in situazioni più gravi e che devono essere trattati come poveri, deboli, sofferenti, feriti dalla vita. I gesti dell’accoglienza, del farsi compagni, del “leggere dentro le storie familiari” e dell’integrare sono il risvolto dell’amore verso il fratello ferito sulla strada. Questo è molto chiaro nel documento del Papa; eppure la priorità pastorale, che indica Amoris Laetitia per il tempo presente, è quella di prevenire il più possibile le ferite, le divisioni, i fallimenti dei matrimoni:

“Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture” (n 307).

Pochi hanno sottolineato, in Amoris Laetitia, come il Papa – sul modello di san Paolo nella lettera ai Corinti – mostri i tratti del vero amore (quasi un nuovo “inno” alla carità), spiegandoli ed applicandoli al vissuto familiare: l’amore coniugale è autentico, se apprezza l’altro per se stesso e vuole il suo bene; è spirituale; ma comprende anche l’affetto, la tenerezza, l’intimità, la passione, il piacere dato e ricevuto, l’apertura alla procreazione e all’educazione dei figli; è un’amicizia assoluta, figura dell’unione con Dio e vera via di santificazione.

I quattro atteggiamenti suggeriti dal Papa (accogliere, accompagnare, discernere, integrare), che danno una nuova scossa alla pastorale familiare,

sono necessari verso tutti, non solo verso quelle che egli chiama “situazioni di fragilità e imperfezione”, ma anche verso le coppie regolari.

A tutte la Chiesa offre l’accompagnamento pastorale per il loro cammino.

La “rivoluzione” chiesta da Papa Francesco è quella della “prossimità” alle situazioni concrete delle famiglie, con le loro gioie ma anche con le loro difficoltà e fragilità, che vanno valutate caso per caso. Quale ruolo possono svolgere i vescovi e i parroci – ma anche i laici – per favorire il “discernimento”, tenendo conto anche del ruolo di “giudici” sul territorio affidato loro dal Papa con il Motu Proprio “Mitis Iudex”?
Sul tema specifico dei divorziati civilmente risposati e degli altri conviventi fuori del matrimonio religioso, non si sottolinea mai abbastanza il cammino di crescita spirituale e d’integrazione ecclesiale, con l’aiuto di un sacerdote, che dovrebbe essere loro offerto; un cammino che, nei penitenti e negli operatori pastorali, richiede tempo, gradualità, prudenza, pazienza, perseveranza, a partire dall’umile riconoscimento che la loro condizione non corrisponde al disegno di Dio, senza peraltro perdere la fiducia nella sua misericordia e nella vicinanza della Chiesa, un cammino di maturazione che comporta un impegno faticoso e difficile.

Per gli operatori pastorali (vescovi, parroci, famiglie, singoli fedeli) farsi prossimo significa accompagnare e discernere; due attività delicate e complesse.

Ognuno, secondo il proprio ruolo, vede con misericordia le persone in situazione di amore ferito; le va a cercare e coglie le occasioni d’incontro che si presentano per costruire un rapporto di amicizia, fiducia e confidenza; occorre un ascolto autentico per capire le diverse situazioni e poter offrire un aiuto adeguato; bisogna illuminare le coscienze e discernere eventuali circostanze attenuanti; curare le ferite “ridonando fiducia e speranza” in Dio sempre misericordioso; promuovere relazioni significative con la comunità parrocchiale, in modo che si possa fare esperienza concreta della Chiesa come madre; soprattutto incoraggiare la maturazione di un rapporto con il Signore, indispensabile se si vuole ordinare la propria vita secondo il Vangelo.

In questo cammino si possono e si devono percorrere anche i passi di natura giuridica,

come quello di verificare la validità del precedente matrimonio e ottenere eventualmente la sentenza di nullità, avvalendosi delle facilitazioni procedurali introdotte da Papa Francesco nei due Motu Proprio Mitis Judex Dominus Jesus e Mitis et Misericors Jesus. Qualunque decisione da prendere è affidata al discernimento prudente e alla carità pastorale del sacerdote.
Un’ultima cosa mi preme particolarmente sottolineare. La novità di Amoris Laetitia, a parte il capitolo ottavo, mi sembra che sia la grande attenzione rivolta all’esperienza umana, al vissuto esistenziale, con analisi dettagliate, molti consigli pratici per le persone e per la pastorale. Anche il linguaggio è vivace, coinvolgente, rivolto a tutti e per tutti facile da leggere e da comprendere, senza eccessive preoccupazioni per la precisione teologica e scientifica. Il documento può essere adoperato dai laici per la loro formazione personale e dagli operatori pastorali per la catechesi.

L’esortazione Amoris Laetitia è essa stessa un esempio di accompagnamento ecclesiale.