Rapporto
Quasi quattro italiani su dieci colpiti da malattie croniche con gravosissime ricadute sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Irrisolta la “questione meridionale”, acuiti i divari sociali, scarsa la prevenzione, screening a macchia di leopardo sul territorio, vaccinazioni sotto il minimo. È la fotografia scattata dal XIV Rapporto Osservasalute (2016). Per Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità e direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, efficienza della spesa, potenziamento della prevenzione e miglioramento dell’equità del sistema sono le principali sfide che il Ssn dovrà affrontare
Quattro italiani su dieci (23,6 milioni di persone) sono colpiti in modo sempre più precoce da patologie croniche – ipertensione arteriosa, ictus ischemico, malattie ischemiche del cuore, scompenso cardiaco, diabete mellito – e dovranno conviverci “per un numero di anni sempre maggiore, con conseguente abbassamento della qualità della vita e costi sempre più insostenibili per il Servizio sanitario nazionale”. Quest’ultimo “dovrà affrontare sfide di diversa natura” che potrebbero mettere “a rischio la tenuta stessa del sistema”. Ad affermarlo è Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità e direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, presentando oggi al Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma il Rapporto Osservasalute 2016, analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane, pubblicata dall’Osservatorio che ha sede presso l’Università Cattolica. Il Rapporto, frutto del lavoro di 180 ricercatori distribuiti su tutto il territorio italiano che operano presso università e istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali, è stato illustrato alla presenza del ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
Il Ssn, avverte Ricciardi, “non è ugualmente strutturato in tutto il Paese per assistere adeguatamente questa vasta popolazione di persone”. Una situazione che,
“in una prospettiva non lontana, potrebbe mettere a rischio la tenuta stessa del sistema”.
Per Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio, occorre passare da “una logica di tipo prestazionale (in cui il paziente è seguito solo quando richiede attivamente assistenza) a una di presa in carico globale che non si interrompa alla fine di ogni visita e preveda un raccordo tra i vari specialisti che lo seguono”.
Decisivo il ruolo dell’assistenza territoriale.
Cresce il divario Nord-Sud. Per la prima volta dal 2005, nel 2015 il disavanzo sanitario nazionale appare superiore rispetto a quello dell’esercizio precedente e ammonta a un miliardo e 202 milioni di euro contro gli 864 milioni di euro del 2014.
La spesa sanitaria pro capite, mediamente 1.838 euro, è molto più elevata nella Provincia autonoma di Bolzano – 2.255 euro – e decisamente inferiore nel Mezzogiorno, in particolare in Calabria: 1.725 euro. Ma il divario territoriale si rispecchia anche nell’aspettativa di vita: nel 2015, in Italia, ogni cittadino può sperare di vivere mediamente 82,3 anni (uomini 80,1; donne 84,6); nella Pa di Trento la sopravvivenza sale a 83,5 anni (uomini 81,2; donne 85,8), mentre un cittadino che risiede in Campania ha un’aspettativa di vita di soli 80,5 anni (uomini 78,3; donne 82,8). La mortalità sotto i 70 anni, in diminuzione in quasi tutte le regioni del Nord e stazionaria al Centro (ad eccezione del Lazio), è in “sensibile aumento” nelle regioni meridionali.
“Disparità di salute – si legge nel Rapporto – che potrebbero essere conseguenza delle politiche e delle scelte allocative delle regioni: gli screening oncologici coprono la quasi totalità della popolazione in Lombardia, ma appena il 30% dei residenti in Calabria”.
Popolazione sempre più vecchia. Oltre 1 italiano su 5 ha più di 65 anni, mentre le nascite sono sotto il tasso di sostituzione. Preoccupa l’aumento del consumo di alcol, soprattutto fra i più giovani. Di qui l’urgenza di politiche, interventi e strategie di formazione, prevenzione e contrasto. La prevenzione di secondo livello – vaccinazioni e screening – presenta un quadro di luci e ombre: in crescita la quota di coloro che aderiscono ai programmi di screening, mentre risulta in calo quella che si sottopone ai vaccini, soprattutto tra gli anziani. La copertura media delle vaccinazioni obbligatorie (poliomielite, difterite, tetano ed epatite B) nel 2015, scende al 93,4%, valore al di sotto dell’obiettivo minimo stabilito dal Piano nazionale vaccinale fissato al 95%.
Per Ricciardi, il Ssn dovrà affrontare diverse sfide, in particolare
efficienza della spesa, potenziamento della prevenzione e miglioramento dell’equità del sistema.
“Un passo importante – conclude – è stato fatto di recente con l’approvazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza che definiscono con maggiore dettaglio le attività, i servizi e le prestazioni garantite ai cittadini dal Ssn”.