Crisi
Abbattere muri, alzarne altri più alti e profondi non serve, invocare come compensatore sociale il terrore delle armi nucleari sarebbe la sconfitta. Il ritorno alla guerra fredda, oggi come oggi, è improponibile.
Finalmente all’Onu il via ai negoziati per la messa al bando e dire basta alle armi nucleari! Il mondo è sull’orlo di una crisi umanitaria per cui vanno assolutamente smantellati gli arsenali. La ragione che sta alla base dell’iniziativa è semplice e netta. Compito degli Stati e delle organizzazioni internazionali è proteggere gli esseri umani o almeno salvare le persone dopo una catastrofe. Lo scoppio di una guerra atomica, secondo ricerche di esperti, non è una fantasia ma una prospettiva incombente. Il di più è che sta penetrando nella percezione e nella fantasia della gente, più propriamente nel sentirla come storia che si attua. Un prologo davvero tragico questo che sto descrivendo ma la speranza, ultima spiaggia, non è morta.
L’Hiroshima della prima bomba atomica settant’anni fa insegna qualcosa. Parla una testimone, Seiko Ikeda:“Sto invecchiando, sono quindi stanca. Ma non posso morire prima che il mondo abbia messo al bando le armi nucleari, non potrei riposare in pace”. Sono le parole di una sopravvissuta. Ora gira il mondo con i suoi racconti vividi per far capire che l’umanità e le bombe atomiche non possono convivere sullo stesso pianeta, che l’unico modo per garantire che non vengano più usate è quello di eliminarle. Il fatto, raccontato nella Genesi biblica di Caino agricoltore che uccide il fratello Abele pastore, viene riletto come matrice simbolica di tutte le guerre e anche delle motivazioni, un filo rosso che attraversa tutta la storia fino ad oggi. Niente è cambiato, ancora si uccide. Ma tutto è cambiato: il conflitto è globale, le motivazioni sono più numerose, complicate, effettivamente politiche e le armi non sono le stesse, dalla mano di Caino, ai sassi, alle spade, ai fucili, ai cannoni… fino al nucleare. Secondo una valutazione di Angelo Baracca, dell’Università di Firenze, anche l’Italia è Paese nucleare, quindi doppiamente interessato e coinvolto nella grande questione del secolo. Circostanze e modalità riguardano effettivamente la politica. Abbattere muri, alzarne altri più alti e profondi non serve, invocare come compensatore sociale il terrore delle armi nucleari
sarebbe la sconfitta. Il ritorno alla guerra fredda, oggi come oggi, è improponibile. Con il fenomeno emergente del terrorismo che sta erodendo l’autonomia e la sicurezza degli Stati, rendendoli fragili, è davvero difficile pronunciare la parola PACE.
(*) direttore “Il Nuovo Amico” (Pesaro-Fano-Urbino)