Devozione

Quale Maria?

L’interrogativo di Papa Francesco a Fatima… Come a dire che non tutte le forme di devozione a Maria sono corrette e talvolta ci può essere il rischio di fraintendimenti e di esagerazioni. Non è solo il Santo Padre a porre questo tipo di interrogativo. Basta ancora una volta dare un semplice sguardo al magistero recente

foto SIR/Marco Calvarese

“Se vogliamo essere cristiani dobbiamo essere mariani”. Sono parole di Paolo VI ma citate da papa Francesco durante il suo recente viaggio apostolico a Fatima, lo scorso 12 maggio: “Dobbiamo riconoscere – continuava la citazione – il rapporto essenziale, vitale e provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù e che apre a noi la via che conduce a Lui”. In un altro documento, molto rilevante per quanto riguarda la devozione mariana vale a dire l’enciclica Marialis Cultus (“Il culto mariano”), sempre Paolo VI aveva detto in modo molto chiaro: “La pietà della Chiesa verso la Vergine Maria è elemento intrinseco del culto cristiano”. Ciò in nessun modo oscura o diminuisce l’unica mediazione di Cristo, perché è Lui soltanto l’unico salvatore dell’umanità. Tuttavia l’unica mediazione del Redentore “non esclude bensì suscita nelle creature – così si esprime il Concilio Vaticano II – una varia cooperazione partecipata da un’unica fonte”. E Maria è la creatura che coopera più strettamente all’opera redentrice di Cristo e con la sua materna carità si prende cura di tutti gli uomini fino a che non raggiungano la salvezza offerta dal suo Figlio.
Credo si debba partire da queste significative espressioni per valutare qualsiasi considerazione sulla devozione mariana e in particolare gli ultimi interventi di papa Francesco a Fatima. La prima affermazione da tenere ferma è che solo Cristo è il redentore dell’umanità. Subito dopo si deve però riconoscere che Maria ricopre un ruolo del tutto particolare, senza dubbio subordinato a quello del Figlio ma certamente di grande aiuto perché i credenti possano essere sostenuti nel cammino verso l’unico salvatore, Gesù Cristo. Se guardiamo alle parole e ai gesti di papa Francesco, non si può che leggervi questa duplice consapevolezza. Tutti ricordano il fatto che la sera della sua elezione a Pontefice egli abbia concluso il suo breve discorso invitando la gremita piazza di San Pietro a recitare un’Ave Maria. Un altro esempio tra i tantissimi: l’esortazione Evangelii Gaudium – che tra l’altro si conclude con una splendida preghiera alla Vergine, definita “stella della nuova evangelizzazione” – promuove particolarmente le forme di devozione popolare, tra le quali un posto di primo piano ricopre proprio il culto a Maria. Per papa Francesco quindi la devozione mariana assume senza alcun dubbio – sulla scia tracciata dai suoi predecessori – una grandissima rilevanza.
Ma “quale Maria?”, si è chiesto papa Francesco a Fatima. Come a dire che non tutte le forme di devozione a Maria sono corrette e talvolta ci può essere il rischio di fraintendimenti e di esagerazioni. Non è solo papa Francesco a porre questo tipo di interrogativo. Basta ancora una volta dare un semplice sguardo al magistero recente: “Sia evitata con ogni cura – ammoniva Paolo VI sempre nella Marialis cultus – qualunque esagerazione che possa indurre in errore gli altri fratelli cristiani circa la vera dottrina della Chiesa cattolica”. Si tratta allora – tornando alle parole di papa Francesco a Fatima – di evitare con cura dunque ogni devozionalismo che rappresenti Maria come una “Signora irraggiungibile e quindi inimitabile” oppure come una sorta di “santino”, cui rivolgersi alla bisogna, “per ricevere dei favori a basso costo”. Così anche va rifuggita – ha detto ancora papa Francesco – un’immagine di Maria “abbozzata da sensibilità soggettive” che appare quasi “migliore di Cristo, visto come giudice spietato; più misericordiosa dell’Agnello immolato per noi”.
La strada per vivere in modo adeguato la devozione alla Madre di Dio e per decifrare il complesso mondo delle apparizioni mariane è chiaramente indicata dal Papa che definisce Maria “maestra di vita spirituale”, “benedetta per aver creduto”, “vergine del Vangelo”… Appunto, è la parola del suo figlio Gesù Cristo, cioè il suo Vangelo, che ci aiuta a comprendere a “quale Maria” rendere culto e conseguentemente a imitarla e fare quello che ha fatto lei: acconsentire e cooperare al progetto di bene verso l’umanità voluto da Dio. Perché, come dice Agostino, «onorare e non imitare altro non è che bugiarda adulazione».

(*) direttore “L’Azione” (Vittorio Veneto)