Venezuela: la voce dei vescovi contro la repressione, “chiediamo pace, dialogo e riconciliazione”
In Venezuela non si fermano le proteste e la repressione: già 51 vittime dal 1° aprile ad oggi. Peggiora la crisi umanitaria per la mancanza di cibo, medicine e acqua potabile. I vescovi hanno deciso di convocare un’assemblea straordinaria, che si è conclusa il 18 maggio con un documento nel quale invitano al dialogo e alla riconciliazione, senza tacere le gravi responsabilità delle forze dell’ordine. Un report di Caritas Venezuela denuncia: l’11,4% dei bambini al di sotto dei 5 anni è già malnutrito
In Venezuela prosegue la repressione delle manifestazioni di piazza. La 51ma vittima è un paramedico ucciso a Tachira, nell’ovest del Paese. Peggiora anche l’emergenza umanitaria a causa della mancanza di cibo e medicine e di un sistema produttivo bloccato. L’inflazione è al 720% e la metà dei bambini sotto i 5 anni sono a rischio malnutrizione. Il governo ha deciso di convocare una nuova Assemblea Costituente mentre gli Stati Uniti impongono sanzioni su otto giudici della Corte suprema venezuelana, responsabili di “aver usurpato l’autorità del Parlamento venezuelano democraticamente eletto”. Il governo di Nicolas Maduro giudica la pressione americana come una ingerenza esterna per seminare il caos e creare le condizioni per un intervento straniero. Il Venezuela conta infatti le maggiori riserve petrolifere del mondo, ma nonostante ciò la popolazione è allo stremo. Pronta la risposta del presidente russo Vladimir Putin, che ha espresso il proprio sostegno a Maduro, auspicando “il successo del governo venezuelano nei suoi tentativi di normalizzare” il Paese. In questa complessa e dura situazione che si protrae da un mese e mezzo, i vescovi hanno deciso di convocare a Caracas un’assemblea straordinaria che si è conclusa il 18 maggio. Nell’esortazione pastorale lanciano una serie di appelli alla riconciliazione e al dialogo, rivolgendosi direttamente ai dirigenti politici e alle forze dell’ordine perché cessi “la violenza e la sproporzionata repressione”. Domenica 21 maggio in tutte le chiese del Paese si celebra una Giornata di preghiera, digiuno e solidarietà per la pace e la riconciliazione nel Paese.
I vescovi: le sfide e gli appelli. Nel lungo documento in 16 punti la Conferenza episcopale venezuelana assume quattro sfide per fronteggiare la crisi: “L’impegno per la pace”, aprendo “spazi di incontro e dialogo per la negoziazione di soluzioni reali”; la “denuncia profetica” di “tutto ciò che lede la dignità dei cittadini”; la “solidarietà fraterna”, verso “coloro che affrontano scarsità di alimenti e medicine e il rincaro dei prezzi nella vita quotidiana”; la carità e la preghiera. “Esortiamo il popolo a continuare a esprimere le sue opinioni in maniera pacifica – scrivono -. Il legittimo e forte richiamo ai diritti dei cittadini non deve esser inquinato da azioni violente”. Invitano poi a rafforzare “l’esercizio della democrazia” tramite “il processo elettorale, come previsto dalla Costituzione”, ribadendo il fermo no ad una nuova Assemblea Costituente. I vescovi si rivolgono ai dirigenti politici, affinché “siano al servizio del popolo”, “disposti a dialogare con libertà e rispetto” e ai “membri delle Forze armate e della Polizia, perché siano garanti e difensori della Costituzione”. L’appello è soprattutto “alla coscienza di chi li dirige, di fronte alle tante morti di cittadini a causa dei abusi delle autorità e alle azioni repressive”. “La responsabilità morale degli atti che sfociano in violenza, feriti e morti ricade su chi li esegue -affermano -, e su chi li ordina o permette”.
Caritas, “grave crisi umanitaria”. Negli stessi giorni è uscito anche un report di Caritas Venezuela che denuncia la gravità della crisi umanitaria, chiedendo con urgenza aiuti internazionali. In alcune zone l’11,4% dei bambini sotto i 5 anni già soffre di malnutrizione acuta o moderata (per l’Organizzazione mondiale della sanità la soglia da non superare è del 10%), in totale la metà dei più piccoli corrono un rischio imminente. Quattro anni fa il tasso di malnutrizione acuta era del 3%. “Siamo estremamente preoccupati – ha dichiarato Janeth Márquez, direttrice di Caritas Venezuela -. Se non interveniamo subito, sarà difficile per loro riprendere la curva di crescita nutrizionale”. Dall’indagine emerge che oltre 8 famiglie su 10, nelle 31 parrocchie prese in analisi, mangiano meno di prima. Quasi 6 su 10 dichiarano che alcuni membri della famiglia restano senza cibo per poter sfamare un’altra persona: di solito le madri che danno il proprio cibo ai figli. 1 famiglia su 12 cerca cibo rovistando tra i rifiuti dei ristoranti o nei cestini della spazzatura. L’acqua potabile scarseggia, gli ospedali hanno esaurito i farmaci e aumentano le malattie trasmesse dalle zanzare. Caritas ha istituito dei “siti sentinella” dove portare i bambini per controllare i livelli di nutrizione e fornire integratori alimentari e farmaci di base.