Salute
Protegge contro nove tipi di papilloma virus (Hpv), eppure domenica scorsa, in una trasmissione tv, la vaccinazione contro l’Hpv è finita sul banco degli imputati. Di “grave e irresponsabile disinformazione” che “ha instillato paure e incertezze che non trovano riscontro nella realtà scientifica” parla Carlo Maria Stigliano, esperto e consulente dell’Aogoi e della Sigo per il papilloma virus (Hpv), ricordando che questa vaccinazione previene fino al 90% dei casi di cancro del collo dell’utero, è inserita nei Lea ed estesa anche ai ragazzi perché l’Hpv è responsabile anche di patologie oncologiche maschili
Protegge contro nove tipi di papilloma virus (Hpv), riuscendo a prevenire fino al 90% dei tumori del collo dell’utero. Non è esagerato affermare che si tratta di un vaccino salvavita, eppure domenica scorsa, in una trasmissione Rai, la vaccinazione contro l’Hpv è finita sul banco degli imputati, proprio alla viglia della World Immunization Week (Settimana mondiale delle vaccinazioni 2017) promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità dal 24 al 30 aprile con lo slogan #Vaccineswork.
“Una prova di grave e irresponsabile disinformazione che ha mischiato informazioni poco affidabili a teorie e pseudodati scientifici tutti da dimostrare, ha sottolineato in modo drammatico i presunti effetti avversi di un vaccinazione altamente tollerabile e sicura, somministrata in tutto il mondo, e ha invece taciuto la gravità dei tumori provocati dal virus Hpv”. È senza sconti il giudizio del ginecologo Carlo Maria Stigliano, esperto e consulente dell’Associazione ostetrici e ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi) e della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) per il papilloma virus (Hpv), nei confronti della puntata di Report di domenica scorsa, da giorni nell’occhio del ciclone. “Il risultato – dice al Sir – è avere instillato paure e incertezze che non trovano riscontro nella realtà scientifica, in un momento in cui medici, scienziati e istituzioni sono impegnati a contenere e contrastare gli effetti di insensate campagne antivaccini”.
Il Papilloma virus “colpisce non solo le donne ma anche i maschi ed è causa accertata del cancro del collo dell’utero e dei tumori dell’ano, del pene, del laringe, e di altre patologie non oncologiche ma fastidiose come i condilomi genitali”, prosegue Stigliano. Per questo il vaccino 9-valente – evoluzione dei due vaccini già disponibili fino ad oggi, il bivalente e il quadrivalente, testato in oltre sette studi che hanno coinvolto più di 15mila persone in 30 Paesi e in grado di proteggere contro nove ceppi di papillomavirus (Hpv) riuscendo a prevenire fino al 90% dei casi di cancro del collo dell’utero – è indicato in adolescenti maschi e femmine a partire dai 9 anni di età.
Ecco perché il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 include nei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) anche la vaccinazione contro l’Hpv, estendendola anche ai maschi.
La vaccinazione, spiega Stigliano, “deve essere somministrata tra i 9 e i 13 anni, prima cioè di entrare in contatto con il virus che si contrae quasi esclusivamente con i rapporti sessuali, e nella fase in cui si verifica la maggiore risposta da parte del sistema immunitario”.
Quanto alle morti causate dal tumore al collo dell’utero, Stigliano precisa che i dati Istat si riferiscono alle morti dovute a cancro uterino, senza distinguere tra cancro della cervice e dell’utero, tuttavia, “estrapolando i numeri l’Istituto superiore di sanità calcola 1.000-1.100 decessi l’anno, evitabili con il vaccino, e circa 3.500 nuovi casi”. Si tratta del quarto tumore femminile più diffuso nel mondo e del secondo più comune nelle donne sotto i 40 anni: “La sua incidenza è tuttavia in calo grazie ai programmi di screening e prevenzione, ma con la diffusione della vaccinazione potrà scomparire”.
Un punto sollevato dalla trasmissione è la scarsa qualità e l’inefficienza del sistema nazionale di farmacovigilanza, affidato nel nostro Paese all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), autorità nazionale competente per l’attività regolatoria e la sicurezza dei farmaci. Puntualizza Stigliano: “Un’affermazione non veritiera e non documentata che meriterebbe una denuncia. Il nostro sistema di farmacovigilanza è efficiente e registra ed esamina tutte le segnalazioni di sospette reazioni avverse (tecnicamente ‘eventi avversi’) a farmaci e vaccini riportate, facendo però una scrematura per confermare o escludere correlazioni con il farmaco”. Dal 2001 ogni segnalazione può essere effettuata dagli operatori sanitari ma anche direttamente dai cittadini sul sito www.vigilfarmaco.it oppure attraverso le apposite schede previste nella specifica sezione del sito dell’Aifa: http://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse .
“Decidere di non far vaccinare i propri figli – conclude l’esperto – è una forma di grave incultura e irresponsabilità. Vaccini e antibiotici costituiscono alcune tra le scoperte scientifiche più importanti al mondo e hanno scandito il progresso dell’umanità. Il fatto che in piccola percentuale possano scatenare reazioni avverse che non vengono minimizzate ma tenute sotto controllo, non deve far dimenticare i rischi che deriverebbero da un loro mancato impiego”.