Crisi internazionale
Papa Francesco non cessa di implorare pace e giustizia per tutte le zone martoriate del mondo, come ha ripetuto nel messaggio pasquale “urbi et orbi”, quando ha chiesto con forza che “il Signore Risorto doni ai responsabili delle Nazioni il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti e di fermare il traffico delle armi”. È anche la nostra supplica in questi “lieti” giorni pasquali, velati da attacchi, minacce e paure.
Inutile nascondercelo: tutti percepiamo il rischio che, oltre alla “terza guerra mondiale a pezzetti” con il ribollire delle aree più calde in Medioriente e altrove e l’imperversare di attentati terroristici ovunque – l’ultimo al check-point del monastero di Santa Caterina sul Sinai -, si materializzi, prima o poi, una guerra vera e propria a partire dal lontano Oriente, dove i programmi missilistici e nucleari della Corea del Nord stanno provocando la reazione degli Stati Uniti, tornati – a quanto pare – a fare i “poliziotti del mondo”, data – a loro dire – l’inerzia degli altri. I moniti già avanzati con l’attacco punitivo alla base siriana e con la superbomba in Afghanistan sono stati interpretati da molti come l’assaggio di un programma più vasto e più mirato, proprio contro la Corea del Nord. La quale, a sua volta, sembra avvertire così forte il pericolo che ritiene necessario armarsi quanto prima e sempre di più per fare fronte alla minaccia incombente di un Trump che intende bloccarne in qualsiasi modo l’escalation di forza balistica – già interdetta dall’Onu -, intesa come minaccia all’ordine mondiale e agli stessi interessi degli Usa.
Ciò che accentua il timore – in noi, gente comune, come negli osservatori qualificati – è l’inquietante identità dei due avversari: da una parte il dittatore sanguinario di Pyongyang, Kim Jong-un, sempre più deciso ad armarsi fino ai denti e a sfidare il mondo intero; dall’altra l’umorale neopresidente Usa, Donald Trump, a sua volta deciso a mostrare i muscoli per riaffermare il primato militare americano e bloccare le velleità dell’inaffidabile dittatore… In realtà, preferiamo tutti sperare che abbia la meglio la volontà di dialogo, anche se la Cina – alleata di Kim, ma non fino a sfidare l’invadenza americana – per ora non trova di meglio che riesumare il tavolo negoziale, bloccato da una decina d’anni, tra le parti coinvolte (due Coree, Cina, Giappone, Stati Uniti e Russia).
Se gli Usa dicono di considerare “tutte le opzioni” – dunque anche quella militare – e la Corea del Nord si dice pronta ad affrontare anche un attacco nucleare, è pur vero che non è nell’interesse di nessuno scatenare una guerra destinata fatalmente a degenerare, con il rischio che tutti risultino alla fine perdenti! La recente visita di Mattarella a Mosca e quella di Gentiloni, questo giovedì, a Washington in vista del G7 di maggio a Taormina potrebbero dare un ruolo di mediazione anche all’Italia? Intanto papa Francesco non cessa di implorare pace e giustizia per tutte le zone martoriate del mondo, come ha ripetuto nel messaggio pasquale “urbi et orbi”, quando ha chiesto con forza che “il Signore Risorto doni ai responsabili delle Nazioni il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti e di fermare il traffico delle armi”. È anche la nostra supplica in questi “lieti” giorni pasquali, velati da attacchi, minacce e paure.
(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)