Addio Mago Zurlì

Cino Tortorella: Pippo Baudo, “grande animatore della tv dei ragazzi”. Anche oggi servizio pubblico assicuri spazio ai più giovani

Giovedì 23 marzo è morto Cino Tortorella: autore, regista e attore, quasi 90 anni, noto a tutti per lo Zecchino d’oro e il Mago Zurlì. “È stato un personaggio che ha timbrato momenti felici della televisione italiana, soprattutto quella parte della televisione italiana che adesso non c’è più, che era dedicata ai ragazzi”, dice al Sir Pippo Baudo, che auspica un nuovo impegno della Rai in programmi rivolti al pubblico più giovane. “Penso che sia nello spirito e nel dovere di una televisione di servizio pubblico destinare ogni pomeriggio un’ora o più ai ragazzi”, osserva Baudo

“La tv dei ragazzi ha avuto in Cino Tortorella un grande animatore”. A parlare al Sir dell’autore, regista e attore scomparso giovedì 23 marzo, a quasi 90 anni, noto a tutti per lo Zecchino d’oro e il Mago Zurlì, è Pippo Baudo, il presentatore siciliano, tra i volti più noti della nostra televisione. Tortorella era nato a Ventimiglia il 27 giugno 1927. A Baudo abbiamo chiesto un ricordo di Tortorella e un pensiero sul ruolo oggi del servizio pubblico per i più giovani.

Come ricorda Tortorella?

Ho conosciuto Cino Tortorella tanti anni fa. Ci siamo visti recentemente alla presentazione del libro di Maria Perego su Topo Gigio e abbiamo ripassato un po’ la nostra carriera. Cino è stato un personaggio che ha timbrato momenti felici della televisione italiana, soprattutto quella parte della televisione italiana che adesso non c’è più, che era dedicata ai ragazzi.

La tv dei ragazzi in Tortorella aveva un grande animatore.

Lui veniva dal teatro serio, perché aveva fatto un provino con Paolo Grassi al Piccolo di Milano. Poi trovò questo costume di Mago Zurlì, che fu un po’ la sua corazza, perché non se lo tolse più. Cino se ne lamentava, perché avrebbe voluto fare altre cose, ma purtroppo tutti lo volevano come Mago Zurlì. Mago Zurlì, mago del giovedì, fu un appuntamento importante per la televisione dei ragazzi. In un periodo nel quale la televisione si occupava giustamente e doverosamente di collocare, all’interno del palinsesto, un appuntamento destinato ai giovani e soprattutto ai ragazzi.

Oggi si può ripensare a una Rai che riscopra il suo ruolo educativo con una tv dei ragazzi?

Penso proprio di sì.

Penso che sia nello spirito e nel dovere di una televisione di servizio pubblico destinare una bella ora o anche di più nel pomeriggio ai giovani.

Capisco che i ragazzi oggi sono attratti da altre cose. Per questo, non dovremmo rifare la televisione di tanti anni fa dei ragazzi, ma una televisione adatta ai tempi di oggi, che sia educativa e informativa nei confronti del pubblico più giovane. Si potrebbe parlare dei problemi dei ragazzi, delle scuole, dei divertimenti, di qualcosa che riguarda direttamente loro. Insomma, basta volerlo fare.

A lei piacerebbe realizzare un programma per ragazzi?

A me piacerebbe molto, però io penso che sia giusto che i giovani parlino con i giovani. Una persona di una certa età, come il sottoscritto, non sarebbe adatta: diventerebbe il nonno e il bisnonno chiacchierone. Invece, sarebbe bello una specie di concerto di voci tra loro stessi.

Che ne dice del ruolo di ideatore? Potrebbe proporre un programma per ragazzi alla Rai?

Se potessi stare dietro le quinte, lo farei con molto piacere. Spero che chi gestisce i programmi, abbia attenzione a questo proposito e, se c’è bisogno di una mano, io sono pronto.

Come immagina, allora, oggi la mission di una Rai Educational?

Occorrerebbe trovare dei presentatori molto giovani e anche colti che propongano le novità per i ragazzi, nel campo del divertimento, della lettura, delle opinioni, sentendo anche cosa ne pensano delle questioni dei “grandi”. Sarebbe un progetto molto importante e molto interessante.In passato la Rai ha avuto un ruolo importantissimo per l’educazione di tante giovani generazioni…

Certamente. L’ha avuto per l’alfabetizzazione con il programma “Non è mai troppo tardi”, condotto dal maestro Alberto Manzi, e poi con questa porzione, molto importante, della tv dei ragazzi.

Oggi potrebbe essere altrettanto significativo il ruolo del servizio pubblico nel campo educativo, adattandolo ai tempi, ai social e alle mutate esigenze?

Sì, la formula dovrebbe essere adattata alla meccanica di oggi, al linguaggio di oggi, ai desideri dei ragazzi di oggi, ma l’appuntamento per loro va riservato. Non bisogna fare un programma cristallizzato nel passato, deve essere una trasmissione di oggi, con la tecnologia e le tematiche attuali.Con Domenica in lei sta proponendo, in questa stagione televisiva, la riscoperta della letteratura, del cinema, del teatro, degli approfondimenti. Con quali riscontri?

Ci sto provando: a Domenica in parliamo di film, libri, fiction, raccontiamo la parte, diciamo, alta del ruolo televisivo. Sembrava che non si potesse realizzare, invece mi hanno dato questa possibilità e sta andando molto bene. Nell’orario in cui andiamo in onda a seguire la tv c’è soprattutto un pubblico anziano, dai 60 anni in su, perché i ragazzi la domenica escono; però adesso molti si fermano a vedere Domenica in. Ci siamo accorti, puntata dopo puntata, di pescare sempre di più tra un pubblico non vetusto, ma più giovane.